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Una giornata a Teramo con 'A mano libera'

Una giornata a Teramo con 'A mano libera'

Il 19 aprile sono stati tre gli incontri: nel liceo, nel carcere e all'Università

Venerdi, 20/04/2018 - “Mi sento male senza i miei figli… sto qui perché ho provato a difendere il mio matrimonio, ma gli avvocati non hanno capito…”. Francesca, 49 anni, ha bisogno di poche parole per raccontare tutto il suo dolore. E così Anna, 47 anni, che durante la detenzione ha vissuto anche il dramma della perdita di uno dei suoi sei figli, morto in un incidente stradale, e che è impegnata in un difficile percorso di reinserimento.
Sono una ventina le detenute che incontriamo nella Casa circondariale di Teramo giovedì 19 aprile e alle quale portiamo ‘A mano libera. Donne tra prigioni e libertà’, la raccolta dei testi scritti dalle detenute di Rebibbia nel corso del laboratorio settimanale che teniamo, insieme a Paola Ortensi, da quattro anni.
Lo scambio si avvia da subito su un binari di reciproco ascolto. Noi portiamo il saluto delle detenute di Rebibbia, che alcune delle presenti hanno conosciuto perché provengono dall’istituto di pena romano. Anche qui le storie delle donne sono segnate, pesantemente, da una dipendenza psicologica, prima che economica, da un uomo.
“Amo’, n’hanno detto che vado ai domiciliari, ma devo anna’ da mamma… tu che dici?”. Una voce femminile echeggia nel cortile e attraverso una finestra protetta da una fitta rete si rivolge al ‘suo’ uomo, evidentemente detenuto nello stesso carcere. È un fuori programma cui assistiamo mentre stiamo entrando nel reparto dove le detenute ci attendono per il colloquio e che testimonia ancora una volta questa dipendenza. Difficile misurare l’effetto che producono le parole pronunciate dall’unico uomo presente nella piccola stanza che ci accoglie, il Rettore dell’Università di Teramo. “Ho ascoltato storie di donne straordinariamente forti. Dovete essere consapevoli di questa vostra forza e dovete pretendere dagli altri, dagli uomini, il rispetto che meritate. Essere donne non significa dover subire”. Il calore sincero del Rettore, prof Luciano D’Amico, cattura l’attenzione delle detenute, che lo ascoltano e un po’ dondolano la testa, perdendosi nei loro pensieri.
L’incontro volge al termine e con i saluti arrivano i ringraziamenti per ciò che viene considerato un dono nell'economia di giornate scandite dal dolore e dal vuoto: l’ascolto, lo scambio, le parole, l’incoraggiamento.
Elisabetta Santolamazza, funzionaria giuridico-pedagogica nell’istituto e Teresa Di Bernardo, direttora ULEPE, hanno accompagnato la delegazione (Laura Concetta Di Filippo, docente di Criminologia Facoltà di Giurisprudenza UniTe; Lunella Cerquoni, Capo di Gabinetto della Provincia di Teramo; Annamaria Balducci, segretaria del Rettore; Daniela Di Ferdinando, docente nella Casa circondariale di Teramo dell'IIS "Di Poppa – Rozzi") dando informazioni sulle attività avviate, dai gruppi di auto-mutuo-aiuto alla coltivazione delle fragole cui è stato destinato uno spazio all’interno dell’istituto di pena.
L’occasione di un incontro così intenso l’abbiamo avuta grazie al Progetto "Soggetto Donna: Scrittura e altre Arti – Stereotipi sessisti e violenza di genere – Omofobia" organizzato dal Centro di cultura delle donne " Hannah Arendt" in collaborazione con l'Università degli Studi di Teramo.
Guendalina Di Sabatino,
ideatrice del progetto e curatrice delle iniziative, ha voluto che la presentazione del libro al liceo “G. Milli” - il primo dei tre appuntamenti previsti nel corso della lunga giornata teramana - fosse pretesto per parlare con le studentesse e gli studenti della detenzione e dell’importanza del volontariato nel carcere, aspetto sottolineato anche da Agnese Malatesta, giornalista, che ha scritto la prefazione del libro. Il colloquio ha posto l’accento sul valore delle persone e sulla necessità di investire nelle persone per un percorso di crescita e di reinserimento nella società del detenuto.
L’ultimo appuntamento, nel pomeriggio, si svolge presso la sala Consiliare del Rettorato dell'Università degli Studi di Teramo (Campus Colleparco), alla presenza del pubblico che sta seguendo i vari incontri previsti nell’arco di alcuni mesi. Notevole è l’interesse mostrato per le molte specificità della detenzione al femminile e per l’intreccio con i sentimenti e i tanti aspetti delle privazioni che le donne subiscono.




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