Esce in terza edizione il libro in cui Marina Morelli ripercorre la sua vita tornando alle origini, dialogando con la Moltitudine che la abita e scoprendo i tesori che non sapeva di possedere
È un invito a nuotare insieme a lei nel mare delle sue riflessioni, risalendo correnti che attraversano le profondità del suo animo e condividendo pagine dense che raccontano l’esplorazione di se stessa.
Leggere “Nozione d’amore. Appunti di un viaggio all’inverso” (Le Parche edizioni) di Marina Morelli è un’esperienza intima che va vissuta come tale e che, volendolo, può anche tramutarsi in un invito a fare altrettanto addentrandosi negli anditi più reconditi della propria essenza. Morelli ha scelto di compiere un viaggio che, “espressione di un divenire”, è finalizzato alla conoscenza del “sapere altissimo sigillato ermeticamente nel profondo del proprio essere”. Un viaggio dettato dalla necessità vitale di curare la ferita profonda dell’abbandono e del “non amore” con cui la sua famiglia l’ha segnata fin da piccola. Una voragine che neppure l’amore e l’accoglienza dei nonni e della zia - con i quali è cresciuta - ha colmato. Essere madre di due donne con disturbi dello spettro autistico è un’ulteriore prova che la vita le ha riservato.
“Io non sono una madre disperata ma addolorata, molto addolorata, e neanche il viaggio all’inverso potrà cambiare in vita questo lato maledetto del mio destino: una parte di me è un grumo di dolore e geme inconsolabile…”.
Gli appunti annotati negli anni, solo apparentemente sparsi, prendono forma e trovano senso nel viaggio che Morelli inizia quando si sente schiacciata dalla dura messa alla prova della sua vita. “Il mondo mi aveva buttato giù e… con grazia l’altra me mi ha risollevato rappresentandomi il mio universo interiore…. Avevo anche pregato, avendo avuto paura a causa del mio smarrimento non potessi più essere sufficientemente presente a me stessa per prendermi cura delle mie figlie come da sempre desidero. Non saprei dirti se qualcuno mi abbia ascoltato, fatto è che dentro di me ho trovato questa solidarietà da parte della mia psiche, che ha trovato il modo di perorare la mia causa del cuore con grande pathos”.
L’Altra sé la soccorre, ma per “stabilire la connessione tra il nostro mondo interiore e quello esterno ci vuole un’interfaccia, un volto” ( 16) che si palesa con una figura immaginata - eppure reale - con la quale l’autrice dialoga fittamente. Prima nel Dedalo, arrivando nella Città Eterna per poi ‘concludere’ il viaggio (che non potrà mai concludersi) nel capitolo dedicato al Ritorno.
Un epistolario, quello di Maria Morelli, che dialoga con l’essere (o entità) cui fittamente racconta la Moltitudine che accoglie in sé e che incontra grazie al percorso catartico attraverso il suo essere: “…ero rimasta bloccata… poi sei arrivato Tu e mi hai fatto da specchio”.
Gli appunti, le voci, i sogni, le precognizioni sono segni che l’autrice ritrova nella memoria e osserva nel presente.
“Una voce disse che quel che siamo dentro non è permesso fissarlo da fuori. Forse, il senso della propria vita è per ciascuno un sapere altissimo sigillato ermeticamente nel profondo del proprio essere. Infatti la mia interiorità è diventata come un pozzo senza fondo la cui sorgente sia nell’Eternità, se da qui dentro continua a emergerne un’infinita me, la quale mi ricorda che semmai la memoria di vite passate dovesse servirci sarebbe sotto forma di sapere e non di ricordi”. L’autrice si domanda “È forse il mio un vaneggiare, o piuttosto un vagheggiare?” e con coraggiosa noncuranza lascia aleggiare il quesito perché, osserva, in fondo “il senso di questo viaggio all’inverso mi sembra essere la riconciliazione con me stessa, un’indulgenza piena dovuta a un coincidere in me di molte opposizioni, derivante da una percezione più in profondità della vita e delle sue tante forze in gioco, che si ottiene in un ambito del proprio essere che in me, stranamente, è una Città Eterna. A ciò, in una mente sana, non può che fare seguito il perdono“.
L’Amore è la meta che tutto muove richiedendo l’impegno totale e totalizzante che Marina sostiene con una forza difficilmente descrivibile e che invoca ogni giorno per tenere insieme la sua famiglia, nel rispetto della dignità e dei diritti delle sue figlie.
Già pubblicato nel 2014 e nel 2018, “Nozione d’amore” è uscito in questa nuova edizione (Le Parche) affiancandosi ad altri libri: “Sarà una missione” (L’Erudita, 2019) in cui racconta di trentatré anni di vita a contatto con l’autismo delle sue due figlie e le sillogi poetiche “Infinità, miriade di te e di me’ (Le Parche, 2017) e “Sole notturno” (Le Parche, 2021). I suoi libri hanno ottenuto riconoscimenti e alcune poesie sono pubblicate nell’antologia per le Scuole Medie “La città dei libri” (DEA, 2022) e nell’antologia “Voci dei Murazzi 2024” vol 9. In www.noidonne.org tiene una rubrica dal titolo “Durante e Dopo di Noi”.
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