Lunedi, 05/08/2019 - Si concentra sul tema dell'economia circolare e sul ciclo dei rifiuti l'intervento della prof.ssa Pinuccia Montanari al Festival di Bioetica organizzato dall'Istituto Italiano di Bioetica a Santa Margherita Ligure il 29 e 30 agosto. Le abbiamo rivolto alcune domande per comprendere meglio alcuni aspetti legati a temi importanti, che ci coinvolgono direttamente e per molte ragioni nella nostra vita quotidiana.
Il suo intervento verte sul ciclo dei rifiuti e sulla sostenibilità del sistema circolare applicato al campo specifico. Può disegnare sinteticamente il ciclo del trattamento dei rifiuti?
A Roma, con immensa fatica, stavamo mettendo in pratica un progetto concreto di economia circolare in un settore molto complicato che è quello della gestione sostenibile dei rifiuti. Nell'epoca dei grandi cambiamenti climatici è assolutamente necessario promuovere la sostenibilità dell'ambiente, della salute, delle giovani generazioni, attraverso azioni concrete come la riduzione della produzione dei rifiuti, lo sviluppo della raccolta differenziata, la realizzazione di un’impiantistica sostenibile. Il nostro piano, trasformato poi da Ama in piano industriale, aveva tre grandi obiettivi al 2021, e per quella data avrebbe dovuto essere valutato, a partire dalla riduzione dei rifiuti. I tre grandi obiettivi erano i seguenti: 1. Riduzione della produzione dei rifiuti (170mila tonnellate) che avevamo chiamato materiali post-consumo in un’ottica di economia circolare 2. Raccolta differenziata in tutti i 15 municipi di Roma con l’obiettivo del 70% 3. Realizzazione di impianti di compostaggio (due da 60mila tonnellate) e impiantistica sostenibile per i RAEE, per i tessili sanitari, per lo spazzamento, ovvero 13 impianti che avrebbero reso Roma autosufficiente dal punto di vista impiantistico. La raccolta differenziata da noi messa in campo con il nuovo modello ha dato e continua a dare ottimi risultati: dal 65% nel Sesto Municipio (un Municipio complesso, come quello di Tor Bella Monaca) con punte del 90% a Ponte di Nona sino ad una media del 70% nel Decimo Municipio (Ostia, e zona intorno) e punte dell’80% nel Quartiere ebraico. Abbiamo messo in piedi un modello che funziona bene e che dovrebbe essere esteso a tutta la città. Sono stati introdotti i tag e RFID per applicare a regime la tariffazione puntuale e far siche cittadine e cittadini paghino per l’indifferenziato che producono. Abbiamo mandato a valutazione di impatto ambientale due impianti per il trattamento dell'organico, per 120.000 tonnellate, abbiamo acquistato compostiere di comunità , per non parlare delle Domus ecologiche; abbiamo fatto, in pochi mesi, quel che città impiegano anni per fare, se si considera che il solo Nono Municipio di Roma è grande come Milano. Se avessimo potuto proseguire, il modello sarebbe stato vincente, perché lo è nei fatti, ma va seguito passo passo, ora per ora, di giorno e di notte
Ci tengo a precisare che uno degli obiettivi della delibera di indirizzo strategico 47 di Roma Capitale - (ovvero il Piano per la gestione sostenibile dei materiali post-consumo 2017-2021) - insisteva sulla necessità di ridurre quanto più possibile la produzione di rifiuti. Oltre ad azioni che dovrebbe mettere in campo l'amministrazione, la parte del leone la può fare il cittadino. Come? Lo aveva scritto nel suo libro Roberto Cavallo "Meno 100 kg" e lo avevamo ripreso nel piano di riduzione approvato dal Campidoglio. Ecco come: sono azioni semplici e quotidiane, ma di grande efficacia. Se si usano le borse riutilizzabili e le cassette riutilizzabili, si possono risparmiare 3 kg di rifiuti in un anno per abitante. L'utilizzo dell'acqua del rubinetto consente di ridurre di 9 kg la produzione di rifiuti. I prodotti alla spina portano ad una riduzione annuale di 5kg. Evitare di gettare scarti alimentari in cucina ottiene un grandissimo risultato, meno 60 kg in un anno e si possono fare piatti prelibati. Chi ha bambini può utilizzare pannolini lavabili o biodegradabili meno 10 kg (quelli in cotone in parte sono biodegradabili e in parte si lavano in lavatrice come una normale mutandina e negli impianti che avevamo previsto ad esempio sia pannolini che i materassi diventano materiale isolante per edilizia o altro materiale riutilizzabile, un vero esempio di economia circolare). Merende leggere - 1,5 kg, scambio di giochi e vestiti - 14 kg, in attesa a Roma dei Cric (Centri di Riciclo Creativo) che erano previsti dal piano Montanari-Bagnacan, uno per ogni Municipio.
Il Compostaggio domestico consente una riduzione importante ovvero meno 56 kg (secondo Federico Valerio dell'Ecoistituto di Re e Genova si può fare anche sul poggiolo e lo insegna a fare nel suo blog). Compostaggio comunitario - 21 kg: a Roma si potrà fare quando Ama collocherà le compostiere di comunità pagate dalla Regione. Eco-uffici - 11kg. Riorganizzare gli uffici, Mense leggere - 1kg, Eco-hotel -1kg, Eco-feste - 1 kg.
Dunque queste azioni hanno un impatto molto importante sulla riduzione della produzione dei rifiuti. E a Roma è necessario metterle in pratica da subito. Poi utilizzare sempre di più isole ecologiche. Non buttare Raee nella spazzatura e neppure materassi, ma rivolgersi all'Ama. Già queste azioni sono virtuose per i cittadini, per l'ambiente e per la città. Tutto questo era delineato nel piano strategico approvato dalla Giunta nel 2017.
Con le sue esperienze amministrative a Reggio Emilia e a Roma ha potuto constatare le difficoltà e le opportunità dell'idea che ci ha descritto. Quali sono le sue considerazioni?
Tutto dipende dalla volontà politica. Nel momento in cui questa era presente, abbiamo portato a Roma in due Municipi il porta a porta con grandi difficoltà, ma con ottimi risultati. È come se avessimo realizzato il progetto in città quali Pavia e Firenze. E a Reggio Emilia, dopo aver realizzato uno dei primi porta a porta di successo, - prima città in Italia per raccolta differenziata - è stato chiuso l’inceneritore. A Roma, le variabili che non sono state messe in conto riguardano la decisione della Sindaca, di Lemmetti e Giampaoletti di bocciare il bilancio di Ama, un’azienda di 8.000 dipendenti, solida e prezioso patrimonio pubblico della città. È per questa ragione, sottolineo esclusivamente di natura politica, che il progetto si è arenato. Occorre chiamare le cose con il proprio nome e non attribuire responsabilità ad aspetti tecnici. Sia il modello che si è applicato sia le azioni di ripristino della legalità erano vincenti. Ancora non mi è chiara la vera ragione per cui la Sindaca ha ritenuto di fermare questo progetto che andava verso la sostenibilità ambientale, economica, generazionale.
A suo parere l'economia circolare è, e sarà sempre più, una strada da percorrere ineluttabilmente oppure è un'ipotesi di difficile attuazione? Economia circolare è un termine generico per definire un sistema economico pensato per potersi rigenerare da solo. Secondo la definizione che ne dà la MacArthur Foundation, in un'economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati, senza entrare nella biosfera.
Le applicazioni pratiche ai sistemi economici moderni ed ai processi industriali risalgono agli anni '70. L'idea di un circuito circolare dei materiali venne presentata nel 1966 da Kenneth E. Boulding nel suo articolo "The Economics of the Coming Spaceship Earth". La promozione dell'economia circolare venne identificata come la politica nazionale nel 11º piano quinquennale della Cina a partire dal 2006. La Ellen MacArthur Foundation, un ente indipendente nato nel 2010, ha recentemente delineato l'opportunità economica di questo modello.
I maggiori obiettivi dell'economia circolare sono l'estensione della vita dei prodotti, la produzione di beni di lunga durata, le attività di ricondizionamento e la riduzione della produzione di rifiuti. Insiste inoltre sull'importanza di vendere servizi piuttosto che prodotti, in riferimento al concetto della "functional service economy", che rientra nella nozione più ampia di "performance economy". Se dovessi dire quali siano le priorità per il futuro del pianeta, in termini di adattamento e resilienza, metterei al primo posto l’economia circolare. Come già dagli anni ’60 ci ricordava il Club di Roma le risorse sul pianeta non sono infinite e noi le stiamo esaurendo. Riuso, riciclo, riutilizzo dei materiali, prima che divengano rifiuti da buttare in discariche e inceneritori, genera non solo nuove opportunità di green economy, ma nuovi posti di lavoro verdi. È lì che bisogna puntare, se intendiamo garantire un futuro alle nuove generazioni. Noi ci abbiamo provato.
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