Nasce a Roma un’associazione nell’intento, tutto al femminile, di ricostruire la storia cittadina delle lotte e delle conquiste. Intervista alla promotrice Alba Orti
“L’idea di Nannare’ nasce dalla constatazione che mancava una storia delle lotte delle donne a Roma e che era difficile fare ricerche sulle tante iniziative di cui le romane sono state protagoniste ottenendo anche importanti risultati grazie all’impegno collettivo”. Alba Orti racconta così la genesi di quello che, iniziato come percorso di ricostruzione della memoria circa due anni fa, è cresciuto fino a diventare, oggi, un’associazione formalmente costituita: Nannare’ APS.
Le ragioni della scelta del nome, che evoca un’amatissima attrice come Anna Magnani, le spiega la stessa Alba.
“Nannare’ è la popolana romana che con coraggio cerca di cambiare quello che non va, con la sua schiena dritta e la sua capacità di parlare e mobilitare altre donne. E poi, quando ha raggiunto il risultato, ritorna tranquillamente alla sua vita”.
Ecco perché il gruppo di Nannarelle ha le idee chiare.
“Nella ricerca delle tante esperienze di lotte a Roma, rendendoci conto della difficoltà di ricostruire eventi e iniziative, abbiamo scelto l'arco temporale dalla Costituzione agli anni Duemila. Non perché si sia scritto tutto sul protagonismo femminile nella fase precedente, ma perché su questo lavorano da tempo gli Istituti Storici della Resistenza, l'ANPI e molti altri soggetti qualificati. Di come e di quanto si siano impegnate le donne dopo, per ricostruire un Paese distrutto fisicamente e moralmente, invece, si sta perdendo il ricordo perfino nelle stesse protagoniste. Ciò accade perché le donne fanno le cose ma considerano ovvio e scontato il loro apporto e, quindi, una volta raggiunto il risultato, lo rimuovono e non ci pensano più. Si concentrano su nuove urgenze e non si curano di conservarne la memoria o di rappresentarsi. A Roma poi si aggiunge il problema che il livello locale viene assorbito e confuso con quello nazionale e se ne trascura l'analisi. Una perdita secca perché in questo modo si disperdono sia la pluralità di esperienze sia le sulle specificità che ne fanno un laboratorio utile per comprendere meglio le complessità dell'intero Paese. Abbiamo iniziato a lavorare su qualche traccia e via via abbiamo capito il tanto lavoro che c’era da fare. Per questo abbiamo deciso di costituire Nannare’, muovendoci su alcuni principi di base. Prima di tutto il fare rete e divulgare il lavoro già fatto e che è custodito nei vari poli della memoria che esistono, un lavoro importante che riconosciamo e che vorremmo contribuire a fare conoscere. Ne è concreto esempio la collaborazione con Archivia e con l’Archivio Flamigni, che ha creduto nel progetto fin dai primi passi sostenendolo con tutto il peso della sua competenza e prestigio e anche ospitandoci nella sua sede nel quartiere Garbatella. L’altro elemento è la volontà di costruire un archivio specializzato che certamente raccolga carte e testimonianze, ma anche materiali che si possono toccare e vedere.....un po’ come ha fatto l’Archivio dei Diari di Pieve Santo Stefano, per avere un’idea. L’ambizione è quella di creare qualcosa che possa arrivare in modo diretto ai giovani coinvolgendo la testa, i sensi, fornire informazioni senza filtri in modo da comunicare anche le emozioni”.
L’obiettivo è, quindi, molto impegnativo ma necessario.
“Viene avanti il tentativo di scrivere una storia diversa da quella che c’è stata davvero e noi vogliamo mettere qualche zeppa rispetto a questo processo di cancellazione della memoria. Per opporci a questa falsificazione del passato abbiamo avviato collaborazioni con studiosi, studenti e facoltà universitarie per tesi e approfondimenti che ci auguriamo possano estendersi e rappresentare una massa critica sempre più ampia. In questo senso lanciamo un appello perché nessun frammento di questo patrimonio collettivo ma anche familiare o individuale sia disperso o sprecato. Tanti profili biografici di donne che si sono spese per il bene comune meritano di non essere dimenticati. Riconoscere il ruolo che hanno avuto le donne nel processo di conquiste di libertà sociali e civili è essenziale per un rapporto più maturo e consapevole tra i generi. Senza nascondere le contraddizioni, che non neghiamo, rivendichiamo con orgoglio quanto è stato costruito con fatica consentendo la conquista di tanti diritti che oggi vediamo seriamente minacciati”. Contatti e info: nannareaps@libero.it
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