Il corpo della madre. Per una bioetica della maternità (Rubettino) di Marianna Gensabella Furnari. Intervista all'autrice in vista della presentazione a Roma (25 gennaio)
Venerdi, 18/01/2019 - Marianna Gensabella è professoressa ordinaria di Filosofia morale presso il Dipartimento di Civiltà antiche e moderne dell’Università degli Studi di Messina. Fa parte dal 2007 del Comitato Nazionale per la Bioetica. I suoi studi vertono su temi di filosofia morale contemporanea e in particolare su questioni emergenti di bioetica. L'ultimo libro, pubblicato da Rubettino, è "Il corpo della madre. Per una bioetica della maternità", che sarà spunto per la discussione in occasione dell'incontro del 25 gennaio a Roma (Istituto Sturzo, Sala Rossa - informazioni). Con l'autrice dialoghiamo intorno ad alcuni temi affrontati nel libro.
Credo che l’amore sia la premessa necessaria, ma non sia sempre sufficiente. La trasformazione del paradigma genitoriale che attraversa il nostro tempo ci impegna ad una continua valutazione dei benefici e dei danni eventuali che ricadono sui figli da queste nuove forme di filiazione, forme miste, in cui il legame di sangue non è escluso come nell’adozione, ma c’è, sia pure parzialmente.C'è un'ombra nell'identità genetica del figlio che nasce da una fecondazione con donatore o donatrice? Si, c'è, ma possiamo dire che costituisca un danno per il suo sviluppo psichico? Molti studi lo negano: siamo certi di ciò che documentano? Ciò che sappiamo con certezza è che ci assumiamo un rischio per lui, una responsabilità in più oltre quella, immensa, di averlo chiamato alla vita. Dovremo impegnarci per rivelargli la verità che sta all'origine della sua vita, in modo che quell’ombra faccia il minor danno possibile, anche a costo di metterci in gioco come genitori, o dovremo rinunziare? E se invece ad essere in questione fosse il legame primo di ospitalità, quello con il grembo materno, come avviene nella maternità surrogata?
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