L’appello dell’Ambasciatrice della Colombia in Italia, Quessep Bitar, alle istituzioni e alla società civile “fare rete e lavorare insieme soprattutto sull’informazione e sulla prevenzione contro la riduzione in schiavitù”
“Il fenomeno della tratta di esseri umani è un problema in crescita e che riguarda soprattutto donne in condizioni di vulnerabilità che arrivano dall’America Latina. Le convincono a partire con false promesse, ma le ingannano e le mettono in condizioni di schiavitù costringendole spesso alla prostituzione. Noi, qui, dobbiamo fare rete per aiutarle”. A denunciare una situazione che si sta aggravando molto velocemente è l’Ambasciatrice della Colombia in Italia, Ligia Margarita Quessep Bitar, che lancia un appello “ai governi e alla società civile per supportare l’informazione e agire sulla prevenzione”.
Già molto si sta facendo, sottolinea, “con il governo colombiano nel campo dell’emigrazione per far conoscere la brutta realtà che le aspetta una volta arrivate a destinazione” e la soglia dell’attenzione è particolarmente alta perché “quello della tratta è un fenomeno in aumento a livello internazionale ma in questo momento storico, per varie situazioni geopolitiche, colpisce soprattutto donne dell’America Latina”. È importante la collaborazione anche con le istituzioni italiane “che conoscono il problema e la sua entità”. Infatti “la tratta non si limita esclusivamente allo sfruttamento sessuale. Esistono forme meno visibili ma altrettanto gravi di schiavitù moderna, come il lavoro domestico forzato, la servitù per debiti, lo sfruttamento lavorativo nei settori agricoli e dei servizi, e persino il traffico di organi. Queste situazioni sono strettamente legate a fattori strutturali quali la povertà, la disuguaglianza di genere, la violenza domestica e lo sfollamento forzato, che colpiscono milioni di donne in America Latina. Secondo i dati dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (UNODC), il 72% delle vittime individuate a livello globale sono donne e bambine, e una percentuale significativa proviene dall’America Latina e dai Caraibi”. La consapevolezza è il primo passo, fondamentale, per il contrasto di questo gravissimo problema. “In quest’ottica, promuovere una cultura della prevenzione è fondamentale. Dalla Colombia sono state avviate campagne di sensibilizzazione negli aeroporti, nelle stazioni di trasporto e sulle reti sociali, per allertare sui rischi della tratta e sulle false promesse di impiego all’estero - sottolinea l’Ambasciatrice -. Inoltre, i nostri uffici consolari applicano protocolli per l’identificazione precoce di potenziali vittime e mantengono un coordinamento costante con reti di sostegno nel paese di destinazione, comprese strutture di accoglienza e organizzazioni locali. Infine, mi preme sottolineare che l’impatto della tratta non è uniforme: donne, bambine, persone LGBTIQ+ e migranti in situazione irregolare affrontano rischi specifici e aggravati. Per questo è indispensabile un approccio di genere e di intersezionalità, che orienti sia la prevenzione che l’assistenza, in linea con gli impegni internazionali assunti dalla Colombia e con la nostra politica estera centrata sui diritti umani”.
Può rivelarsi importantissima, in questo approccio, la stretta cooperazione anche con le associazioni “per creare una rete che protegga queste donne, che le aiuti a rientrare nei loro paesi in sicurezza”. L’appello dell’Ambasciatrice Ligia Margarita Quessep Bitar va in questa direzione proprio perché occorre privilegiare contatti il più possibile diretti con le persone potenzialmente vittime, soprattutto donne e minori.
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