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La viceministra Gloria de la Fuente illustra la Politica Estera Femminista del Cile

La viceministra Gloria de la Fuente illustra la Politica Estera Femminista del Cile

‘Una democrazia del XXI secolo non può ignorare l’uguaglianza di genere e i diritti umani’: i principi e le scelte del governo cileno

Martedi, 17/06/2025 -

“È impossibile pensare alla democrazia nel XXI secolo se non la pensiamo in termini di parità di genere”. Questo è il faro dell’attuale governo cileno, guidato da Gabriel Boric Font. Ad illustrare in particolare la Politica Estera Femminista (PEF) è stata Gloria de la Fuente, viceministra agli Affari Esteri, nel corso di un incontro organizzato presso l’Ambasciata del Cile a Roma il 14 giugno, alla presenza dell’Ambasciatore Ennio Vivaldi, allo scopo di avere un’occasione di scambio e dialogo con alcune persone e associazioni italiane impegnate nel campo dei diritti delle donne.

“La Politica Estera Femminista e l’uguaglianza di genere sono tra gli assi più importanti del nostro lavoro come governo perché pensiamo che siano principi fondamentali alla base della democrazia e dei diritti umani, base dei valori della nostra politica estera”. Gloria de la Fuente ha così descritto il valore degli ideali che hanno convinto il governo a dare assoluta centralità alle politiche di genere “in una visione istituzionale che intende l’uguaglianza di genere come un valore che contribuisce a creare società più stabili, che rafforza le virtù della democrazia e incrementa economie più inclusive”. In particolare, per quanto riguarda la PEF, la viceministra ha richiamato l’attenzione sugli 8 comparti  individuati come prioritari: diritti umani e rafforzamento della democrazia, promuovere l’abolizione della violenza di genere, empowerment e maggiore rappresentanza delle donne, sicurezza, commercio e genere, cambiamento climatico e genere, agenda digitale (scienza, tecnologia, innovazione), sistema integrato. Il governo ha anche stabilito una road map a partire dal 2022 che, passando dalla fase di  analisi partecipativa e identificazione delle priorità, arrivi nel 2025  alla valutazione e consolidamento. “La Politica Estera Femminista è stata applicata in tutti i livelli, ambiti e organismi dipendenti in modo di permeare la cultura istituzionale nella consapevolezza che le sfide principali consistono nell’avanzare in tre livelli: nell’elaborazione dell’agenda estera, nell’istituzionalità, nella rappresentanza”.

Ma qual è il percorso da compiere per progredire nella direzione indicata da questi obiettivi? Gloria de la Fuente sintetizza così, nell’intervista rilasciata a NOIDONNE, il lavoro che il Cile sta facendo.
“Occorre una Politica Estera Femminista che operi contemporaneamente in molte direzioni e capace di coinvolgere sia il livello bilaterale che multilaterale, che agisca nella cooperazione internazionale e nel commercio internazionale. A questo proposito ricordo che la nostra politica estera da tempo - in particolare da quando ha recuperato la democrazia nel 1990 - riconosce otto ambiti di lavoro e diverse dimensioni di lavoro che abbiamo promosso anche con il nostro governo. Per esempio abbiamo stipulato un memorandum con circa 10 paesi che hanno una politica di uguaglianza di genere o una politica femminista. Abbiamo riconosciuto che la cooperazione internazionale deve avere necessariamente una prospettiva di genere e, quindi, quando si occupa dei conflitti bellici oppure di avviare una cooperazione con altri paesi deve sempre avere attenzione alle donne, alla pace o alla sicurezza in una prospettiva di genere, proprio per poter avanzare in queste materie. Basti pensare che ormai i conflitti colpiscono maggiormente le donne, le bambine e i bambini. Altro aspetto importante è la politica commerciale in generale. Il Cile è uno dei primi paesi che ha firmato i trattati del libero commercio e accordi commerciali che prevedono prospettive di genere e capitoli dedicati a questo tema. Questo genera non solo possibilità di sviluppo della società ma anche per le donne la possibilità di esportare merci e questo significa autonomia economica per le donne e sviluppo per il nostro Paese. Siamo molto contente di poter attuare una politica estera femminista perché è coerente con i nostri obiettivi della democrazia e con i diritti umani e perché crediamo che più del 50% della popolazione del mondo non si può lasciare fuori dallo sviluppo e dalla possibilità di definire il proprio futuro”. 

Alla nostra richiesta di descrivere il sentimento della popolazione cilena rispetto a questi ambiziosi obiettivi, la viceministra risponde così. “Credo che abbiamo molto lavoro da fare anche perché la democrazia è una costruzione continua e non possiamo mai pensare che i diritti siano conquistati una volta per tutte. Pertanto è un lavoro che non va mai abbandonato e, anzi, costantemente consolidato anche attraverso un dibattito che abbia al centro un’agenda di genere, che è una necessità per la società e per la giustizia sociale.
Penso quindi che noi possiamo portare avanti i diritti, guardando al futuro e sulla base del molto che è stato fatto in tema di uguaglianza di genere. In questi obiettivi siamo impegnati e stiamo avanzando perché è semplicemente la possibilità che abbiamo di procedere verso una democrazia che si consolidi sempre più“.


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