Lunedi, 24/05/2021 - Ricordi e riflessioni si intrecciano in una meticolosa ricostruzione dei tanti passaggi vissuti, costantemente, all’insegna del ‘fare’ e rispondendo all’urgenza dettata dalla volontà di contribuire al progresso della democrazia, della partecipazione, della solidarietà. Il filo rosso che collega tutto è l’attenzione alle donne con l’obiettivo di conquistare per loro una sempre maggiore indipendenza. Con “La Politica è donna. Memoria di una ragazza ribelle” (ed la conchiglia di santiago) Tommasina Materozzi oltrepassa l’intento di scrivere la sua autobiografia. In realtà porge a chi legge il senso di un’esistenza che ha incrociato le temperie della Storia, a partire dagli anni difficili del dopoguerra. La sua narrazione affascina perché interseca i grandi eventi politici con le scelte compiute nel privato all’insegna della partecipazione civile e politica, cifra che ha scandito il suo percorso.
Fin dagli anni della gioventù, con l’esempio del babbo socialista, Tommasina ha creduto nell’importanza della politica, del ‘noi’ come valore indispensabile nelle lotte sociali. Un ‘noi’ che ha sperimentato come funzionaria dell’Udi e poi dei partiti in cui ha militato, in una coerente ricerca della possibilità di costruire una società socialista fondata sulla Costituzione e sull’affermazione delle donne. Principi che ha cercato di declinare negli incarichi che ha via via ricoperto: dalla nomina nel Consiglio di amministrazione degli Ospedali di Santa Maria della Scala alle elezioni nel Consiglio comunale di Siena, dalla presidenza del Comitato Pari Opportunità del Comune per l’attuazione della legge 125 all’organizzazione di progetti per la pace nella ex Jugoslavia e in Palestina. “Io credo nel cammino in divenire” (pag 291) scrive in uno degli ultimi capitoli, dopo aver raccontato le tante esperienze che hanno sostanziato questa affermazione, in “una continua ricerca” che l’ha vista operare sempre all’insegna della propria autonomia di pensiero: nel movimento delle donne, nel sindacato, nelle istituzioni, nella politica. Tra le molte riflessioni che l’autobiografia di Tommasina Materozzi sollecita, un paio di elementi sembrano emergere.
È un libro che sottolinea l’importanza dello spendersi per un’idea e per un’ideale, che racconta il gusto della partecipazione attiva per contribuire a migliorare la società. Sono principi sani che sarebbe bene rivitalizzare cercando nuove sintonie e dinamiche nel presente. L’altro aspetto che si impone con vigore riguarda lo studio come crescita personale e come rispetto del lavoro politico “finalizzato al bene pubblico”, che deve poggiare sulle solide basi della conoscenza, perché la gestione dei processi politici richiede la consapevolezza delle responsabilità che si assumono. Anche questo è un esempio per questo nostro tempo, contrassegnato dalla superficialità e, spesso, da un’ingiustificata ignoranza. È anche l’esempio di una modalità femminile di approcciare il potere, unendo la forza delle idee all’umiltà dell’ascolto. “Ora non so quanto sarò in grado di far fronte alla responsabilità che mi sono presa. Ma so che non potrò essere neutra. Nel rispetto del ruolo che mi è stato assegnato, la mia identità costruita con le lotte emancipazioniste sarà, comunque, il sale del mio agire. Io ho molti limiti, quello della scarsa istruzione in primo luogo. So che dovrò studiare molto e che sarà una fatica maggiore di quella fatta fino ad ora. Ma presumo che gestire me stessa, con le convinzioni che ho sul ruolo della politica, sarà ancora più faticoso. Infine mi conforta l’idea che anche in questa nuova avventura non sarò sola” (pag 119). Sono parole che derivano dalla consapevolezza di essere parte di un cambiamento, sognato ma possibile, e che raccontano un protagonismo sano che rende giustizia al singolo e tiene insieme il valore dell’individuo e del gruppo.
Non a caso sottolinea: “È un segno di grande sensibilità: riconoscersi e rispettarsi sempre, anche nel disaccordo, lo considero il sentimento più importante della relazione tra donne” (pag 287). Queste parole confermano una peculiarità del carattere di Tommasina, donna di rara tenacia che non si fa spaventare dalle difficoltà insite nei cambiamenti che non sono mai indolore. E di cambiamenti ne ha proposti e realizzati non pochi nelle sue molte attività pubbliche.
Li ritroviamo narrati in un libro che ‘fa memoria’ in modo scrupoloso, citando documenti, date, titoli, nomi, circostanze.
Pagine che parlano della ferite che “restano e non si possono eliminare” ma che ribadiscono, con fierezza: “io sono una donna libera, onesta e rispettabile, e l’unica cosa importante è che io lo sappia. Il giudizio della gente va messo in conto, ma non ti deve fermare nell’agire i tuoi ideali, come mi disse un giorno il mio babbo, e io l’ho sempre fatto con dignità e senso di responsabilità”.
Non è un caso se nel sottotitolo si definisce 'ragazza ribelle'.
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