Lunedi, 10/07/2017 - Il viaggio come esplorazione di luoghi e incontro con territori sconosciuti, anche di noi stessi. Con ‘Terra, mare e altrove’ (Cosmo Iannone Editore, Collana Kumacreola-scritture migranti, pagg 124 , 11 euro ) Giovanna Pandolfelli (videointervista), da anni residente all’estero, vuole condurci nella scoperta di “orizzonti culturali, non più punti di partenza e di arrivo, ma luoghi di passaggio e di attraversamento” perché non possono essere considerati “emigrati e immigrati, ma migranti”. L’autrice è ben consapevole di cosa significhi vivere altrove e racconta le difficoltà ma anche le speranze degli stranieri che vivono in Italia e degli italiani che vivono all’estero. Sono racconti che fanno riflettere, aiutandoci a capire quanto sia importante aprirsi verso gli stranieri e cercare di vedere la realtà attraverso i loro occhi. In vista della presentazione del libro, venerdì 14 luglio a Roma (libreria Griot, via Santa Cecilia, 1A) le abbiamo rivolto alcune domande.
Qual è il filo rosso che unisce le storie contenute in ‘Terra, mare e altrove’? Cosa le ha ispirato i vari racconti?
Il filo conduttore è la migrazione, indipendentemente dalla motivazione che la spinge, dal periodo in cui avviene e da chi ne sono i protagonisti. In particolare, il luogo svolge un ruolo specifico per il migrante, il quale ha perso i suoi punti di riferimento e deve trovarne di nuovi. In alcuni casi si tratta di luoghi concreti - la città, il borgo, il mare - in altri casi sono luoghi metaforici, come la valigia, la parola stessa che si esprime in forma epistolare con funzione catartica. Lo scopo è quello di dimostrare che la migrazione porta con sé un carico emotivo analogo in qualsiasi epoca e condizione essa avvenga. Per questo, da un lato un racconto è ispirato ad una storia vera di un maestro belga, conosciuto come il maestro che amava i bambini italiani all'epoca della migrazione dei nostri connazionali nelle miniere. Dall'altro, i fondali marini del Mediterraneo si fanno protagonisti dell'incontro fantastico tra lo scheletro di un soldato caduto in guerra ed un migrante morto in un naufragio.
Ci vuole spiegare la differenza tra il concetto di immigrato/emigrato e migrante?
Fino ad alcuni anni fa si parlava di immigrato ed emigrato, ponendo l'accento sulla direzione dello spostamento e quindi sulle implicazioni sociologiche che ciò comporta. L'immigrato si inserisce in una società costituita, l'emigrato ne esce, abbandonando le proprie origini. Oggi si parla piuttosto di migrante, ovvero di persona in viaggio, in movimento, senza punti di partenza e senza approdi. Il viaggio è il vero protagonista, sia esso fisico o solo mentale, la mescolanza tra culture e popoli diviene il fulcro della nostra società. Il concetto di migrante rimanda al superamento delle barriere, dei confini, fisici, culturali, ma anche linguistici. Oggi una lingua non identifica più uno Stato territorialmente definito.
Lei stessa è una migrante. Come vive questa condizione ?
Come tutti i migranti, affronto il quotidiano, il passato ed il futuro con una doppia identità e una doppia nostalgia. In nessun luogo si è veramente a casa, eppure casa è un po' ovunque. Si vive sempre in bilico tra l'apertura verso l'altro, il diverso, e la necessità di mantenere le proprie radici e di trasmetterle ai propri figli. Scrivere per me è diventata una necessità per sentire le mie radici. Scrivere in italiano significa recuperare le mie radici linguistiche, poiché, non tutti ne sono consapevoli, ma anche la lingua madre può affievolirsi fino quasi a perdersi. Scrivere di migrazione, ma anche di altri temi, rappresenta per me una maniera per affermare la nostra presenza italiana all'estero e far sentire la nostra voce in un contesto letterario italiano attuale che si sta, seppur faticosamente, aprendo a nuovi scrittori italofoni di altre culture. Un contributo prezioso che non può trascurare la produzione letteraria degli italiani all'estero.
Qual è il racconto del libro che le è più caro?
Forse i racconti riferiti al mare, che amo molto e a cui mi sento molto legata. Uno in particolare è una rivisitazione in chiave contemporanea, ambientato nel Mediterraneo, de Il vecchio e il mare di Hemingay, laddove il protagonista insieme al vecchio pescatore diviene una preda molto particolare, non proprio ciò che ci si aspetterebbe di trovare attaccato al nostro amo.
I racconti ispirati al luogo del borgo sono molto liberamente ispirati a storie con cui sono entrata in contatto, quindi dietro ad ogni racconto, in fin dei conti, c'è una realtà.
Le migrazioni sono vissute oggi come un fatto eccezionale, come un’emergenza. Sono percepite con paura. In realtà i popoli sono sempre stati in movimento. Che sta succedendo?
Socialmente è innegabile che si tratti di un'emergenza, tuttavia, come lei stessa ha notato, le migrazioni sono sempre esistite. Quando noi italiani ci riversavamo sulle banchine del porto di New York o di Buenos Aires, dopo giorni di un viaggio estenuante, con addosso gli unici vestiti che possedevamo, facevamo sicuramente anche noi paura alla società accogliente. Il diverso fa paura, ciò che non si conosce spaventa. Ovviamente, ci sono decisioni politiche da prendere ed emergenze sociali cui far fronte, l'informazione è spesso manipolata e non siamo sicuri di nulla. Da un punto di vista letterario la rivoluzione che si sta verificando e faticosamente affermando fa sì che l'immaginario collettivo cambi radicalmente: l'italiano medio non è più solo bianco e cattolico, l'importante è sempre e comunque l'assoluto rispetto reciproco. Lo sguardo di coloro che da alcuni vengono chiamati 'nuovi italiani' (ma per quanto resteranno 'nuovi'?) è uno sguardo altro, diverso, una prospettiva che sovverte i canoni. Per una cultura come quella italiana fortemente autoreferenziale, il canone è un punto fermo molto difficile da sovvertire, tuttavia è necessario, sempre nel rispetto reciproco, pensare a noi stessi con altri occhi.
Giovanna Pandolfelli
‘Terra, mare e altrove’
Cosmo Iannone Editore
Collana Kumacreola-scritture migranti
Pagg 124 , 11 euro
Giovanna Pandolfelli.
Linguista, specializzata in bilinguismo, l'autrice vive in Lussemburgo dove presiede la Società Dante Alighieri locale. Già docente di italiano per stranieri e traduttrice, è autrice di narrativa, saggi, poesie e articoli. Si occupa di transculturalismo, multilinguismo, migrazione, arte, musica e cultura femminile. Ha pubblicato Guanti bianchi, racconti dedicati a tutti i bilingui nell’anima (DrawUp 2016) e, per bambini, Le avventure di Arpetta in versione bilingue scritto a quattro mani con sua figlia di 9 anni (Didattica attiva 2017). www.giovannapandolfelli.jimdo.com
Lascia un Commento