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Il movimento. Un percorso lungo una vita, il libro di Pierluigi Gargiulo

Il movimento. Un percorso lungo una vita, il libro di Pierluigi Gargiulo

Il libro di Pierluigi Gargiulo, medico e docente, ci introduce alla Clinica del Movimento, come cura e prevenzione per tutti attraverso le stagioni della vita

Martedi, 15/10/2019 - "Non durano a lungo, i giorni del
vino e delle rose;
da un sogno confuso
il nostro cammino riemerge
per poco,
poi nel sogno si chiude
."

… recita così la poesia di Ernest Dowson, il cui titolo è: “La brevità della vita ci impedisce di nutrire una lunga speranza”.
Facendo invece riferimento al film “I giorni del vino e delle Rose” di Blake Edwards, nel quale è possibile constatare il danni dell’alcool sulle donne, nel Sesto Capitolo di "Il movimento. Un percorso lungo una vita" (Marsilio), dedicato al mondo femminile, l'autore Pierluigi Gargiulo definisce poeticamente la menopausa proprio i giorni del vino e delle rose. Insomma, noi donne è bene che non si beva troppo! Siamo delicate, sebbene fortissime: “Agoni dello Spartan Race” definisce l’autore noi donne tuttofare, indaffarate tra lavori domestici, figli, lavoro e chi più ne ha più metta. Eppure, è proprio questo nostro essere in continuo Movimento, ci dice l’autore, una protezione motoria, una spesa energetica che, sebbene meno che nelle società rurali del passato, fa noi assorbire il crepuscolo della vita come un tramonto più graduale. E' confortante, perché nonostante si sia noi consapevoli degli effetti del tempo sul nostro corpo che ci informa di questo decadimento a partire dalla mezza età facendoci avvertire una sensibile riduzione delle capacità dinamiche, il rigore scientifico con il quale l’autore, medico e docente, spiega in modo comprensibile il complicato, sebbene in gran parte ignoto, funzionamento del nostro corpo fotografandolo come da dentro nelle sue interazioni profonde, ci indica una via da percorrere per una vita che sia il più a lungo, grazie alla Clinica del Movimento, nel segno dell'autonomia, poiché l’autore sostiene che ancor prima che relazione vivere è autonomia. Ma l’aspetto più bello del Sesto Capitolo è il tentativo che l’autore fa di sollevare noi donne dal peso del ricorrere allo sport per “invecchiare meglio” o peggio per “essere belle nonostante l’età”, introducendoci così a una Clinica del Movimento che è invece una filosofia di vita, un modo di concepirsi in modo creativo all’interno di un corpo, che se vissuto diventa più nostro. Nonostante la ineluttabile metamorfosi alla quale siamo tutti biologicamente sottoposti attraverso le stagioni della vita, uno stile di vita scandito dalla Clinica del Movimento può non espropriarci anzitempo ad opera del tempo del nostro corpo.
Stupendo, a questo proposito, il concetto di “capacità di manutenzione del corpo” introdotto, nel Quinto Capitolo dove si parla dello stress ossidativo. Nella descrizione della figura di Catone, il vecchio e virtuoso senatore romano morto in età avanzata rispetto alla aspettativa massima di vita dell’epoca, l’autore individua il suo segreto di lunga vita nell’indiscusso patrimonio della saggezza, con la grande possibilità di una manutenzione della vita, conquistata con l’esperienza. Quindi, la Clinica del Movimento di Pierluigi Gargiulo è una filosofia di vita che prevede uno stile di vita virtuoso in tutti i suoi aspetti, parafrasando l’autore, un approccio bioetico che vuole porre, correttamente l’uomo all’interno del contenzioso morale, ma anche di quello scientifico.
Infatti, tutto il testo è risultato essere, per me, un baluginio di associazioni ininterrotte (ecforie di engrammi, le definirebbe l'autore): sapere, competenza scientifica, esperienza sul campo e consapevolezza confluiscono sinergicamente e generosamente nel rigoroso racconto "Il movimento, Un percorso lungo una vita". L’autore, attraverso la narrazione, ci fa come mettere in posizione statica e sembra dirci: - Ma non ti accorgi di come tutto attorno a te e dentro di te sia in Movimento? - Ed è innegabilmente così: Tutto è in Movimento. (Questo del Tutto è in movimento, io lo scrissi nel mio libro Nozione d’Amore appunti di un viaggio all'inverso, poiché in quel viaggio dentro di me mi sembrò che siamo continuamente e inconsciamente sospinti da un “desiderio del cuore”).
Ma ce n’è per tutti in questo libro, infatti, per gli amanti delle Neuroscienze, nel Secondo Capitolo, il professor Gargiulo, per meglio spiegare la sua colta tesi sul Movimento, fa riferimento al TSGN (darwinismo neuronale di Gerald Edelman, neuroscenziato premio Nobel per la medicina nel 1972). Edelman sostiene che la selezione naturale tra gli individui di una popolazione che competono tra di loro avvenga dentro di noi tra neuroni, molti dei quali secondo i suoi studi vengono tagliati fuori dalla selezione di sviluppo, funzionamento ed evoluzione del cervello. Ecco finalmente spiegato per me il perché del nostro essere così competitivi qua fuori! Perché così funzioniamo. Perché così "si muove" il sistema nervoso della nostra specie. Quindi, perché così funziona la nostra psicologia, che come ci ricorda James Hillman è biologia.
Inoltre, nella sua Introduzione, l’autore, per meglio spiegare la sua tesi sul Movimento in tutti i suoi risvolti, quindi anche in quel Movimento principe che è il pensiero, porta ad esempio la figura del grande scienziato Stephen Hawking (1942-2018) reso disabile per gran parte della sua vita dalla malattia, a mio avviso, più spietata che vi sia in circolazione: la SLA. È questa una patologia dalla diagnosi molto infausta: progressiva perdita di tutte le funzioni motorie fino alla immobilità totale, il cui epilogo è la morte per soffocamento, se tracheostomizzati per infezioni da fungo.
Purtroppo, conosco bene questa terribile patologia, che mi ha privato tragicamente di un affetto importantissimo della mia vita. Ebbene, Gargiulo mi ha dato un conforto anche in questo, ricordandomi in queste righe dalle assonanze poetiche, che mi appresto a trascrivere, di come, sebbene la malattia l’avesse annientata e fosse disperatamente e crudelmente prigioniera del proprio corpo, mia zia Mariuccia fosse lucidissima e viva; i suoi occhi, in effetti, ne erano la testimonianza:

"Chi è prigioniero ed è limitato dal e nel proprio corpo, non è escluso dal vivere, soprattutto se la sua capacità di pensiero è ancora integra e libera, affinché abbia luce anche il movimento della mente. […] Anche il non movimento può illuminare e vivificare la condizione umana. Anche quando sia solo ristretto a un impercettibile cenno delle palpebre o a un tocco infinitesimale di un polpastrello, il movimento esprime la sua essenza, la sua potenza. Perché è guidato dalla mente, se non dal cuore."

La vita, ribadisco, è per l’autore innanzitutto autonomia: autonomia di movimento, sensoriale e, soprattutto, di pensiero. Per questo lui ci ricorda che: "Disabilità non significa inabilità. Esprime semplicemente adattabilità. Perché comunque è grazie al movimento che la disabilità conferma la vita."

Vita, la cui definizione, ammonisce Gargiulo, implica l’impegno a evitare limiti e confini alla sua descrizione.
Siamo dunque entrati appieno nel tema a me particolarmente caro, quello della disabilità, in quanto io sono madre di due giovani donne con autismo: Chiara e Arianna.
Nella sua Introduzione, dopo avere sottolineato lo stato di isolamento in cui vivono i “diversi”, l’autore ci ricorda che il concetto di salute e malattia è uno stereotipo, che la persona SANA non esiste, che l’assunto che disabilità e malattia siano sempre e solo uno stato di non salute o di irregolarità (gentile, il termine comunemente usato è anormalità) non conciliabili con la nostra codifica di benessere è solo una leggenda. Quindi, aggiunge che, esclusione fatta per il volontariato e la coraggiosa disponibilità dei Servizi Sanitari, la sensazione che prevale è che il diverso sia sostanzialmente solo oltre che isolato […] la solitudine è una scelta spesso volontaria, mentre l’isolamento si caratterizza per un senso di vuoto, segregazione, che spinge a sentirsi sperduti anche in una moltitudine. Che dire, mi viene in mente mia figlia Chiara, la quale spesso mi parla del “buco profondo…”
Qui, varrebbe la pena di fare una riflessione sullo stato in cui versano i Servizi Sociali, sulla nostra società così arretrata rispetto all'Ordinamento Giuridico dello Stato, sulla necessità di politiche sociali inclusive vere, ma ciò mi farebbe divagare troppo dall’obiettivo del libro, che è quello di introdurci a una Clinica del Movimento, come cura e prevenzione per tutti attraverso le stagioni della vita.
Quindi, sempre in relazione alla disabilità, mi preme sottolineare che nel Capitolo Otto, “Etica e Movimento”, Gargiulo ci spiega che, anche considerando gli aumenti di peso dovuti alle possibili interazioni farmaco-nutriente, il Movimento è Clinica poiché è provato che, tra il resto, migliora il tono dell’umore, fa recuperare l’identità corporea e l’autostima, migliora le funzioni respiratorie e cardiocircolatorie … ma, soprattutto, lo stare assieme in Movimento contribuisce per la sua parte a ottenere riconoscimento, equità e risposte, e convaliderà il superamento di una semplice “amorevole” sorveglianza […] con insperati cambiamenti verso dimensioni diverse, adattamenti imprevisti e straordinari imposti dal cambiamento. In questa ottica, dunque, Il Movimento è Clinica anche dal punto di vista relazionale e aiuterebbe nella costruzione di una identità sociale persino chi, come il disabile gravissimo, non riesce a orientarsi poiché non riesce bene a distinguere sé stesso da ciò che altro da sé.
“Per orientarti nell’infinito, distinguer devi e poscia unire”. Ci ricorda Goethe ... che dire, se il Movimento può veramente indurre il processo di individuazione così aprendo la mente alla creatività anche nelle persone più compromesse intellettivamente, allora, veramente, questo reca in sé una sua propria Clinica.

Marina Morelli

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