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Garante persone detenute del Lazio: la relazione 2018

Garante persone detenute del Lazio: la relazione 2018

Tendenze, politiche, criticità della privazione della libertà nel Lazio. La relazione annuale 2018

Mercoledi, 08/05/2019 - “Una cronica sproporzione delle strutture rispetto alle richieste. Un aumento della popolazione carceraria non causata dall’aumento degli ingressi ma dalla diminuzione delle uscite, nonostante il 50% delle pene da scontare siano inferiori ai 2 anni. Impoverimento dell’offerta lavorativa dentro e fuori il carcere”. Queste, in sintesi, alcune delle problematiche segnalate nella Relazione annuale 2018 (pdf) redatta dal Garante delle Persone Sottoposte a Misure Restrittive della Libertà Personale nella Regione Lazio e presentata il 7 maggio nella sede del Consiglio regionale a Roma. Stefano Anastasìa ha voluto anche sottolineare “i risultati positivi e i passi in avanti fatti nelle garanzie e nelle opportunità per le persone private della libertà” riferendosi, per esempio, al primato nazionale che vanta la regione nelle iscrizioni all’Università.
La relazione 2018, come previsto dalle norme, illustra la situazione sulla base di numeri e osservazioni oggettive ma, ha richiamato il Garante, “sappiamo che le biografie dei nostri ‘utenti’ insegnano molto di più di un singolo fatto di cronaca o di un pur rilevante fascicolo sanitario”. Soffermandosi su specifici aspetti e richiamando l’attenzione su alcune criticità e urgenze, il Garante ha fatto riferimento alla percentuale del sovraffollamento che nel Lazio è al 124%, a fronte di un dato nazionale del 118%, tendenza che “si registra in una generale condizione di stabilità, se non di decrescita, dei reati e dei reati gravi, effetto di un allarme sociale che pesa sulle prassi e sugli orientamenti degli operatori della giustizia”.
Il presidente del Consiglio regionale Mauro Buschini ha coordinato gli interventi che hanno portato informazioni e precisazioni nel corso dell’incontro e ha tenuto a ringraziare i volontari, definendoli “cinghia di trasmissione dentro gli Istituti di pena”.
Le complessità dei problemi e delle possibili soluzioni evidenziate dalla relazione richiedono interventi strutturali e strutturati, che sono spesso l’esito della combinazione e organizzazione di vari ambiti. Come è il caso della sanità, che richiede il dialogo tra diverse competenze ministeriali (Salute e Giustizia) ed un approccio interistituzionale. Da questo punto di vista l’Assessore regionale Alessio D’Amato, pur sottolineando il peso delle limitate risorse a disposizione, ha valutato positivamente la tendenziale diminuzione del ricorso ai Trattamenti Sanitari Obbligatori (TSO), la diminuzione delle liste d’attesa delle REMS (Residenze per l’Esecuzione di Misure di Sicurezza) con l’apertura della struttura di Pontecorvo riservata alle donne. “Ulteriori passi in avanti saranno possibili con la Cartella Clinica Elettronica, ormai di prossima all’attivazione” ha sottolineato D’Amato auspicando il rapido superamento degli ultimi impedimenti organizzativi e ricordando che con la Telemedicina “si attiverà un efficace strumento per facilitare interventi e cure, evitando trasferimenti impropri”.
Le cure e la salute evocano il delicato tema delle morti nelle carceri, con i suicidi che diminuiscono lievemente e i decessi, che aumentano. Netto il commento del Garante a questo proposito “dobbiamo sapere che non si può debellare il suicidio in carcere e non possiamo ogni volta attribuire la responsabilità all’agente di turno”. Un approccio serio alla grande sofferenza che spinge verso il baratro, e una delle risposte possibili su cui occorre maggiore impegno, è il ricorso alle pene alternative. Perché, ha ricordato Anastasìa, se “la pena è una stretta necessità, il carcere è una delle pene, e ogni pena che si conclude in carcere è una sconfitta dello Stato”.
Sulla stessa linea Emilia Rossi, del Garante nazionale, che ha invitato a “non assecondare la voce popolare, alimentata da appetiti elettorali, che chiede di buttare via le chiavi per sempre”. Rossi apprezza l’impegno del Garante del Lazio nell’opera di sensibilizzazione della cittadinanza con convegni e manifestazioni finalizzati “ad affermare una diversa cultura, che è la chiave per la soluzione di tanti problemi, che punti a progetti di recupero e reintegrazione”.
Non a caso Rossi ha citato la situazione della detenzione amministrativa, che nel Lazio vede in Ponte Galeria un esempio emblematico del degrado in cui versano i Centri di Accoglienza, “strutture al di sotto di ogni standard di civiltà dove le persone sono trattenute per lunghi periodi e costrette a non fare nulla, persone che sono in gran parte liberate per scadenza dei termini”. I dati supportano queste affermazioni, visto che la Relazione del Garante segnala che delle 661 donne entrate a Ponte Galeria, solo 85 donne hanno lasciato il centro con un provvedimento esecutivo di rimpatrio, le altre sono state rilasciate per mancata convalida del provvedimento di trattenimento o per decorrenza dei termini.
“È importante lavorare con un approccio interistituzionale per superare le criticità, migliorare le strutture e le condizioni di permanenza”. È l'opinione di Cinzia Calandrino, provveditore, che ha tenuto anche a comunicare un'iniziativa innovativa: a breve sarà attivata, come sperimentazione, la possibilità di utilizzare skype negli Istituti di pena per i colloqui, possibilità estendibile in futuro anche per lo studio. Concordando sulle difficoltà di accesso alle misure alternative, Calandrino ha richiamato la necessità di aumentare le strutture, obiettivi nelle competenze della Regione e del Comune.
Ha parlato di “personalizzazione e individualizzazione della pena” Maria Antonia Vertaldi, presidente del Tribunale di Sorveglianza di Roma, riconoscendo che “i provvedimenti non possono essere standard ma devono avere attenzione e conoscenza della persona”. Vertaldi ha anche sottolineato l’importanza del sostegno dell’opinione pubblica nel percorso del trattamento rieducativo e delle pene alternative.
Per Giovanni Salvi, procuratore generale, “il problema vero sono gli stranieri, oltre il 30% della popolazione carceraria, e i cosiddetti marginali. Queste persone non accedono alle misure alternative non per reati gravi, ma per ingiustizia sociale, cioè perché non ci sono strutture in grado di accoglierli”.
La Relazione annuale si conclude con alcune raccomandazioni alla Regione (per la sanità e la programmazine di interventi sociali), alle Amministrazioni Penitenziarie e della Giustizia minorile (risanamento istituti, percorsi trattamentali, relazioni con la comuità esterna, rtealizzazione poli universitari), all'Amministrazione dell'Interno (adeguamento struttura e funzionamento del Centro di Permanenza Ponte Galeria) e ai Comuni sedi di istituti penitenziari  (garantire accesso ai servizi anagrafici e certificatorii, misure di sostegno alle persone detenute e alle famiglie). Un appello, rivolto a tutte le amministrazioni pubbliche, infine, riguarda il sostegno al reinserimento lavorativo delle persone private della libertà "attraverso il riconoscimento del valore sociale del loro impegno".

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Alcuni contenuti della Relazione del Garante
PERSONE DETENUTE: QUANTE E PERCHÉ
 
Il Lazio è la quarta regione italiana per numero di detenuti, dopo Lombardia Campania e Sicilia. Nel Lazio al 31 dicembre 2018 i detenuti erano 6.534 a fronte di una capienza 5.256 posti, numeri che contribuiscono ad un tasso di affollamento a fine 2018 del 124%, dato in aumento dal 2017, e che risulta maggiore rispetto al tasso medio nazionale: 118% con 59.655 persone detenute rispetto ad una capienza di 50.581. Quindi il Lazio vive una situazione più critica rispetto alla media nazionale, un tasso di sovraffollamento diffuso in quasi tutti gli istituti penitenziari della regione, tranne alcuni. La regione Lazio si caratterizza inoltre per l’alta presenza detenuti stranieri: 40,2% sul totale della popolazione carceraria (media nazionale 34%) con picchi in alcuni istituti del 50% (Viterbo, Regina Coeli, Civitavecchia e Rieti).
Chi sono queste persone detenute? Per il 62% hanno una condanna definitiva, il 17% sono in attesa di primo giudizio e il 21% sono condannati non definitivi. Del 53,3% che ha una pena definitiva, la condanna inferiore è a cinque anni. Quindi nella popolazione carceraria del Lazio risulta decisamente più alta l'incidenza di persone condannate per reati meno gravi rispetto a quanto avviene nel resto d'Italia. La percentuale dei detenuti stranieri nel Lazio è la più alta in Italia.






















MINORI
Nella giustizia minorile si registrano dati positivi con un contenimento di domande di privazione della libertà. Al 31 dicembre 2018 i minori sono ulteriormente diminuiti nel Centro di prima accoglienza di Roma, sono un poco aumentati gli ingressi nell'istituto di Casal del Marmo, rimanendo comunque al di sotto dei dati precedenti. Si sono stabilizzati i collocamenti in comunità. Nell’IPM di Roma al 31 dicembre i minori e giovani adulti sono in totale 57 di cui 21 donne.

CONDIZIONI DELLE STRUTTURE
La relazione segnala che sono insufficienti l’aereazione e la luminosità dei locali, l'accesso all'acqua potabile, le condizioni delle camere di pernottamento e dei servizi igienici, la disponibilità di acqua calda e di spazi adibiti alla socialità e ai rapporti con la famiglia. Tutti questi rappresentano solo alcuni degli aspetti che incidono sulla qualità della vita delle persone private della libertà affidati allo Stato nell'esercizio del potere punitivo.
Vi è una relazione stretta con evidenza tra il sovraffollamento delle carceri e le condizioni di vivibilità nel Lazio. Rispetto alla precedente annualità sono stati realizzati interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria ma le condizioni degli istituti penitenziari continuano a presentare numerosi elementi di criticità soprattutto riguardo lo stato di manutenzione degli edifici e delle sezioni detentive.

SALUTE E ASSISTENZA SANITARIA
Non è soddisfacente nonostante l'impiego di risorse umane e finanziarie di anno in anno crescenti. Sembrerebbe che l'ostacolo principale rimanga il difficile amalgama tra le due amministrazioni della giustizia e della sanità che hanno limitata flessibilità operativa.
Le difficoltà a fare visite specialistiche o esami diagnostici e il trasferimento presso strutture sanitarie esterne possono essere superate in parte dalla diffusione della telemedicina e un altro aiuto può arrivare dalla cartella clinica elettronica, non acora attivate.
Una criticità rilevante è rappresentata dall'assistenza psichiatrica, che richiede una modifica del modus operandi di servizi psichiatrici in carcere passando dalla pratica della consulenza specialistica alla presa in carico molti professionale sul modello dei servizi territoriali e in carcere dei servizi per le dipendenze.

ISTRUZIONE
È considerato elemento fondamentale del trattamento rieducativo del condannato negli istituti per adulti della regione. Si conferma la presenza diffusa dell'offerta di alfabetizzazione della scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado. Protocolli di intesa con alcune università consentono oggi a 146 persone detenute l'iscrizione a corsi universitari.

FORMAZIONE PROFESSIONALE
Nell'ambito del Piano strategico per l'empowerment della popolazione detenuta approvato dalla giunta regionale si affiancano altre iniziative formative, si attivano azioni di orientamento formazione e di accompagnamento all'inserimento occupazionale. Si prevede che il percorso formativo raggiungerà circa 300 persone in due fasi: realizzazione dei corsi e, successivamente, realizzazione di tirocini programmati e lavoro all'interno degli istituti penitenziari.

MISURE ALTERNATIVE
La popolazione detenuta aumenta e si registra una diminuzione del numero degli ingressi in carcere pertanto l'aumento della popolazione detenuta non sembra ascrivibile a una prevalenza degli ingressi bensì a una riduzione delle uscite rispetto agli ingressi. Anche nel Lazio per la gran parte dei condannati presenti in carcere sarebbero ammissibili pene alternative alla detenzione. 
Il numero dei detenuti in esecuzione di una pena residua inferiore ai 24 e ai 12 mesi (1.914) è superiore alle presenze in eccesso (5.258).
Uno dei problemi che impediscono il percorso di reinserimento sociale tra benefici penitenziari alternativi al carcere e dimissione è la disponibilità di un luogo di accoglienza la cui mancanza può rendere inesigibile i benefici e le alternative, oltre a rendere difficoltoso il reinserimento sociale a fine pena. Occorrono appositi luoghi di dimora sociale per consentire ai meno abbienti di usufruire di benefici penitenziari alternativi al carcere e sostegno al reinserimento sociale. La Regione prevede nel Piano Sociale la realizzazione di una rete di strutture di accoglienza per detenuti, ex detenuti e familiari non residenti in visita ai congiunti detenuti nelle carceri del Lazio.


DECESSI
In carcere nel 2018 sono stati 20 i decessi, aumentati rispetto all’anno precedente, quando sono stati 17; nel 2018 si è verificato un suicidio in meno rispetto all’anno precedente. In ottemperanza delle norme esistenti le Asl, di intesa con gli Istituti penitenziari interessati, hanno adottato il Piano locale di prevenzione delle condotte suicidare relative agli istituti di Civitavecchia, Latina, Rebibbia, Regina Coeli, Rieti e Velletri.

CENTRO DI PERMANENZA DI PONTE GALERIA
Il centro ospita solo donne provenienti da tutta Italia. Nel 2018 ne sono entrate 661, con una diminuzione rispetto al 2017 (828). Tra le nazionalità trattenute aumentano le cinesi e le nigeriane; significativa l'incidenza di cittadini dei paesi dell'est europeo (22%), il restante 30% si distribuisce tra cittadine dei paesi del Maghreb, dell’America latina e di altri paesi africani e asiatici. 
Il 38% ha meno di 31 anni, il 28% ha tra i 31 e i 40 anni e il 34% ha oltre 41 anni. Rispetto allo scorso anno si segnala l’aumento delle meno giovani, con età superiore ai 31 anni, che era il 47% nel 2017 e nel 2018 ha raggiunti il 62%.
Delle 661 donne entrate a Ponte Galeria, solo 85 donne hanno lasciato il centro perché soggette a un provvedimento esecutivo di rimpatrio, le altre sono state rilasciate per mancata convalida del provvedimento di trattenimento o decorrenza dei termini.

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