Sabato, 31/08/2019 - "Finora è stata chiara la differenza tra essere sani o essere malati. Con la medicina del futuro ci sarà un mutamento e i confini tra le due condizioni si faranno sempre più sfumati". Le osservazioni di Marianna Gensabella, che incontriamo al Festival di Bioetica per la terza edizione organizzata come sempre dall'Istituto Italiano di Bioetica (Santa Margherita Ligure, 29-30 agosto 2019) trovano riscontro nella nostra quotidianità. "Tra chi non è chiaramente definibile sano o malato vedo due categorie. Dobbiamo fare prevenzione quando siamo sani, come sappiamo, ma ci sono resistenze perché, come sosteneva Kant, c'è differenza tra il sentirsi bene e lo stare bene, tra il sentirsi sano e l'essere sano. Il timore è quindi di scoprire qualcosa o di dover ulteriormente approfondire con altri esami, trovandosi nell'incertezza di essere un 'paziente non paziente'. Sull'altro versante c'è chi è un po' più malato pur essendo ancora nel mondo dei sani: è il malato cronico, categoria in aumento anche per il prolungarsi della vita e per i progressi della tecnologia. I malati cronici non sono tutti uguali e hanno percorsi diversi. Pensiamo per esempio un malato di leucemia e a uno affetto da una patologia neurovegetativa. Certamente la progressione delle varie patologie rende differente la cronicità. A ciascuna diversa condizione corrispondono diversi bisogni di cura e trattamenti. Curare i malati cronici costa molto, ma occorre investire ancora di più per evitare che le persone rinuncino a curarsi" conclude Gensabella. Da questo punto di vista dati statistici e ricerche raccontano, insieme alle cronache, un futuro che è già qui. Il tema è tra gli snodi che politica, strutture sociosanitarie e società civile devono affrontare al più presto, con onestà intellettuale e lungimiranza. L'auspicio è che, insieme, si sia all'altezza del non facile compito.
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