Abbiamo incontrato il lato oscuro di una globalizzazione distorta che ha dimenticato l'essere umano e i valori etici
Giovedi, 12/03/2020 - Nel villaggio globale ci sentiamo un po' tutti cittadini del mondo e ci siamo abituati a godere dei vantaggi prodotti dall'abbattimento di tante barriere. Apprezziamo la libertà di viaggiare potendo percorrere con velocità e a basso costo grandi distanze, di studiare o lavorare all'estero, di importare o esportare grandi quantità di prodotti. Da tempo c'è chi segnala le distorsioni di un sistema imperniato esclusivamente sui benefici economici e sul predominio della tecnologia, approcci che non pongono al vertice della scala dei valori l'essere umano. In sostanza abbiamo voluto vedere della globalizzazione solo gli aspetti positivi e non abbiamo avuto il coraggio o la lungimiranza di valutare i rischi correlati ad una così larga e variegata condivisione di interessi e bisogni, abitudini e percorsi storici e culturali. Abbiamo vissuto una sorta di folle corsa a briglie sciolte e a senso unico verso un profitto miope, incuranti delle crescenti disuguaglianze tra popoli e persone. Sul tema dell'ambivalenza della globalizzazione, che ha investito prepotentemente il mondo con l'epidemia Covid-19, dialoghiamo con la professoressa Luisella Battaglia, professoressa di Filosofia Morale all'Università di Genova e componente del Comitato Nazionale di Bioetica e fondatrice dell'Istituto Italiano di Bioetica, continuando il ciclo di riflessioni sugli aspetti bioetici e filosofici che l'epidemia ci sottopone (iniziato con il PRENDERSI CURA, altro tema è stato LA MORTE , la globalizzazione e quindi disabilità; Terza età e vecchiaia; Salute/Economia, Scienza: fidarsi/affidarsi, Infermieri e infermiere; ecofemminismi; Ignoto e paure; IO/NOI: essere comunità
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