Sabato, 14/01/2023 - Marialaura Simeone ti parla di letteratura in modo appassionato e riesce a coinvolgerti nelle cose che studia e che racconta grazie alla estrema competenza, precisione storica e rigore critico che mette nelle sue ricerche. Docente di Lettere, scrittrice, giornalista, dottore di ricerca in Comparatistica, organizzatrice di dibattiti, conferenze e cineforum, saggista per riviste scientifiche, conferenziera molto richiesta all’Estero… Qualche informazione in più su questa poliedrica intellettuale la trovate qui: www.enciclopediadelledonne.it/autrici-autori/marialaura-simeone/
Dalla provincia sannita, grazie al suo lavoro di incessante ricerca e studio – che porta avanti con costanza tra i suoi mille impegni familiari e professionali (e non so come faccia) – sta gettando una nuova luce sulle scrittrici italiane dimenticate dalla critica e dalle antologie scolastiche e le sta facendo conoscere ad un pubblico più largo possibile. Dal Sannio beneventano, grazie a lei, sta arrivando una ventata culturale che aprirà nuovi e promettenti scenari sulla letteratura nazionale. Perché la storia della letteratura italiana, oggi, è tutta da riscrivere. Manca infatti all’appello l’altra metà del cielo ed è ora di parlarne.
La sua vasta operazione di “recupero culturale” è estremamente interessante ed attuale, oltre che encomiabile, in quanto permetterà a tutti, non solo a noi donne, di scoprire altri pezzi della nostra storia recente, nonché di gustare opere di indubbio valore, ma messe in disparte o magari dimenticate per una qualche ragione, che cerchiamo di capire insieme in questa bella intervista che Marialaura ci ha concesso.
Come e quando è nato il tuo interesse per le scrittrici italiane dimenticate e la loro letteratura di qualità? Sicuramente viene da lontano, da quando ho iniziato a sentire la mancanza di maestre o - se vogliamo usare un termine che oggi vedo comparire sempre più spesso - di “antenate”, di autrici da ascrivere alla mia formazione. Se mi guardo indietro trovo sicuramente delle scrittrici, che poi sono le stesse della maggior parte di noi e risalgono già all'infanzia: Frances Hodgson Burnett e Louisa May Alcott su tutte, e poi le sorelle Brönte, Jane Austen. Ma, intanto è una genealogia del tutto inconsapevole, a cui potrei aggiungere più tardi Marguerite Duras e tra le italiane forse soltanto Natalia Ginzburg ed Elsa Morante, e poi del tutto casuale. All'università ho incontrato per la prima volta le poetesse del Cinquecento Vittoria Colonna e Gaspara Stampa. Una stanza tutta per sé di Virginia Woolf mi ha aperto un mondo e ho approfondito Simone de Beauvoir, scoperta in parte già al liceo, e Luce Irigaray. E poi mi sono appassionata ad alcune pioniere del cinema e della fotografia, su cui avevo iniziato anche uno studio molto strutturato, poi abbandonato. È lì che ho sentito proprio la mancanza, in un percorso ad ampio raggio di scoperta e conoscenza della creazione al femminile, delle scrittrici. E soprattutto mi sono chiesta: le scrittrici italiane dove sono?
Sono partita da lontano in questa ricostruzione proprio perché quello che più mi sta a cuore oggi è dare la possibilità ai miei studenti e alle mie studentesse di non avere un'istruzione parziale, che tende ad esaltare l'uomo, tanto come autore che come personaggio e a renderlo protagonista, relegando la donna ai margini, ma di avere un quadro quanto più completo possibile.
La letteratura italiana è piena di autrici di qualità, dalle origini a un vero e proprio boom tra Ottocento e Novecento. È impensabile che ci si diplomi senza conoscere nessuna delle scrittrici che pure nel corso dei secoli hanno contato e non poco. Grazia Deledda ha vinto un nobel ad esempio, eppure difficilmente si studia. Il peso che Matilde Serao ha avuto anche a livello di dibattiti sociali è poco noto. Alba De Cespedes e Fausta Cialente, oltre all'impegno civile, sono state due scrittrici di prim'ordine. Per non parlare delle futuriste Benedetta e Rosa Rosà, «artiste totali», o di artigiane della penna come Annie Vivanti e Amalia Guglielminetti o ancora dell'originalità e della maestria di scrittrici come Anna Banti, Elsa Morante, Anna Maria Ortese, Lalla Romano. Ma l'elenco è davvero lunghissimo.
Ed a quali errori è imputabile questa grave carenza? È stato Francesco De Sanctis, con la Storia della letteratura italiana del 1870, a compiere per primo un “femminicidio culturale” come l'ha definito Federico Sanguineti in un bellissimo volume (fin dal titolo: Per una nuova storia letteraria) appena uscito. Dopo di lui il modello post-unitario, borghese, maschile e maschilista è stato reiterato fino ai giorni nostri. Anche se molte scrittrici dei secoli scorsi erano perfettamente integrate e riconosciute dai propri contemporanei, è pur vero che le donne scrittrici sono state per secoli l'eccezione, specie per il fatto che alle donne venisse negata l'istruzione o quanto meno un certo tipo di istruzione e molte autrici del passato sono state, infatti, autodidatte (e probabilmente tanto originali proprio per questo motivo) e quindi anche al di fuori di determinati circuiti.
Comunque oggi vedo ancora molta resistenza a modificare o almeno ad ampliare il canone. Negli ultimi anni c'è stata un'apertura da parte delle case editrici di libri scolastici, ma finché si continuano a trattare le scrittrici come un tutt'uno e come una sorta di riserva indiana all'interno del canone classico le cose non cambieranno mai. Bisogna iniziare a parlare delle scrittrici non in quanto donne, ma per il loro contributo all'interno della storia della letteratura. Non bisogna più guardare alla scrittura connotata in base al genere, o almeno non in maniera esclusiva. Anna Vertua Gentile ha usato per prima il cinema come motivo narrativo, e quando il cinema era appena nato! Annie Vivanti ha reinterpretato il topos della femme fatale. Anna Banti ha un ruolo ben preciso nella ridefizione del romanzo storico e andrebbe rivalutata non poco anche per il contributo all'autofiction, una formula nata in anni recentissimi. Elsa de Giorgi, che ha subìto un vero e proprio ostracismo da parte della cultura italiana, ne I coetanei (1955) ha dato vita a una vera e propria autobiografia collettiva, di una generazione cresciuta negli anni del Fascismo e della Resistenza, mantenendo un punto di vista totalmente originale. E ti ho citato solo pochi esempi.
Puoi darci qualche informazioni sulle iniziative che stai mettendo in campo per divulgare la conoscenza della letteratura di genere nel nostro Paese? Da qualche anno curo una specie di rubrica su instagram (sul profilo @lalagramma ndr): #leintrovabili, che non ha una cadenza precisa, sulle scrittrici giudicate introvabili, per un periodo ospitata anche in una forma un po' diversa sulla storica rivista «Leggendaria». Racconto scrittrici sconosciute o poco note attraverso alcuni libri chiave. Le introvabili è diventato di recente anche un gruppo di lettura, che si tiene in presenza alla Libreria Masone Alisei di Benevento perché per fortuna stanno diventanto sempre meno introvabili. All'inizio potevo fare riferimento solo a vecchie edizioni; ora molte case editrici, soprattutto indipendenti, stanno compiendo un lavoro di recupero eccezionale. E anche il mio progetto piano piano si sta evolvendo, vediamo come si trasformerà ancora...
Fuori canone (#fuoricanone) è invece un progetto che curo con la Società Dante Alighieri di Benevento. Si tratta di un webinar per studenti e docenti che partirà il 20 gennaio e sicuramente non potrà dirsi concluso nei tre incontri iniziali. È un progetto a lungo termine, con cui mi propongo di recuperare scrittrici, ma anche scrittori, ignorati o non adeguatamente trattati sui banchi di scuola che hanno, al contrario, molto da dire sia a livello letterario che strettamento pedagogico.
Dal punto di vista stilistico, cosa si può dire di ciascuna di queste scrittrici che ormai studi da qualche tempo? Ecco, innanzitutto che non si può pensare a un unico stile. Ognuna ha il proprio, esattamente come i colleghi maschi. Quindi i più diversi: da quello asciutto, quasi giornalistico, di Joyce Lussu allo stile più corposo di Paola Masino, dall'ironia leggiadra e sensuale di Amalia Guglielminetti a quella tagliente e indagatrice di Elsa de Giorgi, dalla parola potente e graffiante di Pia Rimini all'immediatezza e crudezza di Laudomia Bonanni.
Puoi offrire qualche consiglio di lettura a chi ci legge? Quanto spazio ho?
Intanto per inquadrare criticamente il problema tra le pubblicazioni più recenti il già citato Per una nuova storia letteraria (Argolibri) di Eduardo Sanguineti, già edito in una ristampa arricchita da diversi capitoli e Lo spazio delle donne (Einaudi) di Daniela Brogi, uno studio appassionato e appsassionante che intende letteralmente restituire alle donne lo spazio che meritano. Più datato, ma sempre attuale Dame, galline e regine. La scrittura femminile italiana fra '800 e '900 di Antonia Arslan.
Per quanto riguarda la lettura diretta delle autrici rimando ad alcune case editrici: Cliquot (sta ripubblicando tra le altre Laudomia Bonanni, Livia De Stefani, Brianna Carafa), Rina Edizioni (Masino, Serao, Invernizio...), Le plurali (saggi e romanzi per uno sguardo altro), Nottetempo (di recente sta recuperando Cialente), NdA press e Malamente (Joyce Lussu), Readerforblind (Pia Rimini), Fve editori (Annie Vivanti, Ada Negri), La vita felice (le poetesse del Cinquecento e tante altre), Croce edizioni (un ricco catalogo e introduzioni di spessore), ma anche Mondadori con il recupero di Alba De Cespeds e Feltrinelli con Elsa de Giorgi.
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