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“Le ragazze di Barbiana. La scuola al femminile di Don Milani”

“Le ragazze di Barbiana. La scuola al femminile di Don Milani”

Il libro di Sandra Passerotti racconta il femminile di una pietra miliare della scuola italiana (Libreria Editrice Fiorentina, acquistabile anche on line)

Lunedi, 16/03/2020 - “Mi si è finalmente offerta l’occasione garantitissima che avevo messo per condizione a spedire la Carla. Così la prima bambina barbianese di 15 anni avrà finalmente la parità con i maschi. Va due mesi in una famiglia in Inghilterra“. Non nascondeva la sua soddisfazione don Lorenzo Milani scrivendo a Elena Pirelli Brambilla circa l’opportunità che riusciva ad offrire a Carla Carotti, una delle sue alunne. Era il settembre 1966 e un tale viaggio di studio era nel panorama di ben poche, e benestanti, famiglie italiane e certamente non alla portata delle famiglie di Barbiana. Ma il Priore era “fissato” con la conoscenza delle lingue straniere, convinto della loro importanza per affrontare il mondo del lavoro sia per i maschi che per le femmine. La scuola di Barbiana era ‘rivoluzionaria’ anche per l’obiettivo di voler costruire una sostanziale autonomia delle ragazze, uno dei suoi “pilastri” nel rispetto del suo punto di riferimento: la Costituzione.
Con il libro “Le ragazze di Barbiana. La scuola al femminile di Don Milani” (Libreria Editrice Fiorentina) Sandra Passerotti racconta alcuni specifici aspetti di una straordinaria esperienza democratica e innovativa che ha lasciato tracce profonde nella scuola italiana nonostante la sua marginalità numerica e geografica: infatti nella minuscola Barbiana fra il 1955 e il 1967 passarono in tutto circa 45 ragazzi tra cui solo 9 ragazze, del resto “far studiare le femmine, soprattutto le figlie di contadini, era generalmente considerato poco meno che inutile - scrive Laura Ronchi Abbozzo nella presentazione -. Eppure grazie a lui successe”.
L’autrice ricostruisce le presenze di quelle bambine, le rintraccia e raccoglie, oggi, le loro testimonianze riportando fedelmente i loro ricordi e accompagnandoli con brevi commenti.
La sua è una minuziosa e paziente ricerca sollecitata, casualmente, da una foto che ritrae cinque bambine sorridenti sedute davanti a quaderni e calamai; inizia uno scavo accurato che parte dalle origini, da quando nel 1947 don Milani diventa cappellano presso la Pieve di San Donato, a Calenzano, fino al suo arrivo a Barbiana.
I ricordi personali di quelle che furono le allieve, espressi semplicemente e con efficacia, tratteggiano paesaggi e circostanze, spiegano la povertà e il freddo, raccontano l’infanzia cresciuta nei campi e tenuta a curare le bestie, ricchezza insostituibile delle famiglie. Per quella comunità don Milani era “il prete, il maestro, il dottore, era il babbo e la mamma”.
Lettere e fotografie arricchiscono il corredo dei documenti pubblicati e contribuiscono a far immergere il lettore nel clima del tempo, così come gli episodi narrati. Nella scuola pluriclasse di Padulivo - che era nel salotto della casa di Olga e Aldo Bozzo - i bambini e le bambine scoprono gli acquerelli che con ampie pennellate e un po’ di sbavature sul Mar Mediterraneo e sul Mar Morto rappresentava la cartina della Palestina, ciò “fece balenare nella mente che anche noi di montagna, con le toppe al culo e con quel senso di inferiorità nei confronti degli altri, avevamo la possibilità” di fare “come ragazzi di San Donato”. La vendita di alcune carte della Palestina consentì un viaggio a Roma che “fu come l’accensione di un nuovo sole“.
Il libro raccoglie anche brevi ritratti di altre donne legate a Barbiana, oltre alle allieve. A partire da Alice Weiss, la adorata Mamma, con la maiuscola, come scrive il figliolo, una “figura di riferimento di don Lorenzo, l’unica donna che a tale azione educativa osò porre dei limiti”.
Interessante è la parte finale del libro, che ha l’obiettivo di riportare la mente alla cultura di riferimento delle elementari, in particolare per i programmi riservati alle bambine, negli anni in cui fioriva l’esperienza di Barbiana. L’appendice scritta da Claudio Maria Tartari delinea un sintetico quadro della scuola italiana nel dopoguerra, in cui i programmi Ermini sottolineavano “la vocazione alla cura della famiglia come futura sposa e madre”, e della successiva nascita del Movimento di Cooperazione Educativa, tra le cui figure di riferimento troviamo Alberto Manzi o Mario Lodi. Il quadro teorico è sostanziato dalle testimonianze sommarie di scolare che hanno frequentato le elementari tra il 1952 e il 1972, gli anni in cui a Barbiana si sperimentava una scuola aperta e stimolante, dove la questione della “promozione sociale delle bambine“ è sempre presente e “affiancata non a caso ad altri punti critici, come il superamento del dislivello di qualità fra scuola di città e scuola di campagna”.
Nelle pagine conclusive, che però non concludono, l’autrice torna alla domanda iniziale sul peso delle bambine nel progetto pedagogico di don Lorenzo Milani. “La risposta è sì, certamente c’erano! … Mi guardo in giro e vedo come i semi della scuola di don Milani abbiano dato frutti in quella generazione di insegnanti a ridosso della pubblicazione di “Lettera a una professoressa” e delle tante coraggiose sperimentazioni che ne scaturirono. Oggi molti di quei valori, mi pare, si sono sbiaditi tra i luccichii di una società dell’apparenza. In una moltitudine di proposte formative, dentro e fuori la scuola, di mezzi tecnici, di sussidi didattici, quanto di valido riescono a realizzare i nuovi insegnanti? Non so. Ma penso nella mia piccola esperienza che per le insegnanti di adesso sia ancora più indispensabile la conoscenza della pedagogia al femminile di don Milani”, tanto più che “vediamo una situazione paradossale con la scolarizzazione femminile maggiore di quella maschile” ma con aspettative di carriere ben retribuite per i maschi mentre per le femmine i titoli di studio sembrano "puramente decorativi”. L’autrice lamenta che l’obiettivo costituzionale è ancora lontano.
Come non concordare con lei, così come con la sua conclusiva osservazione. “Fu nel fermento femminile di allora che la società fece dei progressi, è stato nello svilimento della figura femminile che la società è regredita. Sarà nella forza delle ragazze di oggi la riconquista della dignità e del ruolo della donna che la Costituzione garantisce e la pedagogia di Barbiana insegna?”

Le ragazze di Barbiana. La scuola al femminile di Don Milani
di Sandra Passerotti
Libreria Editrice Fiorentina, pagg 191, euro 12,00
Il volume è ora acquistabile on line e sul sito www.lef.firenze.it. A causa della chiusura per il coronavirus la libreria e gli uffici sono chiusi, ma con il lavoro a distanza sono garantite le spedizioni degli ordini

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Cara Giuseppina,
mi rivolgo a te perché come sai l’unica differenza tra i
maschi e le femmine è che le femmine capiscono qualcosa
nei fatti altrui mentre i maschi capiscono solo nei loro propri (…)
(Da una lettera di don Lorenzo Milani
a Giuseppina Grassi Melli del 9 maggio 1966)


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