Sabato, 24/08/2019 - Laureato in giurisprudenza e in veterinaria, in veste di dirigente ha maturato un'ampia esperienza nell'ambito del Servizio sanitario nazionale in Sardegna e in altre Regioni, Gianni Salis partecipa al Festival di Bioetica (Santa Margherita Ligure, 29 e 30 agosto 2019) che è organizzato dall'Istituto Nazionale di Bioetica, con un contributo nel panel che si intitola 'Incontri ravvicinati con gli animali'. Lo interpelliamo per conoscere un progetto particolare e innovativo.
Siamo interessati a far conoscere il progetto 'Sardegna cruelty free': quando nasce e con quali obiettivi? Il progetto sta nascendo in questi mesi con un duplice obiettivo: quello di porre all'attenzione dell'opinione pubblica le forti criticità dei metodi di allevamento intensivo degli animali, promuovendo una riflessione critica sui diritti animali, sul rispetto dell'ambiente e dell'etologia degli animali. D'altro canto si vuole delineare una panoramica sui possibili sviluppi dell'allevamento degli animali con metodi che ne favoriscano realmente il benessere fisico e psichico, nella convinzione che ciò costituisca un valore aggiunto anche per gli allevatori e per l'intero territorio regionale.
Il prossimo 16 settembre l'ATS Sardegna (Azienda Tutela Salute) organizza un convegno dal titolo "Diritti animali 2.0 - Sardegna cruelty free" in cui lei terrà la relazione di apertura. Quali sono gli elementi principali su cui poggia l'iniziativa? Lei ritiene che sia un'esperienza 'esportabile' in altre Regioni?
Nel convegno affronteremo questo tema così complesso e affascinante da diversi punti di vista: etico, giuridico, economico e sanitario. La Sardegna ha una tipologia di allevamento prevalentemente incentrata sugli ovini e sui caprini. Questi animali vengono generalmente allevati allo stato semibrado, con ampi spazi a disposizione. Ciò consente di avere una buona base di partenza per un processo produttivo che elimini o riduca fortemente le sofferenze agli animali in tutte le fasi del processo e valorizzi l'ambiente e le produzioni. Nelle Regioni in cui ci sono condizioni di allevamento simili il progetto risulta più facilmente esportabile, ma in tutte le Regioni è comunque possibile prendere iniziative per ridurre gli impatti negativi degli allevamenti intensivi.
Lascia un Commento