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‘Miriam Mafai, i segreti e le lotte nella tempesta della Storia’. Il libro di Annalisa Cuzzocrea

‘Miriam Mafai, i segreti e le lotte nella tempesta della Storia’. Il libro di Annalisa Cuzzocrea

‘E non scappare mai’ non è una biografia ma il romanzo della vita intensa di una protagonista del Novecento. Donna libera, sempre e ad ogni costo

Lunedi, 23/06/2025 - La vita di Miriam Mafai, a ragione, diventa il romanzo di una generazione di donne e uomini che hanno attraversato il Novecento assumendosi la responsabilità di scelte difficili e coraggiose, tanto nella politica quanto nella vita a livello personale.
In “E non scappare mai” (Rizzoli, 2025) Annalisa Cuzzocrea non poteva trovare espressioni più efficaci e maggiore grazia per raccontare la complessità e la tenacia di una donna per la quale la politica è stata la ragione e lo strumento del suo essere soggetto vivo, libero e costantemente critico del suo tempo.
L’autrice ha incontrato Miriam nell’ambito delle attività editoriali di ‘Repubblica’, e alla stima professionale per la collega giornalista si è aggiunto tutto il vissuto della dimensione familiare e affettiva che Cuzzocrea ha ricostruito attraverso lettere, foto, diari, appunti e taccuini che la stessa Mafai ha raccolto e custodito da sempre in una scatola blu. Un tesoro che Sara Scalia, figlia di Miriam e di Umberto, le ha affidato attendendo un libro che l’autrice ha “rincorso per anni”.
Tanto tempo ha richiesto, infatti, la stesura di pagine avvincenti, frutto di letture e riflessioni necessarie per arrivare a stabilire una connessione profonda con una personalità e un’intelligenza che non meritavano analisi superficiali o sciatterie narrative.
Miriam Mafai, i segreti e le lotte nella tempesta della Storia” è il sottotitolo che allude a svelamenti che puntualmente gli agili capitoli offrono alla lettura, ricorrendo man mano ad una selezione di lettere che Miriam scrive o riceve su questioni politiche o episodi familiari. Sono tessere di un puzzle che Cuzzocrea compone con una prosa delicata ed elegante, restituendo aspetti inediti, e talvolta sorprendenti, di una figura pubblica che è stata acuta osservatrice della sua contemporaneità, raccontata per decenni con articoli densi e libri bellissimi. La sua immagine di donna determinata si arricchisce di riflessioni, notizie, passaggi o angolature, aggiungendo vibranti pennellate all’originalità del suo vissuto.
A partire dall’unicità della sua famiglia d’origine, con entrambi i genitori artisti - Mario Mafai e Antonietta Raphaël - che crescono nella massima libertà le tre figlie nonostante la cultura e le difficoltà degli anni Trenta. Soprattutto Miriam e Simona (Giulia nasce più tardi) possono scegliere e, giovanissime antifasciste, si impegnano nella lotta politica in una lunga e costante comunità di intenti. “Non smisero mai di parlare di politica e impegno, le due sorelle Mafai. Mai di credere che ne fosse valsa la pena e che un’alternativa dovesse esistere: si trattava solo di cercarla, di trovare gli uomini e le donne capaci di incarnarla. Il loro legame si era definito attraverso la lotta e l’aveva attraversata senza mai indebolirsi. Anzi, trovando continuamente nuove ragioni per ravvivarla”.
A scandire gli anni Cinquanta e Sessanta per Miriam c’è il lavoro come funzionaria del PCI e la scuola di partito, il secondo matrimonio dopo la breve e tragica esperienza del primo, la nascita dei due figli (Sara e Luciano), l’impegno amministrativo a Pescara, il trasferimento a Parigi e i viaggi in URSS, la ‘scoperta’ del giornalismo, l’esperienza a ‘Noi Donne’ e poi a ‘Paese Sera’, il rifiuto delle rigidità imposte dalla stretta appartenenza, l’avventura di ‘Repubblica’, l’incontro con Gian Carlo Pajetta e un amore che li unirà fino alla fine dei loro giorni con un legame tanto profondo quanto burrascoso. Un’esistenza spesa all’insegna di una testarda attenzione per le novità e una instancabile ricerca dei fatti.
“Non ha fatto che correre Miriam: via dalle bombe e via dal dolore, dagli uomini sbagliati e dalle scelte rinunciatarie. . .”.
La libertà delle donne è l’asse non dichiarato su cui si snoda il percorso professionale e privato di Mafai, con un femminismo più praticato che proclamato. Lo si capisce bene quando arriva alla direzione di ‘Noi Donne’, nella seconda metà degli anni Sessanta, e incide profondamente nella linea editoriale. La stessa organizzazione interna è “una sfida nuova” con una redazione composta quasi interamente da donne che “riuniva ogni giorno alle undici come fossero in un quotidiano”. Un capitolo è dedicato agli articoli che Miriam “non si stancò mai di scrivere per l’8 marzo” perché “non ritenne mai il suo impegno per le donne minoritario rispetto al resto, alle grandi questioni che aveva seguito, dalla guerra in Algeria alla crisi in Medio Oriente, dagli immigrati in Svizzera all’assassinio di Aldo Moro”. Il senso di questa osservazione è condensato in un articolo pubblicato da ‘Repubblica’ nel 2011 e riportato nel libro: “Corri, bambina, corri… tu che hai buona la testa, le gambe e il cuore…..Corri per arrivare dove avevi deciso, per soddisfare il tuo sogno e la tua ambizione. La modestia, la rinuncia alle proprie ambizioni… fu il connotato delle donne delle generazioni che ti hanno preceduto, donne educate alla rassegnazione, a mettersi al servizio dell’ambizione del maschio della famiglia, fosse il marito, il fratello, il figlio. Tu sei diversa, tu hai deciso di arrivare dove ti sei proposta…. ”. Un’esortazione che fotografa il ‘suo’ essere femminista e che Cuzzocrea definisce così: “Lei che rivendicava di aver messo il lavoro e l’impegno davanti a tutto e a tutti, perché solo così la corsa poteva continuare. Solo così avrebbe potuto passare il testimone alle altre dopo di lei. E lavorare per una gara che non fosse truccata”.
Attraverso la storia di Miriam il libro racconta un’Italia che vedeva nella Politica qualcosa di nobile e irrinunciabile per affermare degli ideali, proprio come le sorelle Mafai che “non avevano mai creduto in nulla che non fosse l’impegno per migliorare la vita delle persone, dei bambini, delle donne, e di tutti gli altri”. Italiani e italiane che hanno contribuito ad affermare e a far crescere la nostra democrazia, non di rado pagando prezzi personali perché quell’impegno è stato - e non poteva essere altrimenti - totalizzante.
Il dubbio assale anche Miriam, che riflette sull’essere stata “una madre assente, giudicante, manchevole, nervosa. Aveva creduto di fare del suo meglio, ma non era bastato”. È vero, c’erano i grandi obiettivi, ma c’era anche un’urgenza in più per una personalità come le sua. “Aveva messo prima il partito, il giornale, la lotta. In realtà aveva messo prima se stessa. E non era certa, come era stata fino a quel momento, che fosse quella l’unica strada possibile”.

Il fascino del libro di Annalisa Cuzzocrea è nell’aver reso ‘naturale’ quello che è stato un complesso equilibrio tra la dimensione privata e quella pubblica della protagonista, assumendosi la responsabilità di svelare momenti di tenera intimità o dolori inconfessati annotati e conservati, chissà, proprio per essere un giorno condivisi.
“Ho letto le sue lettere, quelle di Umberto, di Nullo, di Simona, i biglietti per i bambini, quelli di Antonietta. Ho rivisto le trasmissioni televisive cui ha partecipato, ho guardato a lungo le fotografie di una ragazza che nascondeva una ferita senza darlo a vedere mai. E che quella ferita ha tenuto segreta fino all’ultimo”.

 

Annalisa Cuzzocrea
E non scappare mai
Miriam Mafai, i segreti e le lotte nella tempesta della Storia
Rizzoli, 2025
Pagg 272, euro 19,00


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