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A Roma il Gruppo NANNARÈ raccoglie storie di lotte al femminile nella Capitale

A Roma il Gruppo NANNARÈ raccoglie storie di lotte al femminile nella Capitale

Mercoledì un nuovo appuntamento nell'ambito del percorso che Alba Orti, in collaborazione con l’Archivio Flamigni, sta costruendo insieme a tante donne del sindacato

Martedi, 27/06/2023 -

Le storie delle donne a Roma e delle loro lotte, dal dopoguerra, per conquistare servizi e spazi in una città ricca di opere d’arte uniche e di straordinaria bellezza, ma difficile da vivere nella sua complessità. Quartieri storici, eleganti o popolari, periferie difficili e marginalità urbanistiche recuperate a nuove progettualità; tanti centri per altrettanti grandi nuclei che accolgono poliedriche esigenze di centinaia di migliaia di persone. Municipi (undici) che da soli sono città nella città. Testimonianze, storie, volti, umanità che il Gruppo NANNARÈ, dall’affettuoso soprannome romanesco di Anna Magnani, ha deciso di affidare alla memoria collettiva raccogliendole dalla viva voce delle protagoniste di battaglie condotte nei territori.
In vista del quarto appuntamento, che si tiene a Roma (mercoledì 28 giugno nella sede dell’Archivio Flamigni-Spazio di storie memorie) nel cuore della Garbatella, abbiamo chiesto ad Alba Orti, la fondatrice che coordina il Gruppo, di raccontare questo percorso. 

Quando, con quale ispirazione e con quali obiettivi avete iniziato questo cammino?
Si tratta di una scommessa lanciata circa tre anni fa e nata per rispondere ad un’esigenza pratica. Molto spesso ricercare la documentazione era una fatica improba e frustrante. Di momenti significativi, di cui io stessa ero certa in quanto testimone diretta, si smarriva ogni traccia. E all'incredulità iniziale non potevo che associare rimpianti e sensi di colpa per non avere avuto tempo e sensibilità di aver cura della mia stessa esperienza. E a quel punto pure di fronte ad un altro dilemma. Da una parte l’accumulo compulsivo dall’altra la consapevolezza che la casualità e il disordine di quanto era rimasto lo destinava comunque al cassonetto. Ma poi, conoscendo tante altre compagne sensibili alla cultura di genere, ho pensato che, forse, tutte le nostre carte insieme potevano costituire una base e partendo dalla loro parzialità via via si sarebbe riuscite a ricomporre un quadro costituendo un Centro di documentazione di stimolo e di supporto per futuri studi ricerche sulle lotte donne romane. 

Nei primi incontri su quali temi avete concentrato l’attenzione?
Considerando che c’è una sottovalutazione della specificità romana, appiattita e confusa in quella nazionale e una tendenza a sfumare l’attenzione sul sociale, la nostra scelta è stata quella di concentrarci sulle lotte popolari e su quel protagonismo femminile collettivo più labile, più difficile da rintracciare ed evidenziare ma non meno importante dal punto di vista dei cambiamenti prodotti. Gli incontri, finalizzati alla divulgazione del progetto, sono le occasioni in cui le protagoniste sono coinvolte nell’ascolto collettivo di narrazioni e testimonianze che stimolano anche altre a ricercare e a socializzare vicende, fatti e persone. Abbiamo sperimentato una efficacia comunicativa forte che si basa sulla intensità dei racconti e sulle emozioni provate dalle protagoniste nel ritrovarsi a rievocarle insieme alle altre. Nei tre incontri realizzati abbiamo ricordato: le forme di informazione e le strategie adottate per allargare il consenso sui motivi delle lotte, le lotte per il lavoro e la lunga marcia per conquistare i diritti civili e sociali.

Da chi è composto il Gruppo Nannarè e come organizzate il lavoro?
Una decina di ex sindacaliste hanno costituito un primo nucleo che è cresciuto con contributi provenienti da diverse esperienze. E’ un gruppo fluido, aperto che si va via via arricchendo di nuove collaborazioni, interessi, riconoscimenti che vanno aldilà di ogni ottimistica previsione. Ricordando gli occhi sgranati e gli sguardi interrogativi di compagne che, nei primi incontri dopo aver ascoltato con attenzione la proposta, replicavano sinceramente e affettuosamente preoccupate, maaa Alba, è un progetto bellissimo…… ma ti rendi conto i problemi e quanto lavoro? Sapevo che avevano ragioni da vendere ma anche risorse e capacità su cui potevo investire con fiducia. Infatti ormai il progetto è nelle loro mani e cresce. Ma forse vale la pena ricordare che, bloccate quasi all’esordio dal Covid, non abbiamo rinunciato e poi che il passaggio e la svolta fondamentale si è realizzata con l’incontro e la disponibilità dell’Archivio Flamigni e della sua Direttrice Ilaria Moroni. 

L’appuntamento di mercoledì 28 giugno è dedicato alla casa, da sempre un grande problema per Roma. . .
In effetti il tema dell’abitare e la vivibilità dell’ambiente rappresentano un nodo straordinariamente emblematico di per sé, ma a Roma sono quasi il simbolo di tutte le contraddizioni. Il sommarsi dei mali antichi ad una realtà segnata seppur in modo a volte irriconoscibile, dalla degenerazioni delle stesse storture. Proprio la discussione - peraltro straordinariamente stimolante - su come impostare questo incontro ci ha fatto toccare con mano la necessità di bilanciare e intrecciare il lavoro di ricognizione storica e reperimento materiale per il fondo con maggiori contaminazioni e riscontri sulle ricadute nell’attualità.

State lavorando su altri temi?Avete programmi futuri?
Il ruolino di marcia prevede un lavoro binario. Sul fronte degli incontri il ciclo proseguirà con altri due appuntamenti. Uno entro ottobre sulle lotte per i servizi sociali e uno conclusivo a novembre sulla rappresentanza di genere nei movimenti, nelle organizzazioni miste e nelle istituzioni. Accanto a questo impegno entrerà nel vivo la tessitura di rapporti con la rete degli archivi in cui sono già presenti e catalogati documenti e materiali cartacei e/o audiovisivi in una visione di collaborazione e di sussidiarietà insieme alla catalogazione di quanto stiamo raccogliendo e al varo di una tesi di ricerca sull’insieme dell’esperienza.
Forse, per l’età media delle Nannarelle, tendiamo a non fare programmi a più lunga scadenza, ma in compenso abbiamo più scioltezza e meno remore nella sperimentazione, e scoperte di inediti canali di rapporti con donne di altre generazioni. In aggiunta al dato che abbiamo una modalità di lavoro extra-ordinaria, assolutamente volontaria e discontinua, per spezzoni di lavoro che si articolano e si ricompongono con sorprendente facilità e naturalezza condizionati esclusivamente dalla voglia di fare e dalla soddisfazione che se ne trae, francamente siamo gratificate dallo scambio, quasi un dono inaspettato e di cui essere grate.


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