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A colloquio con la regista Linda Ocone: il teatro come impegno civico

A colloquio con la regista Linda Ocone: il teatro come impegno civico

Un teatro di periferia che diventa spazio di azione creativa. Il lavoro tra le donne e per le donne. Gli studi, il presente, i progetti. Il ruolo dell'associazione Tecla a Benevento

Martedi, 11/06/2024 - Carissima, eccomi con questa mia a dirvi (cit.)
Conosco Linda Ocone praticamente da sempre e, nel tempo, ho assistito alla sua maturazione artistica e
personale.
L’ho vista recitare meravigliosamente in spettacoli e reading molto apprezzati dal pubblico e, recentemente, nella sua città di Benevento, ho assistito alla pièce “Nilde e le altre”, di cui ha firmato la regia. Come molti, ne ho ricavato un’ottima impressione. In cinquanta, intensi minuti, attraverso un’ottima recitazione ed un’ottima scenografia, il pubblico ha modo di conoscere la storia di quattro donne, che incarnano quattro forme di resistenza diverse.
Da diversi anni molto attiva nel panorama culturale e teatrale sannita, Linda ha un background notevole e non sta mai ferma. Anche durante questa estate 2024 la città di Benevento si prepara a fruire dell’offerta di qualità che lei ed il suo staff hanno pensato per la cittadinanza, in ambientazioni di grande suggestione, come solo la “città delle streghe” può offrire.

È sempre molto interessante capire il modo di lavorare di una regista (oltre che attrice), dato che si tratta di un lavoro che per decenni è stato quasi sempre appannaggio maschile.
Ecco perché ho cominciato questa intervista proprio dallo spettacolo a cui ho personalmente assistito presso il Teatro Spina Verde.
 

“Nilde e le altre” è uno spettacolo che si inserisce nella serie di tuoi lavori a favore delle donne e del loro impegno in società. Da quale ispirazione nasce questo spettacolo e se puoi illustrarmi un po’ il percorso che ti ha portato a prediligere, o quanto meno, a privilegiare, tematiche femministe.
“Nilde e le altre” è un progetto nato da un’amicizia, quella con Elide Apice (instancabile fondatrice di “Culture e Letture aps”), e Alda Parrella (presidente di “Exit strategy” che si occupa da oltre 10 anni di violenza sulle donne sul territorio). Con la nascita dell’Ass. Tecla nel 2024 abbiamo deciso di farne una vera e propria produzione teatrale. Le donne armate o disarmate, d'ogni fascia sociale, antifasciste per scelta, o per quella quotidianità fatta di bombardamenti e fame, stuprate, torturate, deportate, hanno reagito come potevano, perché la guerra è una ragnatela che trascina tutti dentro, uomini e donne, senza scampo. Nilde Iotti, le unisce idealmente, quando dice, ”la democrazia è un valore che una volta conquistato non è per sempre, ma va difeso”. Ma il mio impegno “femminista”(se per femminismo si intende stare dalla parte delle donne) è molto antico.  Nasco da una donna che ha fondato l’UDI a Benevento, nel periodo delle riforme importanti, da quella del divorzio alla 194, per intenderci, e ho respirato sempre un’aria riformista e culturalmente volta all’alleanza.Un’alleanza tra donne nelle cose della vita (nascita, morte, cura). (Alleanza tra donne, che in passato chiamavano “strearia”!) Direi che non ho fatto altro che ereditare uno sguardo, verso il femminile, che è uno sguardo di giustizia. Ho sempre lavorato con donne: nei laboratori, nella sezione femminile della casa circondariale di Benevento, negli spettacoli come regia(danza e teatro). Le donne hanno molte più cose da dire, hanno più sfumature, le trovo decisamente più interessanti nel loro stare al mondo (infatti lo creano, lo fanno nascere). Cosa ci può essere di più incredibile?  

La struttura del teatro in cui operi è bellissima e la sfida culturale che tu e il tuo staff portate avanti è di notevole impegno nel tessuto della città di Benevento. Si parla, infatti, di una struttura presente in un’area marginale e spesso piuttosto difficile della città. Vorrei sapere da quanti anni questo teatro è lì e come funziona la gestione da parte dell’Associazione Tecla.
L'Auditorium della Spina Verde è uno spazio comunale affidato, dal 2021, all’Orchestra Filarmonica di Benevento. Intitolato ad Alfonso Tanga, ideato e progettato dall’architetto Raimondo Consolante, è una struttura inaugurata nel 2016, ma è stata chiusa al pubblico per lungo tempo a causa di vari atti vandalici. Grazie all’ospitalità dell’OFB, in questi due anni abbiamo deciso di aprire ”una resistenza culturale”chiamata“Quartiere teatro”. Come accade in tutte le città, alcuni territori – chiamiamoli di periferia – sono luoghi privilegiati per azioni creative, perché svolgono una funzione catartica proprio dove disagio e problemi sono diffusi.  Attraverso il teatro le criticità diventano spunti per far dialogare le parti. Il Teatro resta una forma d’arte, un presidio di cui tutti abbiamo bisogno. Noi abbiamo fatto nostre le parole di AnatòlijVasìl’ev per la Giornata Mondiale del Teatro.
Cosa può dire il teatro? Tutto! Il teatro può dire tutto.
Sia come gli dei vivono nei cieli; come i reclusi languiscono nelle grotte; come la passione può elevare e l’amore distruggere; come ci sia gente che vive nella sua casa, mentre dei bambini vivono nei campi profughi, e altri sono ricacciati nel deserto; come ci si separi dai propri cari. Il teatro può parlare di tutto ciò.

Il teatro è sempre stato e ci sarà per sempre. 

Quando nasce Tecla, da quanti soci è composta e di quali attività si occupa?

L’associazione culturale Tecla nasce nel 2024 dalla volontà dei tre soci fondatori di mettere le proprie competenze professionali al servizio della città, con l’obiettivo di tutelare e valorizzare il patrimonio storico, artistico e culturale di Benevento, promuovendo attività sociali nell’ambito dello spettacolo in cooperazione con le realtà esistenti sul territorio. All’attività didattica si affianca quella di produzione ed organizzazione di spettacoli teatrali, musicali, prodotti audiovisivi e multimediali, editoria, in collaborazione con partner nazionali del settore. Perché Tecla?…. perché Tecla è la città in continua costruzione, perché gli abitanti non smettono mai di sollevare sacchi o impalcature, perché costruendo la loro città giorno per giorno, tutti insieme, fanno parte di qualcosa di più grande…che Calvino chiama “notte stellata” . Per noi è un SOGNO. Il sognodi fare la nostra parte. Abitare un luogo è un impegno anche civico.  Condividiamo dei valori: le persone sono valore, la gentilezza è valore, il rispetto è valore.

Vorrei che illustrassi il tuo percorso professionale e personale alle lettrici di Noi Donne. Studi teatrali, compagnie, città in cui hai lavorato, collaborazioni artistiche e esperienze di direzione di teatri. E anche quando nasci come regista.
Quando ho cominciato? Avevo sei anni e nel salotto di casa imitavo Mina, che cantava “non gioco più, me ne vado”, e davanti allo specchio indossavo i vestiti di mia madre e inventavo storie. Credo di aver fatto il percorso di tutti…giocavo immaginando la vita, sognando di essere qualcuno, una principessa, una strega, una ballerina, un feroce assassino!La capacità di immaginare mondi a occhi aperti è stata sempre un mio modus vivendi. Poi ho frequentato come allieva attrice il laboratorio Maloeis, ho fatto parte della compagnia stabile di Benevento, laSolot, e poi tutta una serie di corsi di formazione in giro per l’Italia. Poi l’incontro con Renato Giordano mi ha dato l’opportunità di sperimentare tutta la gamma dei mestieri dello spettacolo: come organizzatrice di eventi (4notti, ridere al femminile, festa della Provincia, ecc…), aiuto regia (con spettacoli nei più importanti teatri con attori come Enzo Garinei, Paola Quattrini, Mariapia Di Meo,e molti altri). A quel punto sono stata fortunata. Il direttore del Teatro Manzoni vedendomi all’opera, mi ha chiesto di dirigere il teatro Roma, che ha aperto con me! E lì un'altra esperienza incredibile a contatto con il mondo autoriale e attoriale e registico di serie A. Ritornata a Benevento per le condizioni di salute di mia madre, scomparsa poco dopo, non potevo stare ferma. È carattere! Faccio tutto, perché sono curiosa, perché mi metto alla prova, perché facendo si impara e da lì…formazione attoriale, regie, letture e tanti incontri con le realtà del territorio. Anni incredibili e zeppi di spettacoli, eventi. Ma il punto è: il teatro è per me un fatto personale. Quando parlo di spettacoli non posso parlarne senza pensare alle persone che ho avuto la fortuna di incontrare. Sono una donna di pancia, e mi scontro anche, ma sono leale, vera e quindi il mio lavoro sempre si intreccia a rapporti umani, che nel tempo diventano di stima, di fiducia, ma soprattutto di amicizia e rispetto. Amore.

 

Una panoramica sui tuoi vari impegni a tutti i livelli artistici e sociali.
Questa è una domanda facile a cui rispondere. Provo a fare tutto, è un modo per scoprire, restare vivi, studiare, imparare, confrontarsi. Organizzo, curo testi, faccio regie, leggo libri, faccio formazione… faccio tutto… così sono in relazione con il diverso dame, con il mio specchio e il mio contrario. Così scopro ogni giorno quello che mi piace e quello che non mi piace. Sperimento la vita. 

Quali sono i tuoi riferimenti artistici e culturali: libri, persone, attori, e quant’altro?
Riferimenti? Sono onnivora! Vengo dai tempi della televisione in bianco e nero (con sceneggiati, varietà e personaggi unici), amo tutti gli attori perché mi stupisco della loro capacità di farmi vivere le parole, che recitate, restano dentro di me, parole che formano i miei pensieri, che trovano forma in quelle frasi…con quei ritmi e quei colori.
Grazie al mio lavoro studio, leggo, guardo cose nuove che possono ispirarmi. Poi ho sempre dentro di me i viaggi di quando ero bambina, dei mesi al mare dove i colori riempivano gli occhi, i viaggi nei musei mi restituivano una percezione del bello, i viaggi in campagna che mi facevano sprofondare in grandi malinconie. E poi… resto una bambina.


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