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È il tempo di una 'Signora economia'. Giovanna Badalassi e Federica Gentile spiegano le ragioni

È il tempo di una 'Signora economia'. Giovanna Badalassi e Federica Gentile spiegano le ragioni

Per festeggiare i 10 anni di Ladynomics.it pubblicata una "Guida femminista al capitale delle donne" (le plurali, 2024) che aiuta a capire perchè senza le donne l'economia non cresce

Venerdi, 13/09/2024 -

Sono passati 10 anni dalla nascita del sito Ladynomics.it dedicato all'economia analizzata dal punto di vista delle donne "regine dell'economia familiare" ma che assai poco frequentano quella pubblica, nonostante sia decisivo l'impatto che le scelte economiche hanno "nel destino delle famiglie, del lavoro, dei figli...".
Per sottolineare questo importante 'compleanno' Giovanna Badalassi e Federica Gentile, fondatrici e animatrici dell'iniziativa editoriale che pubblica instancabilmente analisi, ricerche, commenti e riflessioni con intento divulgativo, hanno scritto un libro che racchiude le loro idee e proposte.
"Signora economia. Guida femminista al capitale delle donne" (le plurali, 2024) è un agile manuale alla portata di chiunque voglia comprendere perché sarebbe interesse di tutta la società adottare politiche economiche attente alle donne. Abbiamo chiesto alle autrici di raccontarci qualcosa di più.

A parte il traguardo dei 10 anni di Ladynomics, perché avete voluto scrivere questo libro?

Perché siamo in un momento storico molto particolare e sentivamo bisogno, noi per prime, di confrontarci in un dibattito pubblico non solo sulla condizione attuale delle donne, ma anche sul contributo che possiamo dare al futuro economico e politico del paese. La parità di genere è certamente ancora lontana, e le diseguaglianze stanno aumentando, anche tra donne. Ciò non toglie che abbiamo fatto un bel pezzo di strada rispetto alle generazioni precedenti e che un nostro “capitale”, non solo umano ma anche economico e politico, lo abbiamo conquistato. Abbiamo voluto capire quindi a che punto siamo, in tutte le nostre varie identità: di lavoratrici, consumatrici, investitrici, risparmiatrici, ma anche di cittadine, elettrici, amministratrici. La prospettiva economica dal nostro punto di vista rappresenta un approccio di verità che ci aiuta a ricostruire un immaginario e una identità collettiva più aderente al reale e che sa svelare quanto stiamo dando al paese sotto molti punti di vista. Maturare questa consapevolezza è, a nostro parere, indispensabile per ritrovare un comune sentire tra donne, un denominatore minimo che ci permetta di trovare una rappresentanza sociale e politica corrispondente a quanto già siamo e facciamo, capace di valorizzare le nostre potenzialità, anche attraverso una risposta precisa ai nostri bisogni.

A quali soggetti in particolare volete rivolgervi?
A chi sente il nostro stesso bisogno di una riflessione collettiva, resa concreta grazie all’approccio economico, su chi sono le donne oggi in Italia, su dove vogliamo andare e che paese vogliamo contribuire a (ri)costruire. Abbiamo cercato di scrivere un manuale che possa essere letto da donne di ogni generazione e livello di istruzione. Nel libro ripartiamo dai “fondamentali” dell’economia di genere, raccontando da dove veniamo, come siamo oggi e dove potremmo andare in futuro. In questo modo proponiamo una visione di insieme che mette insieme i tanti pezzi di un mosaico che magari conosciamo singolarmente ma che difficilmente riusciamo a vedere nel suo insieme. Ci teniamo inoltre molto al confronto con quante più donne possibile, anche se la pensano diversamente da noi, ma che sono aperte al dialogo e curiose di confrontarsi.

Cambiare la prospettiva in cui si fanno scelte economiche, oggi sostanzialmente maschile, in che modo può aiutare l'economia?
Ad oggi le scelte economiche hanno sempre privilegiato le ragioni del “patrimonio”, legate ai bisogni del mondo produttivi, a scapito di quelle del “matrimonio”, inteso, in senso lato, come area della cura e del benessere delle persone. Il patto sociale sul quale si è sostenuto per decenni questo modello prevedeva che, sostenendo il mondo produttivo, investendo in infrastrutture, edilizia, industria, ecc, ci sarebbe stata una ricaduta positiva su tutta la società attraverso la produzione di posti di lavoro. La spesa pubblica per le persone, per la sanità, l’istruzione, il sociale, erano quindi letteralmente “servizi”, meglio, “a servizio” del mondo produttivo con una dimensione ancillare.
Questo modello economico e politico oggi mostra delle crepe profonde in quanto non si sta rigenerando come servirebbe per affrontare le sfide del futuro: si investe sempre più sul capitale (digitalizzazione, intelligenza artificiale, robotica, ecc) e sempre meno sulla forza lavoro, vista come un costo da ridurre e dunque da espellere il più possibile. L’impoverimento e le diseguaglianze economiche causate dalla competizione globale non sono state, inoltre, ancora affrontate né tanto meno risolte, mentre le dinamiche predatorie del capitalismo e della finanza internazionale indeboliscono l’azione degli stati e ostacolano politiche efficaci per contrastare il cambiamento climatico e le diseguaglianze economiche e sociali.
Di fronte a queste prospettive, un cambiamento profondo e sistemico è necessario, e certamente, prima o poi, avverrà. Di questo siamo sicure, come d’altronde è avvenuto già molte volte nella storia.

Ci interessa quindi cominciare a parlarne, di come tutto dovrà cambiare, a partire da una prospettiva femminista che vuole non solo valorizzare le potenzialità e il contributo delle donne, ma soprattutto rimettere in discussione le priorità e le scale dei valori che hanno dominato l’economia fino ad oggi. Il benessere delle persone in futuro diventerà sempre più centrale, perché messo sempre più a repentaglio dalle sfide del futuro che ci attendono, e quindi lo dovrà diventare, necessariamente, anche il lavoro di cura, retribuito nel mercato del lavoro e gratuito nella dimensione privata. Le donne, volenti o nolenti, conservano ancora oggi una leadership indiscussa in questa area, che va trasformata ed elevata in una nuova visione femminista che sappia trovare un nuovo equilibrio tra benessere e profitto. Per questo sosteniamo che non basta più una leadership femminile, che è necessaria ma non più sufficiente: abbiamo bisogno di costruire una nuova leadership femminista che proponga contenuti, visioni e logiche, anche economiche, differenti, all’insegna della parità, delle opportunità e del benessere sociale.

Quali sono i cambiamenti, sul piano economico, non più rinviabili?
Ogni giorno è sempre più urgente ridisegnare le priorità dell’economia per affrontare la crisi climatica e tutte le tensioni sociali e geopolitiche che ne conseguono. Questo richiede una ridefinizione del perimetro di intervento degli stati che devono essere sempre più efficaci, efficienti e capaci di tutelare il benessere delle persone. Abbiamo bisogno di uno stato moderno che sappia far rispettare le regole ad un mercato sempre meno regolato e guidato da logiche predatorie. Questo significa ridisegnare un sistema di tassazione più equo e efficiente, capace di controllare anche l’elusione e l’evasione fiscale, e usare le risorse in più così ottenute per sostenere le infrastrutture sociali, investire nel potenziale di crescita di donne e uomini, dare valore alla cura, alla sanità, all’istruzione.
Le priorità indicate dall’Agenda di Sviluppo sostenibile vanno già in questa direzione, si tratta quindi di perseguirle con serietà e determinazione e, soprattutto, nel solco dei valori femministi di benessere, crescita umana e parità.
Per questo nel libro abbiamo dedicato l’ultimo capitolo, sul futuro, ad una rilettura di genere delle 5P dell’Agenda, sulle quali poggiano le strategie per un futuro sostenibile globale: Persone, Pianeta, Prosperità, Pace, Partnership.

Presentazione a Roma mercoledì 2 ottobre 2024


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