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Nei Consultori Familiari il counseling come strumento strategico per la salute delle donne

Nei Consultori Familiari il counseling come strumento strategico per la salute delle donne

Maurizio Orlandella, ginecologo di AGITE, spiega perché attraverso l’empowerment delle donne passa la limitazione di interventi inappropriati e dannosi

Venerdi, 10/05/2024 - Maurizio Orlandella, ginecologo di lungo corso e dalle molteplici esperienze, ha attraversato la professione nella dimensione ospedaliera e, successivamente, lavorando in stretta collaborazione con il CED (Centro di Educazione Demografica) a Milano “uno dei primi Consultori autogestiti d’Italia”. Un percorso articolato e costantemente a contatto con una medicina che pone l’ascolto alla base della professione e della cura.

Oggi è coordinatore del Nord per AGITE e, incontrandolo nella sede nazionale a Roma, abbiamo raccolto la sua testimonianza incentrata sugli effetti (negativi) della mancanza di empowerment delle donne in tema di salute.

“La carenza di medici, specialisti, ostetriche, infermiere sia nella realtà territoriale che in quella ospedaliera fa in modo che il territorio sia la parte più penalizzata. Nel momento in cui mancano le figure professionali che possono aiutare il medico nel counseling, il Consultorio Familiare è ben lungi dall’essere un luogo inappropriato e antico poiché accade che le donne, durante una visita ambulatoriale in ospedale, non ricevono più ascolto. Quindi il Consultorio è l’unico posto rimasto in cui avere un counseling adeguato per esempio sulla contraccezione, sulle malattie a trasmissione sessuale, sul dolore mestruale o sessuale, sulla inutilità delle ecografie come screening e su tanto altro non strettamente correlato a patologie da curare. Osservo inoltre che, in assenza di counseling aumentano in maniera indiscriminato gli elementi diagnostici, cioè si richiedono esami strumentali e invasivi che porteranno (e che stanno già portando) molte donne, anche di 70/80 anni, a fare interventi inadeguati. Cito, come esempio, la polipectomia dell’endometrio, che non è così necessaria al di fuori delle linee guida, e cioè con un sanguinamento. Quindi in assenza di Consultori si sta preparando un aumento dell’interventismo e della diagnostica più o meno inutile. Il compito del Consultorio era invece aumentare l’informazione della paziente, così tanto da diventare un vero e proprio empowerment che avrebbe portato poi la signora ad avere meno elementi di rischio per la propria salute riproduttiva. Bisogna capire quale è il meccanismo che si è introdotto: se una paziente va dal proprio medico di base, o da un qualsiasi specialista, e riceve un counseling ipercontratto, non ha più l’esperienza tipica consultoriale che la portava a richiedere ulteriori dati e informazioni. Oggi accade che la signora arriva dal ginecologo al Consultorio mostrando indagini o un’ecografia richiesta dal medico di base. Prima questo non veniva mai. Deve essere chiaro che si tratta di una diagnosi assolutamente inutile in assenza di motivazioni e che porta quelle 7 donne con fibromi su 10 e quella donna su 3 con polipi endometriali a subire interventi assolutamente inutili. Nel 2001 avevamo organizzato una grande iniziativa contro l’isterectomia che riguardava il 25% di donne italiane mentre solo il 5% delle donne francesi erano state operate nello stesso periodo in maniera demolitiva. Questo vuol dire che noi abusavamo di interventi all’interno di pratiche di routine. In passato, con grandi attività nei Consultori, queste pratiche erano state ridotte, invece ora si sta tornando ad un approccio molto più ospedaliero determinato anche dal fatto che in diverse regioni i Consultori sono stati collocati all’interno delle aziende ospedaliere”.

Questo articolo è parte del progetto 'I Consultori alla prova del passaggio generazionale' dell'Associazione NOIDONNE TrePuntoZero sostenuto con i fondi dell'8xMille della Chiesa Valdese
Tutti i materiali del progetto, qui https://www.noidonne.org/consultori-familiari/index.php


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