Una mostra nel Museo Ostwall celebra alcune figure femminili dell'Espressionismo e del Movimento Fluxus rivalutandone l'importanza nel panorama artistito internazionale
Il titolo della mostra è ispirato alla missiva che Vally Wieseltheir scrisse al Presidente Franklin D.Roosevelt una volta arrivata negli USA: ”Tell these people who I am / Dite a queste persone chi sono”. Era il 1930 e Vally, ebrea di origine austriaca, da emigrata mostrava il suo desiderio di essere considerata un’artista in un’epoca in cui per le donne non era facile affermarsi nel mondo dell’arte. Nell’iconico edificio della U-Tower che ospita il Museo Ostwall a Dortmund (Germania), è visitabile fino al 23 marzo 2025 l’esposizione dedicata alle “Artiste nell’Espressionismo e nel Fluxus / Women artists in Expressionism and Fluxus” realizzata a cura di Anna-Lena Fruebe (Fluxus) e Stefanie Weisshorn-Ponert (Expressionism).
Le opere di 30 artiste del ventesimo secolo sono organizzate in due sezioni: “Otto espressioniste” e “Fluxus, femminismo e arte degli anni ‘60 e ‘70”.
‘An innate inner need / Un bisogno interiore innato’ è il sottotitolo della sezione dedicata alle espressioniste ed è tratto da una frase di Reneè Sintenis con cui sottolineava che esprimersi attraverso l'arte è qualcosa di naturale, istinto che raramente veniva attribuito alle donne. Questa negazione è il filo rosso che accomuna le 8 artiste della sezione: Renèe Sintenis (1888-1965); Else Berg (1877-1942) ; Lotte Reiniger (1899-1981); Madame d’ora (1881-1963); Emma Schlangenhausen (1882-1947); Kitty Rix (1901-1951?) and Vally Wieseltheir (1895-1945); Marta Worringer (1881-1965).
Sembra, erroneamente, che le donne abbiano avuto un ruolo minore nell’Espressionismo del primo ventennio del secolo scorso. In realtà le convenzioni politiche e sociali del tempo ostacolarono i loro percorsi artistici; per esempio non era permesso alle donne frequentare le Accademie d’arte, una proibizione che fu rimossa per legge nel 1919. Prima potevano solo prendere lezioni private, con evidente penalizzazione di coltivare le aspirazioni o relazionarsi con altri artisti. I loro talenti non erano supportati e le loro opere raramente erano acquisite nelle collezioni non essendone riconosciuto il valore e l’importanza. Uno degli obiettivi di questa mostra “è presentare donne esponenti dell’Espressionismo, molte delle quali sono ancora sconosciute”.
A parte qualche eccezione, i lavori delle artiste del movimento Fluxus hanno ricevuto pochissime attenzioni e solo in tempi più recenti alcune istituzioni hanno iniziato a valorizzarle maggiormente anche riprendendo le pubblicazioni della rivista Womens Work che aveva apprezzato le idee del movimento nonostante il mercato dell’arte le avesse sostanzialmente ignorate non avendo colto il fervore creativo di molte donne che, quindi, non rappresentavano casi isolati.
Nel presentare la mostra, la nota del sito web sottolinea come “le artiste continuino ad essere molto meno presenti nel panorama espositivo rispetto ai colleghi uomini, tendenza confermata anche nelle collezioni museali”. Una colpevole carenza di cui il Museo Ostwall fa ammenda, rammaricandosi del fatto che, al momento, le opere di artiste sono solo il 7% del totale. L’obiettivo dichiarato è di porre rimedio a questo squilibrio “osservando le collezioni in una prospettiva femminile e avendo cura di ampliarle con lavori di donne”. Un impegno che in “Tell these people who I am / Dite a queste persone chi sono” ha trovato una efficace declinazione che si esprime nella ricchezza e varietà di opere esposte e anche in un pannello a tutta parete in cui tante figure femminili sono collocate in relazione ai grandi eventi del loro tempo. A dimostrazione che le donne c’erano e che a cancellarle è stata una narrazione escludente perché in ottica maschile.
Lascia un Commento