Infermiere volontarie durante la guerra civile spagnola. Una storia eccezionale che vi raccontiamo per la prima volta in Italia
Tra di esse, spicca la figura di Feigla Vera Luftig, conosciuta semplicemente come Vera o come Vera Akkerman, un'ebrea, polacca di nascita e belga d'adozione. Vera ebbe vita avventurosa. Aveva sposato il leader sindacale Emiel Akkerman, il quale si era arruolato come volontario nelle Brigate Internazionali, una formazione di sinistra nata con lo scopo di combattere contro il fascismo nella guerra civile spagnola. Inviato al fronte, egli morì poco dopo, come anche suo fratello Piet. A quesro punto Vera e le sue due sorelle, Golda e Rachele, ed un gruppo di donne da lei reclutato, decisero di intraprendere un viaggio che le avrebbe condotte in Spagna, per entrare a far parte delle mamàs belgas e per unirsi concretamente alla lotta antifascista. Con la vittoria di Franco, le tre sorelle, come le altre infermiere ebree e comuniste, dovettero lasciare rapidamente la Spagna per non essere imprigionate o fucilate. Si stabilirono a Bruxelles e Vera, avendo un’ottima presenza fisica, che curava molto, lavorava come modella per dei pittori. Fu proprio in quell’ambiente artistico che, quando iniziò la seconda guerra mondiale, ella incontrò Leopold Trepper, direttore dei servizi segreti sovietici, e si unì alla resistenza antinazista. Era un membro attivo della Die Rote Kapelle (L'orchestra rossa), un gruppo di spionaggio e sabotaggio. Il suo nome in codice era La Negra ed il suo compito era quello di digitare messaggi in codice. Nel gergo dello spionaggio, Vera Luftig era “la pianista” che premeva i tasti dell'apparecchiatura di emissione (“il carillon”). Il gruppo riuscì a scovare preziose informazioni sugli obiettivi della Wehrmacht, contribuendo così alla vittoria sovietica nella battaglia di Stalingrado. 
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