'Femministe in un unico mondo' (Fandango libri) di Bianca Pomeranzi, a cura di Carla Cotti: una ricostruzione storica che ripercorre le lotte, i successi, le battute d’arresto dei movimenti femministi a livello internazionale dagli anni ‘70
Affiancano tutte queste conferenze ufficiali i Forum internazionali di organizzazioni di donne e femministe che vi intervengono facendo pressione per affermarvi le loro posizioni e visioni. Tutto il difficile percorso di cambiamento è il risultato di battaglie portate avanti dai movimenti del Nord e del Sud del mondo: organizzazioni di donne e femministe sono state in grado di far riconoscere la centralità dei diritti umani delle donne nell’arena internazionale che si presentava come la più ostica e lontana dalle voci delle donne. Reti di organizzazioni di donne e femministe di mondi diversi, dei paesi a capitalismo avanzato dei paesi comunisti e dei cosiddetti paesi del terzo mondo, si incontrano scontrano e solidarizzano, mentre conoscono e riconoscono le loro grandi differenze economico-sociali culturali religiose politiche, talora inconciliabili e conflittuali.
Sullo sfondo di cambiamenti epocali, del crollo del comunismo in Russia e nei paesi dell’est Europa, della globalizzazione neoliberista, del dilagare di aggressivi fondamentalismi religiosi e nuove guerre neo-coloniali e della crescente debolezza dell’ONU, le reti femministe transazionali hanno continuato a moltiplicarsi e differenziarsi rispetto alle visioni di sessualità, identità sessuale e di genere, libertà, uguaglianza di diritti, mentre le posizioni politiche si divaricavano tra chi era più vicina al mainstreaming istituzionale e chi dava voce ai propri obiettivi all’interno di movimenti antagonisti no-global ecologisti pacifisti. Ma si è pur sempre teso a cercare obiettivi comuni su cui incontrarsi.
La lotta contro la violenza maschile contro le donne è diventata negli ultimi anni il principale terreno comune. Proprio contro il carattere strutturale di questa violenza si batte quello che è il più esteso e importante tra i nuovi movimenti femministi, il movimento transfemminista e transnazionale Ni Una Menos. In una prospettiva politica di radicale e complessiva trasformazione sociale questo movimento mette a fuoco l’intreccio tra violenza patriarcale e violento sfruttamento capitalista, tra sfruttamento nella produzione e quello del lavoro riproduttivo delle donne, in particolare delle immigrate del Sud globale, e dunque la conseguente interdipendenza delle discriminazioni e disuguaglianze di genere-razza-classe.
Partecipando anche a questo movimento, Bianca ha dato voce fino all’ultimo alla sua passione politica.
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