Una mostra virtuale per conoscere l’arte tribale Korwa, Baiga e Gond
Sentieri che si intersecano tra la sezione femminile di un luogo di detenzione e l’esperienza grafico pittorica di una tribù dell’India centrale
Martedi, 05/01/2021 - Ho conosciuto Caterina Corni, curatrice e critica d’arte, alcuni anni fa, in occasione di un progetto artistico curato da Caterina per l’Associazione Boscovich Arte e Salute.
Il progetto Sprigioniamo l’Arte. Creatività al femminile nel carcere di San Vittore, realizzato in collaborazione con la Casa Circondariale di Milano, ha previsto diversi incontri che si sono svolti all’interno dei laboratori di espressione attraverso i linguaggi visivi attivi presso la sezione femminile. Caterina ha documentato, con competenza e sensibilità, il lavoro svolto dalle donne, lavoro che ha trovato poi una sua modalità di “uscita” sia attraverso la pubblicazione di un catalogo e di un video, realizzato da Umberto Corni, che tramite una mostra presso gli studi medici dell’Associazione Boscovich Arte e Salute. Molte opere realizzate dalle donne sono state vendute e il ricavato è stato consegnato alle conduttrici dei laboratori perché potessero acquistare nuovo materiale da utilizzare con le donne.
L’esperienza fu molto piacevole sia per le donne che per me, conduttrice di un laboratorio di arte per la CGIL di Milano. Il fatto di poter uscire almeno simbolicamente attraverso scritti individuali e l’esposizione delle proprie opere, di vederle riprodotte su carta e tramite video, di ricevere, dalle mani di Caterina, il catalogo e, per alcune donne l’uscita autorizzata per l’inaugurazione della mostra ha costituito elemento di grande soddisfazione e di felicità per tutte.
L’apprezzamento per Caterina, che si occupa di consulenza artistica per il governo indiano, mi ha portata a chiederle di organizzare una mostra virtuale di arte contemporanea indiana per la Fondazione Sormani/Prota-Giurleo, della quale sono presidente.
La proposta di Caterina ha riguardato l’arte tribale contemporanea delle donne della tribù Baiga e non solo. Le donne che, da tempi lontani, usano dipingere il proprio corpo, sono state invitate a riportare i disegni su carta e su tela. Una mostra virtuale, visibile sulla pagina Facebook e sul sito della Fondazione, che permetta di far conoscere in Italia l’arte tribale delle donne, presentando le espressioni artistiche, Korwa, Baiga e Gond. I Korwa sono i cosiddetti discendenti degli Adivasi (i primi abitanti dell’India) che popolano le colline del Madhya Pradesh, stato indiano a sud della pianura del Gange il cui nome in hindi significa "provincia centrale".
Così scrive Caterina Corni: per la presentazione della mostra:
“La tribù Baiga è tra le più antiche dell’India centrale. I Baiga nascono come semi-nomadi, ma con l’arrivo degli inglesi si trasformano in tribù sedentarie. La particolarità legata a questa popolazione è l’arte del tatuaggio riservata al mondo femminile; i corpi delle donne Baiga sono infatti completamente ricoperti di tatuaggi dalle forme rigorosamente geometriche. A ogni parte del corpo corrispondono dei motivi ben precisi e questi tatuaggi sono eseguiti esclusivamente dai membri della tribù. Da circa una decina anni, forse sotto consiglio di antropologi europei, le donne Baiga hanno deciso di trasferire su tela le decorazioni che portano sul corpo, dando vita a meravigliose nonché interessanti opere d’arte. L’arte Korwa, che si distingue per la sua straordinaria eleganza, riproduce ritmi calligrafici e alfabeti sconosciuti. Traccia, rigorosamente con inchiostro nero, forme/corpi per metà umani e metà animali. Il segno diventa una sorta di scrittura magica, dove il gioco dei pieni e dei vuoti crea composizioni di un eccezionale lirismo. L’Arte Gond è particolarmente diffusa in Francia, soprattutto tra il grande collezionismo parigino, e ha radici molto antiche. Di religione perlopiù animista, la tribù Gond crede nella sacralità delle cose e, in particolar modo, nel valore spirituale delle immagini. Una bella immagine diventa portatrice di buona fortuna ed è per questo motivo che i muri esterni delle loro abitazioni sono popolati da animali fantastici, scene di vita quotidiana e alberi dalle sembianze zoomorfe”.
Una mostra, seppure per ora solo virtuale, che ha il pregio di restituire valore ad un sapere femminile che, senza la mediazione di Caterina, non avremmo potuto conoscere.
- - - - - - Caterina Corni, laureata in Lettere e Filosofia, indirizzo Storia e Critica delle Arti presso l’Università Statale di Milano. Ha inoltre frequentato l’Université d’été, Centre Pompidou - Bibliothèque Kandinsky a Parigi.. Ha organizzato mostre in Italia e all’estero e collaborato con diverse testate tra cui Take on Art e FlashArt. Attualmente lavora come consulente d’arte per il Governo Indiano, collezionisti privati, gallerie, musei e aziende tra cui TATA Sons e UBI Banca.
Tra le principali mostre: “Jamini Roy. La Collezione Kumar” Museo delle Culture, Lugano; “Dr. Babasaheb Ambedkar Memorial”, Londra. Casa-Museo di Babasaheb Ambedkar, in collaborazione con il Governo Indiano e il Bharat Ratna Dr. Babasaheb Ambedkar; “Art Baharain Across Borders”, Bahrain. Curatrice dello stand Italia; “Sprigioniamo l’Arte. Creatività al femminile nel carcere di San Vittore” Associazione Boscovich Arte e Salute, Milano in collaborazione con Casa Circondariale di Milano San Vittore; “L’impronta dell’anima. Nairò e le sue opere”, Casa delle Arti – Spazio Alda Merini, Milano; “Found Photos in Detroit”, Clark House gallery, Focus Festival, Mumbai; “Simrin Mehra Agaral. The Hidden Courtyard”, 1x1 gallery, Dubai; “MADE IN ITALY”, Sakshi Gallery, Mumbai in collaborazione con il Consolato Italiano, l’Istituto Italiano di Cultura e la Camera di Commercio indo-italiana; “Michelangelo Pistoletto. Notte Love Difference”, Dream Factory Gallery, Milano; “Majhi International Art Residency”, Venezia-Dhaka, in collaborazione con Durjoy Bangladesh Foundation e Ambasciata d’Italia.
E’ Prof. Associata presso la Symbiosis University di Pune (IN) e membro dell’Assemblea degli Afferenti del Centre for Cultural Heritage Studies, Università dell’Insubria.
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