Login Registrati
Un po’ stanco di dorso

Un po’ stanco di dorso

"...Rosa, seduta al tavolo, continuava a guardare il piccolo libro, giunto proprio quella mattina, si trattava di un'edizione degli inizi del secolo e quindi per niente rara, di alcuni racconti di Gorki ..."

Lunedi, 14/10/2024 -

Sul tavolo stavano, l'uno poco discosto dall'altro, un libro un po’ stanco di dorso, come si leggeva nel bollettino del libro raro ed esaurito della Libreria Cassitto che le era giunto da Napoli dalla libreria di Port’Alba, da dove Rosa se l'era fatto arrivare per corrispondenza e la scatola di pillolette Bellargil, che facevano a Rosa da argine, ad una certa stanchezza cronica, che da mesi la visitava.

A, dire il vero, era solo questo l'ospite, che la visitava con tanta insistenza, da quando era ritornata dal viaggio fatto in agosto a San Pietroburgo, poiché sempre più si erano diradate le visite di amici e parenti, né Rosa faceva niente per sollecitarle, ma anzi aveva più tempo per consultare i cataloghi dei libri esauriti e per ordinarne di nuovi ai Cassitto, di cui era buona cliente, perché le vendite avvenivano per corrispondenza e non c'era di visibile, di corposo tra lei e i Cassitto altro che i libri, che puntualmente le venivano spediti e che lei, pagato il contrassegno al postino, subito congedava.

Al postino sarebbe piaciuto scambiare qualche parola, ma lei veloce si richiudeva la porta alle spalle, si portava il pacco in cucina e con il coltello più tagliente che aveva, liberava il libro dalla strettoia dello spago e dei fogli di vecchi giornali che l'avvolgevano e, giunta che era al libro, sentiva una tale empatia per esso, che cominciava a parlargli, come si fa di solito, se si è soli, con un gatto o un canarino che ci tiene compagnia.

Gli diceva: "Ma guarda, guarda poverino come sei conciato? "E, mentre si aggirava per gli scaffali, per trovargli una buona sistemazione, continuava a dirgli: "Ma guarda, guarda un po’, come sei conciato" e l'accarezzava, mentre pure lo riponeva accanto ad altri libri, cui in una certa maniera lo consegnava, perché gli ridessero nerbo e fiducia.

"Ci sono al mondo i superflui, gli aggiunti; / i non registrati nell'ambito visuale" una volta aveva trovato scritto in uno di quei libri, che a dire il vero, essendo un libro di versi di Marina Cvetaeva non era poi né tanto vecchio, né esaurito, né malridotto e Rosa s'era domandato con sgomento se anche delle persone esistessero "bollettini" che ne dessero notizia, ma si sa, mentre i libri, più vecchi sono, più sono appetibili per i collezionisti, le persone sembrano essere superflui, addirittura aggiunti già da giovani, figuriamoci poi quando invecchiano!

Rosa, seduta al tavolo, continuava a guardare il piccolo libro, giunto proprio quella mattina, si trattava di un'edizione degli inizi del secolo e quindi per niente rara, di alcuni racconti di Gorki, fatta in piena tela grezza flessibile con nastrini di chiusura, con impresso in oro, al piatto antistante, una corona d'alloro con al centro disegnato un libro trafitto da una spada e le parole "Noi leggevamo"; il libro era stampato su carta con barbe in colore rosso e nero, insomma un'edizione vecchia, non di valore, che lei aveva comprato per un buon prezzo e che, chissà da quanto tempo,se n’era stata invenduta in quella libreria a Port’Alba.

Effettivamente quel piccolo libro non era soltanto un po’ stanco di dorso, come ella aveva letto, prima di richiederlo, sul bollettino che ne dava notizia, ma presentava pure una gora d'acqua al piatto antistante e alcuni strappi a dei fogli.

Quando in agosto Rosa era stata a San Pietroburgo, per certe questioni connesse al suo lavoro di traduttrice di libri dal russo, (per le spese del viaggio aveva provveduto l'editore!), negli intervalli del suo lavoro aveva avuto modo di visitare anche alcuni monasteri ortodossi; in uno di questi, fuori città, ella aveva dovuto salire una scala assai ripida, che le era parsa piuttosto impraticabile.

"About the God" - aveva detto d'impulso la guida, avendo notato il suo imbarazzo.

"About the God " - aveva ripetuto Rosa, senza capire.

Allora la guida, ricordandosi che lei capiva la sua lingua e contento di non dover esprimersi nel suo inglese imparato da poco, aveva proseguito con il dire in russo che la scala era tanto ripida, perché i monaci che secoli addietro la percorrevano, non dovevano avere alcuna fretta a salire, ma, salendo per quelle scale, dovevano pensare pensieri riguardo a Dio.

Rosa sorrise tra sé, pensando alla fretta che lei sempre aveva nello scendere e salire le scale, nel correre ogni mattina a prendere la metropolitana, le corse che faceva per fare la spesa, per accompagnare i bambini a scuola e andarli a riprendere e correre al lavoro e tornarsene a casa carica di libri da tradurre, libri così tanto nuovi, da darle a volte la nausea e non perché era per l'ennesima volta incinta, perché di questo non c'era pericolo, dacché Massimo se n'era andato e s'era messo con una tanto più giovane di lei e aveva messa incinta pure lei e il mondosi preparava ad un bel altro po’ di aggiunti e superflui.

Spese superflue - s'arrabbiava Massimo, ogni volta che vedeva comparire un altro libro un po’ stanco di dorso, che Rosa s'ingegnava di nasconderglieli alla vista, senza però riuscirci. Ma di essi Rosa non poteva fare a meno, e per essi centellinava su tutto, sui vestiti, sulle scarpe, andava rare volte dal parrucchiere, mai un cinema, ma non smetteva di inviare ai Cassitto la cedola di commissione, anche se si premurava di non scegliere mai libri costosi, quanto piuttosto quelli negletti dagli altri e rari solo per lei e si metteva in attesa poi dell'arrivo del postino come si attende una festa, una gioia.

"Ciò che ieri arrivava alla cintola, / d'improvviso - fino alle stelle. / (esageratamente - cioè / in tutta la sua statura.) / Mentalmente: caro, caro. "Che ora? - Le sette./ Al cinema oppure ..." Uno scatto: "A casa" - Rosa stessa aveva tradotto questi versi di Marina Cvetaeva, e non era già più la Rosa sbiadita e stenta di tutti i giorni, ma una Rosa luminosa, una Rosa shocking, capace di ergersi in tutta la sua statura e d'arrivare, in virtù dell'assunzione di quel suo nuovo nome Rosa shocking, fino alle stelle, di arrivare addirittura fino a pungerle le stelle per il tempo almeno di una traduzione, di una empatia, per poi riprecipitare nella Rosa che era, quella di sempre e aspettare, aspettare che i Cassitto le inviassero i loro libri più stanchi, i più snervati di dorso.

"Nessuno come Marina ha tenuto fissi gli occhi sul corpo, eppure nessuno più di lei se ne è allontanata, fino a giungere a toccare le stelle" - adesso sta pensando Rosa, mentre ha preso dal tavolo il libro di Gorki.

"Un poeta è sempre un astronauta" - sta pensando Rosa - "un astronauta che ricuce le nostre cintole con cinghie stellari".

"Cacca brillante" - la chiamava negli ultimi tempi Massimo.

"Cacca brillante, te e tutte le stupide parole che leggi nei libri e che ti intasano la mente" - le diceva sarcastico, violento Massimo.

"Ma quando è che ti sveglierai, Rosa Cacca brillante" - le vomitava addosso Massimo, anziché invogliarla a dire: "A casa, a casa, come se casa fosse paradiso".

Sul frontespizio del piccolo libro, che adesso Rosa teneva in mano si poteva adesso scorgere con nettezza oltre il nome dell'autore, il titolo: " M. Gorki - Gli ex - uomini" e Rosa vi stava ripassando un dito sopra i contorni delle lettere, come a nettarlo ancora di più e a renderlo visibile, quel titolo, ad una platea sterminata.


Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy - Cookie Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®