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Tante figure femminili nel nuovo romanzo di Maristella Lippolis

Tante figure femminili nel nuovo romanzo di Maristella Lippolis

"Storie che danno sollievo" (ed L’Iguana), il nuovo romanzo di Maristella Lippolis

Domenica, 01/07/2018 - Ci sono personaggi che non esauriscono la loro funzione nell’arco di una storia, ed è quello che è accaduto a Caterin che, in “Una furtiva lacrima” di Maristella Lippolis, era entrata nella vita dell’anziana Bianca, con un segreto nello sguardo e una creatura in grembo. L’avevamo lasciata con dispiacere, sulle soglie d’un mistero che s’era finalmente rivelato, quello relativo al passato di Bianca, e di un segreto, il suo, che cominciava a venire alla luce. La ritroviamo adesso, come fosse un’amica temporaneamente perduta, al centro di “Raccontami tu”, pubblicato dall’ottima casa editrice L’Iguana (pp188, euro 15).
Oltre a lei, questo nuovo romanzo di Lippolis mette in campo altre due figure femminili, Dina e Alice e fa dei loro tragitti di vita che s’intrecciano e poi si risolvono in narrazione reciproca, il suo intenso nucleo d’energia. Lo scenario si apre su Caterina, rappresentata quasi confidenzialmente attraverso l’uso della seconda persona, in fuga dal suo ex compagno violento, ripresentatosi improvvisamente a casa di Bianca per reclamarla: nell’auto che corre nella notte c’è una bambina di pochi mesi, da placare con l’abituale sequenza dei gesti,nella mente della giovane donna tanti interrogativi e un futuro tutto da inventare, intorno a quell’unica certezza, la casa di Alice -amica della figlia di Bianca - verso cui è diretta. E qui l’autrice inizia a tessere sapientemente i primi nodi di una rete relazionale, che s’accresce con l’incontro fortuito, in autostrada, di Valentina, l’ agente di polizia che si prende cura di questa giovane donna impaurita e tuttavia risoluta, e con l’ingresso, nella trama, di Dina. Dina è una delle tante ragazze albanesi - ma potrebbe essere anche ucraina, o nigeriana - immesse nel giro della prostituzione, che per tenersi viva mantiene vivo, nell’interiorità, il rapporto con la sorella a cui indirizza lettere non scritte, ma solo pensate. E se per Caterina la spinta a ribellarsi era venuta dalla figlia, per Dina verrà da quella creatura giovanissima, poco più che bambina, che una notte le portano in camera, con il compito di “prepararla agli uomini”:e anche qui c’è un’aiutante,Maria,che agevola la loro fuga. E a Pescara, la città “dove sembra che ci sia posto per tutti”- bellissima espressione, da sventolare come una bandiera -, le aspetta Alice, colta in una fase particolare della sua vita: un momento di crisi con il compagno,un desiderio mai realizzato di maternità che ancora si fa sentire, un progetto che finalmente sta prendendo forma: un locale che è non solo una libreria e una rivendita di prodotti naturali,quanto piuttosto un luogo di ritrovo, di relazioni, di sollievo. Non è un caso che quest’ultimo termine affiori così insistentemente nel discorso narrativo: è un’intensa emozione, il sollievo, che nasce dallo scampato pericolo, certamente:ma anche, e soprattutto, da quella speciale leggerezza d’animo che conferisce il poter parlare liberamente di sé, sentendosi comprese e accolte. Si può dire, allora, che sia proprio questa possibilità di sollievo che s’incarna e diventa concreta, nella trama del romanzo, attraverso la relazione tra Caterina, Dina e Alice, a dare sollievo, per la potente proprietà transitiva della letteratura, anche a noi lettrici: dono ancora più prezioso in tempi di rabbia e solitudine.


Maria Vittoria Vittori

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