Uscito da poche settimane nella collana I Colibri di Neri Pozza ed, sarà presentato all’Istituto Italiano di Cultura di New York (l'IIC-NY) martedì 24 gennaio prossimo
Domenica, 08/01/2023 - Marina Valensise, come giornalista e critica, è collaboratrice di vari periodici e quotidiani, tra cui Il Messaggero ed Il Foglio da oltre un quarto di secolo.
E’, inoltre, storica di rango, autrice di testi e saggi ed è stata dal 2012 a settembre 2016 direttrice dell'Istituto Italiano di Cultura a Parigi.
Lì il suo quadriennio di lavoro intenso ed appassionato è e rimarrà davvero indimenticato: l’IIC di Parigi è un po’ il naturale epicentro della diplomazia culturale ed economica di Francia ed è collocato dal 1962 all’Hôtel de Galliffet.
E proprio lì la Valensise ha esplicato il suo lavoro più vivo e brillante, ridandogli lustro e dedicandogli, nel 2015, una fresca e vivace opera, "L’Hotel de Galliffet", èdita da Skira che è un po’ una biografia ‘loci’ attraverso le vicende del suo più illustre inquilino, Charles - Maurice de Talleyrand-Périgord, tumultuoso ministro degli Esteri di Napoleone Bonaparte, e un po’ l’omaggio ad un edificio legato indissolubilmente all’Italia fin dai primi del Novecento.
Ed aveva pure portato a termine il principale obiettivo che si era prefissata: rendere l’Istituto Italiano di Cultura di Parigi non solo un centro per la promozione e la trasmissione dell’eredità culturale italiana, ma anche uno spazio per la creazione e la produzione di artisti contemporanei.
Anche il suo penultimo volume, pubblicato da Marsilio nel 2016, "La cultura è come la marmellata. Promuovere il patrimonio italiano con le imprese", era stato poi un ulteriore tirare le somme del suo lavoro all’IIC di Parigi (https://www.noidonne.org/articoli/quando-imprenditoria-e-cultura-si-fondono-edonna-di-maria-cristina-nascosi-sandri-07688.php).
Ora, in questa sua ultima opera, "SUL BARATRO – Città. Artisti e scrittori d’Europa alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale", ispirata a suo dire dallo scoppio della guerra assurda che dal 24 febbraio scorso fustiga i destini non solo della EU ma del mondo intero – perché è noto il battito di ali di una farfalla nella foresta amazzonica fa ‘risentire del suo vivere’ chi si trova agli antipodi – la Valensise, novello occhio ariostesco che dall’alto del cielo, tramite il ‘suo Ippogrifo’, guarda giù e guarda all’indietro, ai destini europei dall’inconsapevole 1938 in avanti, nazione per nazione, personaggi di spicco ed artisti di vario genere e non solo che son i protagonisti di un futuro di guerra che sta per arrivare.
Ma – piccola essenziale clausola dell’inconscio cosmico – non si deve dimenticare di ricordare che il 1938 è l’anno delle leggi razziali, un preludio non poi così avulsamente inconsapevole da non far presumere, intuire almeno ad alcuni intellettuali più smagati che l’orrore degli orrori si andava avvicinando, sempre più...
E quell’apparente momentanea pace europea funge da base di partenza per quel’iter rapsodico – come lo autodefinisce la stessa Valensise – che lei compie attraversando le sue capitali, da Vienna a Budapest, da Berlino a Parigi, da Praga a Bucarest, passando da Vilna e Varsavia, Mosca e Leningrado, e poi ancora da Riga a Drohobyč, da Salisburgo a Lucerna, da Roma sino all’approdo finale a Bruxelles ed in ognuna di esse si fa accompagnare da un personaggio che la rappresenti, ricostruendo cosi il destino di quindici scrittori, artisti, poeti, intellettuali, con i loro drammi, le passioni, i sogni, le ambizioni e le angosce nell’imminenza della guerra.
E questi han tutti nomi come Anna Achmatova, Sigmund Freud e Stefan Zweig, Salvador Dali, Wystan H. Auden e Alberto Moravia, per non nominarne che alcuni.
Il Secol Breve, per chi vorrà ascoltarlo e prestargli attenzione, preannuncia già ciò che è, oggi, il destino provato e dolente della ‘fragilità contemporanea’.
Marina Valensise presenterà questa sua ultima opera all’Istituto Italiano di Cultura di New York (l'IIC-NY) martedì 24 gennaio prossimo.
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