La caccia alle streghe: una 'operazione steminio' su cui la Chiesa 'ha costruito un sistema'
Con “Sesso Chiesa Streghe. Una storia vecchia e nuova di femminicidi“ pubblicato a maggio 2022 da Fefè editore, Maria Mantello approfondisce un tema che ha trattato anche in precedenti saggi e che nella presentazione del nuovo volume è così descritta: “modelli patriarcali sedimentati per secoli e accettati nell'abitudine, creano quell'omertosa solidarietà sociale su cui la Chiesa, storicamente, ha costruito un sistema. Con la sessualità ridotta a pulsione/peccato da inibire contro la tentazione della ‘creatura donna’, ha creato anche fertile terreno per una sorta di 'operazione di sterminio': la caccia alle streghe. Il libro ricostruisce ciò e sottolinea come la dogmatica cattolica, proponendo il modello di donna costruito sul mito mariano, lo usa anche come baluardo contro i cambiamenti rivoluzionari della storia sociale e politica, di ieri e di oggi”.
Riportiamo di seguito un estratto dell’Introduzione del saggio.
C’è tutta una tradizione sessuofobico-misogina di matrice cattolica che ha inciso a tal punto le coscienze con stereotipi e pregiudizi reiterati per secoli, tanto da riaffiorare ancora oggi nonostante i processi d’emancipazione ottenuti dall’universo donna.
Si pensi solo alla persistenza del vecchio adagio: «chi dice donna dice danno», che risale a s. Girolamo, l’illustre padre della Chiesa che preferì evirarsi per non cadere in tentazione.
Oppure alla misoginia “naturalistica” di S. Tommaso d’Aquino che nella sua Somma della Teologia definiva la donna: «deficiente di qualcosa», «un maschio mancato».
O ancora a queste altre “misericordiose” amenità di chierici-pilasto della teologia cattolica: S. Paolo: «l’uomo è il capo della donna», «la donna deve stare soggetta al marito in tutto», «la donna impari in silenzio con ogni sottomissione. Perché non permetto alla donna d’insegnare, né d’usare autorità sul marito, ma stia in silenzio»; S. Agostino: «Nulla allontana di più dalle vette dello spirito dell’uomo che le carezze della donna e ogni toccamento del corpo»;S.Alberto Magno: «La donna […] quello che non riesce ad ottenere da sola, cerca di raggiungerlo con la falsità e con inganni demoniaci […] l’uomo si deve guardare da ogni donna, come da un serpente velenoso e da un demonio cornuto».
Questo libro evidenzia come la Chiesa cattolica abbia contribuito con imposizioni e visioni dogmatiche a produrre il modello sociale per il controllo della donna, creando anche il fertile terreno per una vera e propria operazione di sterminio: la lucida follia della caccia alle streghe contro la discendente di Eva, la creatura imperfetta, la facile porta del demonio, come teologi e santi inquisitori propugnavano si credesse.
Un’operazione femminicida che nelle “streghe” assassinava le donne ribelli al sacralizzato modello patriarcale. Erano erbarie, medichesse, speziarie,levatrici, ricercatissime per le loro cure. Erano le “buone fate”, che potevano cambiare il fato, il destino... Quindi pericolose concorrenti per la Chiesa dei “miracoli” che, proprio le loro conoscenze farmaceutiche, le percepiva anche di intralcio alla rassegnata accettazione della sofferenza per il «corpo - peccato», cardine dell’ideologia cattolica per la conquista dell’immaginifico cielo.
Sebbene in un tempo assai lungo (dal Medioevo alla fine del Settecento) sono state calcolate, tra sospettate, inquisite, torturate, violentate, incarcerate, esiliate, bruciate vive nel «nome di Cristo» – o meglio nominando Cristo invano – milioni di donne–streghe, vittime della «legale santa persecuzione» che ha avuto vette d’eccellenza tra il Cinquecento e il Seicento.
Il libro ricostruisce questa incredibile storia dell’orrore con documentate analisi e chiarezza espositiva, non mancando di sottolineare come la dogmatica cattolica non defletta dalla conservazione e riproposizione del suo modello di donna costruito sul mito mariano, usato anche come baluardo contro i cambiamenti rivoluzionari della storia.
Quel simbolico di donna per «vocazione» dedita all’altro, che inculcato e sedimentato nei secoli ritroviamo nell’odierno catechismo e ribadito nelle encicliche dei papi a noi coevi.
Questo mito di donna vocata al sacrificio e all’abnegazione veicola e resiste alimentando il magma della subcultura maschilista.
Le “nuove streghe” sono le donne colpevoli di non voler obbedire agli schemi sessisti in cui le si vorrebbe ancora ingabbiate; ma che esse hanno spezzato conquistando leggi di dignità, parità, autodeterminazione.
Una rivoluzione maldigerita da maschilisti alla ricerca di un risarcimento contro la nuova antropologia di donna che irreversibilmente avanza. Un maschilismo che non riesce a concepire un rapporto paritetico con le donne, e per questo, nella disperata riconquista della superiorità perduta emerge nella ferocia femminicida; ma che non è certo meno pericoloso quando si cela sotto la maschera di paternalismo “benevolo” con la favola dell’«eterno femminino».
Allora il vero problema da affrontare è la questione della sindrome maschilista, che come un virus resiste contro gli anticorpi della libertà e dell’uguaglianza cercando di ripristinare decadute e decadenti figure di patriarcato.
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