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'Senza Spegnere la Voce': quando una donna deve difendersi dalla violenza ostetrica

'Senza Spegnere la Voce': quando una donna deve difendersi dalla violenza ostetrica

Il libro di Giorgia Landolfo sarà presentato a Roma mercoledì 22 gennaio. La mattina alla Camera dei Deputati e il pomeriggio alla Casa Internazionale delle Donne

Lunedi, 13/01/2025 - Si può morire per obiezione di coscienza?
Si, si può.
Ma se i medici obiettori, obiettano proprio per preservare la vita, dicunt, come si fa a morirne?
Beh se a morire è la madre, è diverso.
Il principio di non essere responsabili dell’arresto del battito del cuore del feto è salvo. Dopotutto è questa l’unica cosa che importa. Il resto sono solo complicazioni e di complicazioni la medicina è piena. Non è colpa di nessuno.
Vi sembra paradossale tutto questo?
Si lo è!!
Peccato solo che non sia un astratto ragionamento, uno di quegli assurdi per perdere tempo in chiacchere ma la realtà di quello che è successo ad una donna di trentadue anni, raccontata oggi in un libro dal titolo Senza Spegnere la Voce da Giorgia Landolfo. È la storia di Valentina Milluzzo, incinta al quinto mese di due gemelli, ricoverata all’ospedale Cannizzaro di Catania il 29 settembre 2016 perché l’utero si era dilatato. In questi casi è molto difficile riuscire a trattenere il feto o i feti e la loro speranza di sopravvivenza è praticamente nulla. Fatto sta che di li a poco, mentre era già ricoverata, le condizioni di Valentina si aggravano, con uno dei due sacchi amniotici già sceso in vagina.

“Ciò che Valentina e i suoi familiari non sanno è che è lei stessa a rischiare la vita. Perché lasciare per molti giorni un utero dilatato con un sacco amniotico in vagina e con presenza di sludge - ovvero del “fango amniotico”, un insieme di globuli bianchi e materiale batteriologico che si genera e agglomera all’interno della cervice - significa esporre una donna a un rischio elevatissimo di morte. Già nella diagnosi di ingresso in ospedale, secondo ciò che emerge dalla cartella clinica, Valentina Milluzzo ha all’interno dell’utero proprio questo fango amniotico”, scrive Giorgia Landolfo nel suo libro in uscita il 22 gennaio prossimo per la Nous Editrice. Era una giovane giornalista all’epoca dei fatti e aveva raccolto proprio lei la notizia di agenzia di questa incredibile vicenda conclusasi, dopo 17 giorni di ricovero in ospedale accompagnati da atroci dolori e sofferenza indicibile con la morte per shock settico di Valentina Milluzzo, senza che nessun medico intervenisse a fare l’unica cosa che andava fatta cioè farla abortire, e salvarle la vita. Ma tutti i medici erano obiettori di coscienza e finché ci fosse stato “il battito” non sarebbero intervenuti. A dire il vero non erano intervenuti in tempo neppure a contrastare adeguatamente l’infezione.

Quando l’ultimo battito dell’ultimo feto si spegne è troppo tardi. 

Da quel momento in poi questa storia entra a far parte della vita dell’autrice di questo libro, catanese anche lei, che intreccia le sue proprie esperienze di maternità e quelle analoghe di altre donne, a testimoniare momenti crudeli di violenza ostetrica“. Questa forma di violenza va a colpire infatti una categoria specifica di pazienti: le donne non affette generalmente da nessuna malattia che esternano il loro disagio e loro incertezze e che chiedono in modo esplicito sollievo dal dolore o una motivazione valida che lo giustifichi prima, durante o dopo il parto”.

Il libro è corredato anche da analisi puntuali e dati aggiornati sulla reale ampiezza di una discriminazione di genere sempre e diversamente attuale.  

Senza Spegnere la Voce, che io definirei un manifesto nel senso più alto del termine, sostenuto cioè da una indiscussa evidenza, termina con un Vademecum di dieci punti, in cui una donna deve alzare la voce per difendersi dalla violenza ostetrica, scritto in collaborazione con Elisabetta Canitano, autrice anche della bella postfazione. Ginecologa romana, presidente dell’Associazione Vita di Donna, da sempre appassionata attivista dei diritti e della difesa della salute delle donne, Elisabetta Canitano si è spesa con grande e creativa generosità sulla storia di Valentina Milluzzo fin da quel tragico ottobre 2016 dell’inizio. È infatti autrice e interprete anche di un monologo che narra la storia di Valentina attimo per attimo, talmente efficace, emozionante e terribile che chi ha avuto la fortuna di ascoltarlo non potrà mai dimenticalo. Lo porta in giro instancabilmente, ovunque se ne presenti l’occasione, ovunque la si inviti perché ” … ne va non solo della libertà delle donne ma anche proprio della loro stessa vita”, come scrive a conclusione della sua postfazione al libro. 

Senza Spegnere la Voce (sottotitolo Il potere sul corpo delle donne da Valentina Milluzzo a tutte noi), verrà presentato mercoledi 22 gennaio prossimo, il giorno stesso della sua uscita, in mattinata alla Camera dei Deputati e nel pomeriggio, alle 19 alla Casa internazionale delle Donne di Roma dove interverranno l’autrice Giorgia Landolfo, la stessa Elisabetta Canitano, Celeste Costantino (vicepresidente Una Nessuna Centomila), Chiara Sicurella e Giuditta Busà (ed Nous).

Senza Spegnere la Voce
Giorgia Landolfo
Gennaio 2025, Nous editrice

 


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