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Se solo il mio cuore fosse pietra di Titti Marrone

Se solo il mio cuore fosse pietra di Titti Marrone

Un libro per conoscere la storia del campo di Terezin, non molto lontano da Praga, il campo modello dove i più facoltosi ebrei avevano sborsato cifre enormi per essere tradotti con la speranza di restare chiusi in un posto sicuro, pulito, accogliente

Giovedi, 11/05/2023 -

La vicenda narrata da Titti Marrone, in Se solo il mio cuore fosse pietra, (Feltrinelli) è il resoconto romanzato di fatti realmente accaduti e storicamente registrati: dodici bambini ebrei - scampati alle camere a gas e ai forni crematori o estratti da angusti nascondigli in cui avevano vissuti dimenticati da tutti- sono accolti in una villa appositamente aperta in Inghilterra, nel villaggio inglese di Lingfield, da Anna Freud, figlia minore del padre della Psicoanalisi, e Alice Goldberger.

Per il recupero e il reinserimento nella società di questi bambini, che avevano vissuto la loro vita nel terrore di soprusi, maltrattamenti immotivati, se non addirittura isolati, perché nascosti in cantine, soffitte, pur di sfuggire ai nazisti.

È difficile tornare alla normalità per i bambini che hanno visto e sopportato vessazioni, orrori, fame, freddo, percosse, umiliazioni e solitudine. Strappati dai genitori, costretti a crescere in fretta e circondati da violenza si sono aggrappati gli uni agli altri, chiudendosi nel loro mondo emotivo, per sopravvivere alla loro atavica paura. Così, quando i dodici bambini arrivano a Lingfield, a ridosso della ricorrenza di Hanukkah, la festa ebraica ‘delle luci’, e Alice Goldberger, la protagonista, decide di accendere candele ovunque, gli abitanti del villaggio arrivano con fiaccole per illuminare il tragitto che deve portarli dai mezzi della Croce Rossa sui quali sono arrivati fino alla struttura. Ma i bambini restano terrorizzati e pietrificati perché vedono altro: il lager. Le mele racchiuse in panni sono scambiate per strumenti di tortura e alcuni di loro, entrati troppo piccoli nei lager, non si ricordano altro.

La casa senza rimproveri era in una porzione di villa, che sir Benjamin Drage che aveva concesso ad Anna Freud per accogliere qualcuno di questi poveri sfortunati. Infatti, i piccoli ospiti provenivano dal lager di Terezìn e da Auschwitz.

Alice Goldberger, figura collante delle figure e delle storie alle spalle dei bambini, attende dodici bambini che provengono da Windermere, il centro di prima accoglienza e raccordo che aveva ospitato, per qualche mese, i minori sopravvissuti ai campi di sterminio nazisti. Una struttura creata e predisposta a questo scopo, perché i minori sopravvissuti sono fragili, impauriti, diffidenti, non possono essere affidati a famiglie pronte e desiderose di accoglierli.

Centri, come quelli di Lingfield, diventeranno, poi, tappa intermedia e obbligata per riprendere contatto con la vita ‘normale’ e con persone, come Alice, preparate ad ospitarli e prendersi cura di loro.

Alice, che comprende che quei piccoli occhi hanno visto cose inenarrabili, inizia a sperimentare modi differenti, per ognuno di loro, per avvicinarsi alle loro storie e sanare le loro ferite.

Conosceremo, infatti, casi come quello di Gadi, che, per difesa, nasconde il cibo tra i vestiti, nonostante a disposizione, a Lingfield, ce ne sia in abbondanza; le sorelle Shana ed Esther Traube, Mirjam e Judith Stern; Julius, che si rifugia su un albero appena si sente minacciato; i fratelli Hedi e Fritz e la loro giovanissima zia Magda; e perfino le nostrane – e già note- Tatiana e Andra Bucci, che avranno la fortuna di ritrovare i genitori, dopo Auschwitz, a differenza del loro cuginetto Sergio.

In oltre 10 anni, Alice Goldberger e il suo staff psico-pedagogico è riuscito, bene o male, a reintrodurre nella società i piccoli ospiti, grazie a un paziente lavoro di analisi e di totale dedizione, che ha dato buoni risultati, seppur, in qualche caso, con delle ricadute.

Titti Marrone dà vita a un lavoro letterario potente dove il lettore si ritrova a leggere pagine di assoluto incanto narrativo annodate con fatti e cronache del tempo.

Con Se solo il mio cuore fosse pietra si conosce la storia del campo di Terezin, non molto lontano da Praga, il campo modello dove i più facoltosi ebrei avevano sborsato cifre enormi per essere tradotti con la speranza di restare chiusi in un posto sicuro, pulito, accogliente.

Titti Marrone scrive tutto questo senza fronzoli, senza dilungarsi in descrizioni estreme, senza retorica, in uno stile garbato e asciutto da grande cronista, lo stile giusto per raccontare una storia come questa.


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