"Trame, colori, linguaggi" è il titolo della mostra personale di Rosanna Marcodoppido, artista e femminista
Lunedi, 20/06/2011 - "Conosco Rosanna Marcodoppido da decenni: da quando con il Circolo 'La goccia' dell’Udi di Roma assieme ad altri collettivi e all’Associazione il Paese delle Donne occupammo quell’edificio che oggi è la Casa Internazionale delle Donne. La storia dell’Udi e del suo giornale Noi Donne mi ha sempre interessato non solo per la sua portata storico-politica ma anche per la qualità delle donne che ne hanno fatto parte. Un ricordo che vale per tutti quello delle riunioni fatte con Marisa Ombra per richiedere al Parlamento una legge che riconoscesse finanziamenti alle cooperative che editavano testate femminili. Una battaglia vinta allora, ma cancellata poi da un Governo misogino". Con Marina Pivetta, giornalista e femminista, approfittiamo della mostra "Trame, colori, linguaggi" - che ha organizzato a Castelluccio di Porretta Terme (Bo) nelle sale del prestigioso Castello Manservisi da sabato 25 giugno 2011 al 12 luglio -per parlare di Marcodoppido e della sua arte tutta vissuta e sentita al femminile. "All’inizio della conoscenza, il nostro conversare andava ai temi che hanno più che mai vivacizzato il movimento delle donne come il separatismo, il ruolo dell’autonomia, della partecipazione ma anche della trasmissione di una cultura che agli occhi di molte, ma soprattutto di molti, sembrava trasparente, inesistente. Poi si passò a parlare anche delle nostre vite, del rapporto con gli uomini di casa e di come il femminismo ci permeava. Mutavano i modi di intendere le relazioni familiari, quelle sul posto di lavoro. Le nostre passioni acquistavano forza. Per Rosanna quelle passioni sono la pittura, il disegno, la poesia. E per me era quella che mi porta a cercare di capire qual é quel di più che fa uscire un’artista dalla semplice sfera della creatività che è in ciascuno/a di noi, per farlo o farla entrare nel mondo delle arti. Più di una volta nella sua casa-studio guardando i suoi lavori ho cercato di capire come era passata dall’informale ad una grafia capace di utilizzare oltre a colori e segni, anche fili, nastri, stoffe e la stessa tela stesa su un telaio che ne diventa parte integrante. Modalità già utilizzate. Ma nei lavori di Rosanna c’è un di più. Una volontà di comunicare la sua esperienza politica negando ogni didascalismo. Rosanna vuole dire chi è e che cosa vuole da se stessa, dalla politica e dalla cultura. Rosanna è alla continua ricerca di altre sintassi. Il quadro viene contaminato dall’alfabeto, dalla parola scritta. Questa entra tra trame e colori, tra segni e sfrangiature per poi ricomporsi al di fuori del quadro. E’ strofa, è poesia per narrare il quadro. Un ripercorrere in modo fantastico l’antico gioco della Stele di Rosetta. E’ così che i lavori di Rosanna Marcodoppido ci fanno capire che il femminismo non è fragile pensiero ideologico - a Rosanna le didascalie non piacciono - ma parte integrante della vita, della nostra vita che vogliamo che sia di spessore e irripetibile".
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