Per i giovani la violenza contro le donne è un fatto privato e la coppia deve sbrigarsela da sola anche perché la causa, spesso, è riconducibile ad un raptus momentaneo giustificato dal ‘troppo amore’. Non sono dati di un secolo fa, ma il risultato di una ricerca del 2014 commissionata da WeWorld e presentata lo scorso 17 novembre a Roma. Accanto a questa rilevazione sconfortante arriva però anche una nota positiva, ancora contenuta nel rapporto Rosa Shocking2, e cioè una tendenza a rappresentare nei media la figura di una donna non solo vittima passiva ma capace di reagire e di ricercare un suo riscatto. Questa, in estrema sintesi, l’interpretazione delle indagini condotte per WeWorld da Ipsos e da Giovanna Badalassi (videointervista). Diverse per metodologia di ricerca e per focus di analisi, le due rilevazioni vanno però lette in parallelo per comprendere “come la società vive e affronta il fenomeno della violenza di genere contro le donne”.
Il valore aggiunto di Rosa Shocking2 è la continuità. Infatti il percorso è iniziato tre anni fa e, tra i dati rilevati e messi a confronto, ci sono anche quelli che riguardano gli investimenti sulla prevenzione e sul contrasto alla violenza e che tengono conto delle variegate attività realizzate sia dalla società civile sia dalle istituzioni locali e centrali. “Le risorse messe in campo per prevenire e contrastare la violenza contro le donne non rappresentano un costo per la società, bensì un investimento in capitale umano anche per il futuro e che darà i suoi frutti nel medio e nel lungo termine. Solo se sviluppato costantemente e trasversalmente, questo tipo di investimento potrà innescare quell’inesorabile cambiamento capace di scardinare stereotipi e pregiudizi su cui si fonda la cultura sessista e che alimenta la violenza degli uomini contro le donne” . Il presidente Marco Chiesara (videointervista) illustra l’impegno di WeWorld, i cui risultati si stanno via via consolidando lungo un percorso di ricerca che sin dall’inizio si è caratterizzato per l’originalità dell’approccio al fenomeno della violenza sessista. “Il nostro piano di contrasto si snoda su tre direttrici: l’advocacy (offrire letture ai decisori politici per poter attivare politiche efficaci), la sensibilizzazione (il rapporto è ottimo strumento per favorire opportunità di incontro, per esempio nelle scuole), la relazione (offrire alle donne una rete che permette di avere punti di riferimento). Il dato ancora pesante è che solo l’11% delle donne denuncia la violenza subita. Poiché noi crediamo nell’intreccio profondo tra il lavoro di ricerca e il lavoro sul campo, sosteniamo servizi specializzati in tre centri istituiti presso ospedali di Roma, Genova e Trieste dove le donne che vogliono uscire dalla violenza possono trovare ascolto e assistenza qualificata che le aiuta nel denunciare. In questo modo attiviamo un circolo virtuoso che va a beneficio di tutta la società”. In sostanza la pubblicazione Rosa Shocking2 rientra in una strategia multilivello di contrasto alla violenza di genere che WeWorld ha avviato nel 2013, “in un percorso di costante approfondimento tematico e sociale e di lavoro ‘con’ e ‘nel’ territorio per conoscere concretamente lo sviluppo del fenomeno nella nostra società e collaborare costantemente con gli attori locali al fine di promuovere i cambiamenti sociali necessari per un mondo in cui i diritti di ogni donna, bambino o bambina siano riconosciuti e garantiti”.
GLI INVESTIMENTI NELLA PREVENZIONE E CONTRASTO DELLA VIOLENZA
Nel 2013 la ricerca ‘Quanto costa il silenzio?’ è stata “uno dei primi tentativi in Italia di ricondurre l’impatto economico e sociale della violenza a una scala di misurazione monetaria”. L’indagine ha riscosso molto interesse per un approccio decisamente innovativo, arrivando a calcolare in 17 miliardi all’anno i costi economici e sociali della violenza contro le donne nel nostro paese. L’obiettivo della ricerca era “ottenere elementi conoscitivi per produrre scelte politiche realmente efficaci”. Rosa Shocking2 ha approfondito un aspetto della ricerca riguardante gli investimenti in prevenzione e contrasto. I dati di questo terzo aggiornamento ci dicono che l’investimento economico in prevenzione e contrasto è stato di 6,3 milioni di euro nel 2012, 16,1 milioni nel 2013 e 14.4 milioni nel 2014. Per arrivare a questa valorizzazione si è provveduto a catalogare tutte le iniziative organizzate sul territorio restituite con la chiave di ricerca “violenza*donne” su www.google.it. Sono stati inoltre analizzati i servizi e le politiche attuate oltre alle iniziative a sfondo culturale e mediatico. Un primo elemento emerge dal salto quantitativo nella produzione di pagine web, che da 4.839 nel 2012, è passata a 11.152 nel 2013 - incremento dovuto ad alcuni eventi straordinari, quali l’approvazione della Convenzione di Istanbul, il Decreto legge su femminicidio, la Campagna One Billion Rising - a 9.602 nel 2014. La più alta produzione di pagine sul web si registra nel mese di novembre, in concomitanza con la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, come mostrano le tabelle. L’analisi nel dettaglio delle numerose iniziative condotte in Italia per la prevenzione ha poi consentito di trarre alcune conclusioni. Tra i punti di forza è emersa: una nuova immagine vincente delle donne vittime di violenza (“la narrazione mediatica non propone più solo un’immagine di donne vittime passive ma ne valorizza le capacità di reagire, non propone solo un corpo martoriato ma una personalità positiva e vincente che supera l’orrore e diventa esempio per altre donne in una dinamica di riscatto”); un’assunzione di responsabilità del decisore pubblico nella lotta alla violenza contro le donne e una maggiore inclinazione di tutti i soggetti interessati ad un atteggiamento maggiormente proattivo; meno chiacchiere e più azione (nel 2014 sono state dedicate meno pagine web a opinioni e manifestazioni e più pagine per servizi di contrasto e prevenzione). Tra i punti di debolezza: si è confermata una vistosa assenza di uomini; troppi articoli ridondanti; un’eccessiva frammentazione e dispersione territoriale; un’elevata concentrazione dell’informazione in due soli appuntamenti annuali; una insufficiente prevenzione nelle scuole; la non ancora attivata strategia nazionale.
LA PERCEZIONE DELLA VIOLENZA DI GENERE. Approccio in chiave generazionale
L’indagine condotta da IPSOS (settembre 2014) presso una popolazione italiana dai 18 ai 65 anni “ha fatto emergere come l’Italia rimanga ancora parzialmente ancorata a luoghi comuni, specie in relazione ai rapporti tra uomini e donne”. Infatti prevale l’idea di una figura femminile “in una posizione subordinata rispetto agli uomini”. Nella ricerca del 2015 l’istituto di ricerca ha voluto osservare i “luoghi comuni” in un’ottica generazionale. La tabella indica i 3 sottogruppi individuati in cui solo il 45% si dice “dalla parte delle donne senza se e senza ma” e addirittura il 20% pensa che la donna abbia una qualche responsabilità nell’ingenerare la violenza. “Colpisce quel 19/22% di giovani che dichiara che quello che accade in una coppia non deve interessare gli altri” dichiara Nando Pagnoncelli, tendenza rafforzata nei colloqui individuali tenuti da Chiara Berardi con l’idea che sia l’istinto o il raptus momentaneo determinare la violenza (25%). Le conclusioni dicono che la corretta “promozione da parte dei media, della scuola e delle altre agenzie culturali” di relazioni basate sul riconoscimento e accettazione delle differenze è la precondizione per creare anche nelle nuove generazioni un terreno fertile che aiuti l’affermazione di una cultura del rispetto a sostegno della “relazione tra persone che vada oltre il genere”.
ALEX BRITTI, IL SUO ‘PERCHÈ?’ E WeWorld
‘Perché?’anticipa il nuovo album “In nome dell’amore” ed è il singolo che Alex Britti ha inciso dopo un’esperienza diretta che l’ha visto testimone di una scena di violenza di un uomo contro la moglie. Tutti i diritti del cantante e della It.Pop del singolo “Perché?” sono destinati a WeWorld, ong internazionale che lavora da oltre 15 anni per difendere i diritti di donne e bambini in Italia e nel mondo con campagne di sensibilizzazione e progetti concreti sul territorio. Anche le immagini del videoclip, girato a Roma a Cinecittà Studios con la regia di Ivano De Matteo, saranno usate per la campagna di sensibilizzazione di WeWorld sulla violenza contro le donne.
#HeForShe, riparte dal Senato
Il 15 dicembre la campagna #HeForShe sarà lanciata in Italia con un evento organizzato al Senato dalla vicepresidente Valeria Fedeli. “È indispensabile che gli uomini diventino i protagonisti di questa campagna, perché è da loro che passa la possibilità di contrastare le ragioni profonde della violenza di genere”. L’annuncio Valeria Fedeli lo ha dato intervenendo al convegno di WeWorld (Roma, 17 novembre) per commentare i risultati del rapporto Rosa Shocking2. “Segretario generale ONU, presidente dell'Assemblea, direttrice esecutiva UN Women, gentili ospiti: mi rivolgo a voi perché abbiamo bisogno del vostro aiuto. Vogliamo porre fine alla disparità di genere e, per farlo, abbiamo bisogno del coinvolgimento di tutti. Questa è la prima campagna ONU di questo tipo, vogliamo spronare più uomini e ragazzi possibile a sostenere un cambiamento; e non vogliamo solo parlarne. Vogliamo assicurarci che diventi concreto”. Con queste parole prendeva avvio l’efficace discorso dell’attrice Emma Watson, testimonial della campagna #HeForShe che l’anno scorso ha presentato l’iniziativa a livello mondiale.
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