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ROMA / Le periferie chiedono più Consultori, modello di sanità pubblica

ROMA / Le periferie chiedono più Consultori, modello di sanità pubblica

Da Pietralata a Garbatella i Coordinamenti delle donne si mobilitano nei quartieri per fermare la riduzione dei Consultori. In programma continui incontri e manifestazioni

Martedi, 02/04/2024 -

“Riteniamo che i Consultori siano un presidio fondamentali per la salute pubblica, sono un modello che guarda la persona nella sua interezza ma, purtroppo, sono un modello che si vuole smantellare. Per noi la difesa dei Consultori è la difesa della sanità pubblica e per questo ci stiamo coordinando anche a livello nazionale” . Luciana, del Coordinamento dei Consultori di Roma, distribuisce volantini della Rete Nazionale.

È il 29 febbraio e davanti alla sede della Regione Lazio a Roma è in corso un presidio organizzato dai movimenti delle donne. “Ci volete in mille pezzi… ci avrete unite in mille piazze!” è il titolo del volantino che parla di “consultorie transfemministe autogestite” e di Consultori come “luoghi di elaborazione politica e di costruzione di sguardi e pratiche diverse sul diritto alla salute e sul benessere individuale e collettivo” e contesta “la distruzione del Servizio Sanitario Nazionale Pubblico e la sua conseguente privatizzazione che coinvolge i Consultori in prima linea”.

Questo presidio è uno degli appuntamenti organizzati con frequenza regolare negli ultimi mesi, perché i problemi dei Consultori nel Lazio vengono da lontano e riguardano sia l’insufficienza delle strutture nei territori sia la carenza del personale e, conseguentemente, dei servizi offerti. È una tendenza che preoccupa poiché, snaturando lo spirito sostanziale della legge, basata sull’autodeterminazione della donna, ne tradisce gli obiettivi puntando ad una privatizzazione che, come si intravede, è di natura confessionale e pro-vita. Non è un caso, denuncia il Coordinamento, che “da una ricerca che abbiamo fatto è emerso l’alto numero di obiettori di coscienza che operano nei Consultori”.
Le richieste sono chiare, i Consultori devono: rimanere “spazi accoglienti e gratuiti” dove ottenere prevenzione senza discriminazioni di provenienza, classe, genere, età e scelte relative a relazioni e sessualità; garantire “il diritto alla libertà di scelta su genitorialità, salute riproduttiva e aborto, genere e trans genere; offrire migliori condizioni a chi ci lavora, indipendentemente dalla mansione.

A manifestare sono arrivate anche da periferie molto distanti dalla sede della Regione. “Siamo partite da Pietralata, un Consultorio che ha una tra le utenze più numerose di Roma e che serve tutto il grande quadrante Tiburtino con i quartieri circostanti. In quella parte della Capitale il Consultorio rischia di non esserci più, visto che negli spazi adiacenti si sta aprendo una Casa della Salute: una scelta che porta ad un ridimensionamento dei locali. Nei quartieri popolari, invece, c’è bisogno di rivitalizzare un presidio sociosanitario fondamentale che mette al centro l’intera persona e non solo la sfera legata alla salute, un luogo dove si può trovare l’assistenza sociale o la mediazione culturale, servizi importantissimi dove vivono tante famiglie anche non italiane con bisogni particolari”. Alexandra, di Donne di Borgata, esprime lo sguardo delle più giovani sui Consultori che, “oltre ad essere potenziati, dovrebbero essere molto pubblicizzati soprattutto nelle scuole”.

Il sentimento che accomuna in questa piazza tante donne e uomini di differenti provenienze e sensibilità è proprio il ruolo che ai Consultori è attributo dalla legge istitutiva. “Durante la gravidanza ho avuto un supporto enorme e sono stata seguita anche nella fase delicata del dopo parto e nell’allattamento. Per me è stato importante l’accompagnamento della psicologa e anche l’incontro con le altre neomamme - spiega Anna accarezzando il suo piccolo -. È un servizio trasversale e democratico, dove ti senti accolta, dove sei ascoltata e non giudicata, dove sai che potrai avere risposte. Spero che il Consultorio rimanga, perché è preziosissimo e, soprattutto per chi non ha disponibilità economica, permette di avere accesso a un servizio gratuito in cui trovare informazioni e supporto”. Il riferimento è al Consultorio della Garbatella, un quartiere popolare dove una struttura ‘storica’ è stata fortemente ridimensionata e sulla quale incombe la minaccia della chiusura, come denuncia Angela, del Collettivo Difesa. “Quello che sta succedendo a Sette Chiese è la stessa cosa che accade in tutti i Consultori a Roma e in Italia: è il disinvestimento in un modello di presidio sociosanitario che va al di là della cura delle donne e che indica una direzione: quella del privato. Vogliono cancellare le esperienze conquistate con le lotte delle donne, con il lavoro delle operatrici e con le esperienze di relazione che insieme abbiamo costruito negli anni”.

La sintonia delle motivazioni espresse dalle utenti e dalle operatrici è l’essenza stessa dello spirito dei Consultori, che sono nati con un’idea di partecipazione democratica anche per rispondere a specifici bisogni dei territori. “Chiudere un consultorio è una violenza fatta alle donne e alla famiglia” dice un’operatrice e richiama l’attenzione su un elemento centrale della mobilitazione: “i Consultori dovrebbero essere uno ogni 20mila abitanti e, invece, nel Lazio ne abbiamo uno ogni 75mila e, in particolare nel sud Pontino, ce n’è uno ogni 85mila”.

Un numero decisamente insufficiente e inadeguato rispetto ai problemi, sempre più pressanti e complessi, che attraversano il nostro tempo. A stridere, di fronte a questa deriva, è l’attualità di un servizio che oggi dovrebbe essere potenziato e, casomai, riorganizzato alla luce delle nuove istanze che soprattutto le giovani generazioni pongono all’attenzione della società, purtroppo trovando nel pubblico pochi luoghi destinati all’ascolto e all’accoglienza.

Questo articolo è parte del progetto 'I Consultori alla prova del passaggio generazionale' dell'Associazione NOIDONNE TrePuntoZero sostenuto con i fondi dell'8xMille della Chiesa Valdese
Tutti i materiali del progetto, qui https://www.noidonne.org/consultori-familiari/index.php


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