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Roma  / Cure in ospedale: stop alle barriere culturali

Roma / Cure in ospedale: stop alle barriere culturali

Un Protocollo con i rappresentanti di 7 religioni per il diritto alla salute. Intervista a Maura Cossutta

Sabato, 09/06/2012 - Riconoscere il diritto delle persone malate e ricoverate ad avere un supporto spirituale e religioso- nel rispetto della loro libertà e dignità e promuovere cambiamenti in una dimensione interculturale in sanità pubblica. Questo è il senso del Protocollo di Intesa promosso dall'Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini (AOSCF) di Roma e sottoscritto dai rappresentati di 7 confessioni religiose diverse dalla Religione cattolica e dal Prof Aldo Morrone, Direttore Generale AOSCF. Il seminario 'Pluralità di cultura e religioni, pluralità di bisogni' che si è svolto il 4 giugno scorso ha avviato il ciclo di seminari programmati sul tema 'Salute per tutti. Prendersi cura nelle diverse culture e religioni', che continuerà nei prossimi mesi, ed è il risultato di un percorso che l'AOSCF ha intrapreso da anni sullo specifico versante della cura degli immigrati. "Il fenomeno migratorio sta diventando strutturale e quindi l'incontro con il tema della diversità è questione attualissima e centrale per la sanità pubblica. Riconoscere le diversità, tutte le diversità - siano esse economiche o sociali, di genere, di origine etnica o di appartenenza culturale o religiosa - è imprescindibile per delineare percorsi di assistenza e di cura appropriati e quindi efficaci. Il fenomeno migratorio in questo senso è una vera occasione per il nostro sistema sanitario, per migliorare la sua qualità ma anche la sua equità, non solo per la popolazione immigrata ma per tutti”. È quanto osserva Maura Cossutta, delegata dell'Ospedale Culturalmente Competente, che del Protocollo ha curato tutta la genesi, dall'ideazione alla stesura finale. “Bisogna intervenire a ridurre le barriere, che non sono solo linguistiche, ma anche comunicative, informative, formative. Infatti evidenze epidemiologiche ci dicono che in sanità queste barriere determinano discriminazioni e vere disuguaglianze, nell’accesso e fruizione dei servizi". Continuando la conversazione con Maura Cossutta, cerchiamo di mettere a fuoco i vari aspetti di questa problematica. "Ritengo che nella sfera della salute l'approccio interculturale e interreligioso sia quello giusto e che meriti attenzione e approfondimenti se vogliamo rispondere a bisogni specifici tanto dei malati quanto degli operatori sanitari". Aspetto importante, quello del personale ospedaliero, che vive un rapporto quotidiano con questa complessità. "Nel nostro ospedale i ricoveri delle persone straniere sono quasi il 12% del totale, dato molto superiore a quello nazionale e a quello della regione Lazio. Quindi i nostri operatori, in tutti reparti, si confrontano ogni giorno con queste difficoltà di comunicazione. Non è solo un problema di tradurre informazioni, ma anche di costruire una relazione di cura dove la comunicazione è, appunto, essenziale. Il personale chiede una formazione specifica e chiede anche il supporto di un servizio di mediazione linguistico culturale, con operatrici che non solo parlino la lingua madre dei malati stranieri ma ne comprendano anche i codici culturali più profondi”. Nel reparto, insieme al malato, arriva infatti anche una diversa visione della vita e della morte. "Le diverse culture intervengono concretamente nei percorsi di cura, con differenti concezioni della malattia e della sofferenza, per non parlare della fase delicatissima del fine vita. Un approccio olistico della persona malata si incontra con la nostra medicina super specialistica e tecnologica. La nostra idea di onnipotenza, che va di pari passo con la nostra solitudine, si incontra con una dimensione della condivisione. Vedo uno scambio che sta già contribuendo ad un cambiamento". La sanità pubblica nel Lazio è messa a dura prova dal piano di rientro per coprire un debito abissale nelle casse della Regione, c'è la sostenibilità economica necessaria per queste attenzioni? "Innanzitutto i cambiamenti sono necessari, perché si tratta di garantire il diritto la salute per tutti, ma credo siano anche utili dal punto di vista finanziario. È un po’ questa la nostra scommessa: l’approccio interculturale non aumenta i costi ma, al contrario, li riduce perché per esempio diminuisce le prestazioni inutili o i ricoveri inappropriati e ripetuti (che sono più numerosi nei pazienti stranieri), incide sul costo economico di alcune malattie acute o croniche di pazienti che non fanno medicina preventiva perché non sanno neppure cos’è. Allora, per esempio, un servizio di mediazione non può essere visto solo come un costo (nel nostro ospedale, a seguito del piano di rientro, è stato cancellato il suo finanziamento e siamo ancora in attesa di fondi) ma come un investimento. La scommessa è insomma doppia: far capire che non si tratta di solidarietà pelosa ma di diritti e che possiamo risparmiare”. Un’ultima domanda: cosa vi aspettate dopo la firma di questo protocollo? “Innanzitutto che questo percorso continui, magari con l’adesione di altre religioni o confessioni e poi con azioni concrete. Già abbiamo predisposto la procedura per i pasti kasher e per menu rispettosi delle valenze culturali e religiose dei malati; vorremmo anche prevedere la stanza del silenzio o la possibilità di rispettare i diversi riti funebri e del commiato. Ma soprattutto personalmente mi auguro che questo modello ‘culturalmente competente’ si estenda. Sono convinta infatti che è dal diritto alla salute, dalla sanità pubblica, che si può costruire la vera cittadinanza, non legata allo stato giuridico, ma una cittadinanza sostanziale, che è alla base della convivenza tra persone diverse, in una società pienamente democratica e per questo plurale”.





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PROTOCOLLO D'INTESA

TRA

AZIENDA OSPEDALIERA SAN CAMILLO FORLANINI DI ROMA

E

RAPPRESENTANTI DELLE RELIGIONI SOTTOELENCATE

(DIVERSE DALLA RELIGIONE CATTOLICA)



PREMESSO:



- che l’Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini (di seguito AOSCF) persegue le finalità pubbliche di tutela della salute, di promozione della qualità della vita, di prevenzione, cura e riabilitazione delle malattie;

- che l’assistenza alla persona malata durante il percorso clinico è improntata a principi di umanizzazione e pertanto, nella primaria finalità della cura e promozione della salute, l’AOSCF accoglie le persone malate che accedono ai servizi sanitari nel totale rispetto e ricerca di ogni azione necessaria e utile a rendere la permanenza all’interno delle proprie strutture improntata alla civile convivenza e senza soluzione di continuità delle prerogative e dei diritti sociali di ogni singolo individuo, per la tutela delle loro fondamentali libertà ed aspettative;



CONSIDERATO:



 che è stato rilevato un sensibile aumento del numero delle persone ricoverate aderenti a religioni non cattoliche;

 che si rileva pertanto la necessità di garantire indistintamente a tutte le persone ricoverate la libertà di culto e - ove ne sentano la necessità - di interfacciarsi con un rappresentante della propria fede, soprattutto in momenti difficili quali il ricovero ospedaliero, la sofferenza ed il lutto;



VISTO:



 quanto indicato dall'art. 38 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, che prevede che le strutture di ricovero del SSN assicurino l'assistenza religiosa nel rispetto della volontà e della libertà di coscienza del cittadino, stipulando intese con le autorità religiose competenti per territorio;

 la legge 354/1975 e la legge 663/1986;

 visto il DPR 230/2000;

 la legge 11 agosto 1984, n. 449; la legge 25 marzo 1985, n. 121; la legge 22 novembre 1988, n. 516; la legge 22 novembre 1988, n. 517; la legge 8 marzo 1989, n. 101; la legge 29 dicembre 1993, n. 578;

 il Protocollo d’Intesa tra la Regione Lazio e la Comunità Ebraica di Roma, 3 novembre 2003 e l’Intesa tra la Regione Lazio e la Comunità Ebraica di Roma, 9 febbraio 2010.

L'Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini (AOSCF) di Roma nella persona del Direttore Generale e Legale Rappresentante Dr. Aldo Morrone

e

i Rappresentanti delle Religioni diverse dalla Religione cattolica



Antonio Adamo, Chiese Evangeliche di Roma

Franco Di Maria, Unione Induista Italiana

Ariel Di Porto, Comunità Ebraica di Roma

Maria Angela Falà, Unione Buddista Italiana

Augustin Gheorghiu, Chiesa Ortodossa di Romania

Riccardo Plati, Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Abdellah Redouane, Centro Culturale Islamico-Grande Moschea



CONCORDANO QUANTO SEGUE:



ART. 1

L'AOSCF riconosce la presenza di persone ricoverate aderenti a diverse religioni, fedi e confessioni, oltre la cattolica, le quali hanno diritto di assistenza spirituale dai propri rappresentanti di culto.



ART. 2

Le parti si impegnano a collaborare reciprocamente per garantire sostegno e supporto religioso e spirituale - nei momenti di maggiore difficoltà - su richiesta esclusiva da parte della persona ricoverata o dei suoi familiari, attraverso i rappresentanti dell'AOSCF.



ART. 3

Le parti si rendono disponibili a prestare attività di consulenza e mediazione per problematiche di convivenza concreta dovute a differenze di usi e tradizioni religiose.



ART. 4

I rappresentanti delle varie religioni si impegnano a riconoscere e a rispettare le regole e gli obblighi derivanti dai protocolli aziendali, in special modo in ambito igienico-sanitario.



ART. 5

Le parti si impegnano a riconoscere e rispettare le differenti religioni, fedi e confessioni e la Cappellania della Chiesa Cattolica presente nell'AOSCF, nel reciproco rispetto in una dimensione paritaria.



ART. 6

Nessun onere economico, o riconoscimento di altro titolo, è concesso o richiesto dalle parti, o da loro incaricati, per l'attività prestata, salvo preesistenti accordi istituzionali.



ART. 7

Ogni ingerenza religiosa ed ogni attività che esuli dallo spirito di questo protocollo, non autorizzata dalla Direzione dell'AOSCF, è esplicitamente vietata.





ART. 8

Le parti si impegnano a divulgare il contenuto del presente protocollo, in coerenza con le finalità che lo ispirano.



ART. 9

Il presente protocollo è integrabile con atti successivi per quelle religioni, fedi e confessioni che ne richiederanno la sottoscrizione.

Gli accordi entreranno in vigore all'atto della firma consensuale.

E’ fatto salvo a ciascuna delle parti l’esercizio del diritto di recesso e la proposta delle opportune modifiche atte a migliorare il servizio.

Il presente protocollo ha la durata di anni due ed è automaticamente rinnovabile.



Roma, 4 giugno 2012

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