Ripartire dalla Scuola tra emergenza covid e nuove prospettive
La videoconferenza organizzata da Donna&Società l’11 maggio 2020, occasione di riflessione sulla scuola, sul diritto allo studio e sull'innovazione indispensabile
Mercoledi, 20/05/2020 - “La Scuola oggi è in grado di corrispondere al diritto/dovere costituzionale di rendere universale il diritto allo studio e all'educazione? Esiste un sistema educativo e formativo unificante che renda concreta l'esigibilità del diritto allo studio? L'autonomia territoriale ha creato eccessive differenze vanificando il ruolo della scuola come "ascensore sociale" capace di abbattere le barriere sociale e culturali per dare pari opportunità di crescita a tutti?”. Sono alcuni dei quesiti di fondo da cui ha preso le mosse la video conferenza "Ripartire dalla Scuola tra emergenza covid e nuove prospettive" organizzata da Donna&Società l’11 maggio 2020 e che ha trovato sintesi in una lettera indirizzata alla Ministra Lucia Azzolina (allegata). La conferenza ha visto la partecipazione di esperte che a vario titolo conoscono il mondo della scuola e della formazione e che hanno ragionato sulle criticità emerse con la reclusione forzata a causa della pandemia. “
Criticità già presenti nella scuola e che le particolari circostanze hanno acuito - ha osservato Donatina Persichetti, presidente di Donna&Società, introducendo la discussione - per esempio generando un conflitto tra i genitori costretti a ruoli di supplenza didattica oppure rappresentando la scuola come una sorta di parcheggio o, ancora, osservando l’esclusione che ha colpito le fasce più deboli della popolazione, come le famiglie povere e i disabili. La Scuola - ha sottolineato - va intesa come fondamento di civiltà del Paese e deve dare le risposte alle esigenza di formazione dell’uomo e della donna di domani evitando di essere percepita come la soluzione alle necessità di welfare”. La scuola è uscita dagli edifici in cui opera ed è entrata in tutte le case coinvolgendo le famiglie nei processi educativi esponendo i suoi obiettivi e anche i suoi limiti. Una struttura articolata e complessa ha mostrato di se stessa buone intenzioni e problemi strutturali che portano, oggi, ad ulteriori e ineludibili quesiti se vogliamo riflettere “sul nuovo modello di società al cui centro deve esserci il ragazzo e la sua formazione come cittadino del futuro”.
E' più che opportuno, quindi, cercare un confronto fattivo sull’assetto che la Scuola deve ri-progettare per essere all’altezza del ruolo che le compete nella società, a partire dai ‘fondamentali’ domandandosi: “la Scuola può disporre di risorse umane, economiche e di beni strumentali adeguati per interloquire e accompagnare gli alunni ai nuovi saperi? I Dirigenti scolastici, gli insegnanti hanno il supporto necessario per accrescere le proprie competenze e stare al passo con la velocità dei cambiamenti?”.
Su alcune questioni basilari è intervenuta Silvia Costa, già europarlamentare e da sempre impegnata politicamente nella formazione a livello di UE e regionale. “Occorre interrogarci se la scuola è oggi in grado di corrispondere al diritto/dovere costituzionale e se i servizi di diritto allo studio sono efficaci, considerato che l’autonomia territoriale ha creato eccessive differenze che, tra l’altro, ci impediscono di raccogliere dati confrontabili sulle valutazioni, un elemento che ci ha escluso dai sistemi europei. È quindi indispensabile definire dei livelli minimi che vanno raggiunti ovunque affinché la Scuola sia quell’ascensore sociale che offre le opportunità di avanzare a tutti. La Scuola deve interiorizzare metodi educativi e didattici sufficientemente uniformati affinché si abbia un sistema unificante e in questo senso è tempo che i contratti nazionali degli insegnanti prevedano forme di aggiornamento. Accanto a questo occorre valorizzare le eccellenze attraverso la circolarità delle buone pratiche e le relazioni scuola/famiglia, presidiando attentamente il fenomeno dell’abbandono scolastico. Il cuore della nuova Scuola è formare il cittadino, andando oltre le competenze curriculari, e sintonizzarsi con l’approccio del longflife learning per una formazione permanente degli adulti realizzata in collaborazione tra Scuola, imprese, istituzioni”.
Dal canto suo Angela Nava, presidente dell'Associazione nazionale genitori democratici, mentre ha sottolineato la positività “dell’improvviso e generale interesse per la Scuola perché si intreccia col welfare delle famiglie” ha richiamato l’attenzione sul rischio di “un certo continuismo che non ci possiamo più permettere soprattutto pensando ai diritti dei minori, per i quali non sappiamo che segni lascerà questa situazione”. E se è utile che la Scuola abbia guardato meglio dentro le famiglie “recuperando la loro stima è opportuno non perdere l’opportunità di stabilire nuove modalità collaborative”.
L’attenzione si è anche concentrata sulla Didattica a Distanza (DAD) e sui suoi limiti obiettivi. “Un’esperienza che ha fronteggiato l’emergenza con cui abbiamo scoperto un mondo che non potremo più dimenticare - ha osservato Cristina Costarelli, vicepresidente Associazione presidi del Lazio - e che sarà utile in futuro”.
Andando oltre, Maria Pia Bucchioni, esperta in educazione e formazione , ha precisato “che si deve parlare di didattica laboratoriale per prepararsi ad una società complessa se saremo costretti a fare lezioni a distanza, che bisogna capovolgere il sistema per garantire ai ragazzi il diritto di apprendere. Non dimentichiamo che quando si parla di didattica, la Montessori è ancora considerata una innovatrice, quindi occorre utilizzare questa opportunità per domandarci dove stiamo andando e per sollecitare gli insegnanti a fare percorsi finalizzati a creare competenze”.
Tra i limiti della DAD quello della socializzazione è stato ricordato dal giovane Lorenzo Pagano, in attesa di fare l’esame di terza media, e dall’insegnante Giuseppina Mellace, che ha richiamato l’esigenza di “ripensare le attività didattiche in vista della ripresa di settembre riorganizzando gli spazi e reperendone di nuovi tenendo presenti anche le esigenze particolari, come per esempio i portatori di handicap”.
Alcuni aspetti pratici nell’organizzazione delle modalità di rientro le ha sollevate la preside Marina Esterini, invocando “la necessità di un protocollo sanitario preciso e differenziato per fasce di età in cui sia individuato chi fa la disinfezione e chi la sanificazione, chi si occupa dei controlli sanitari in entrata e in uscita”. Un protocollo sanitario “unitario” secondo la professoressa Marisa Antonacci, che ha sostenuto l’ipotesi di “tavoli territoriali” da costruire in “un’ottica di scambio per valorizzare le strutture e le competenze disponibili, anche considerando i progetti di formazione negli istituti di pena”.
Di “un ventaglio di progettualità, anche in piccoli gruppi, per riavviare forme di socializzazione” ha parlato Francesca Coscarella, segretaria Cisl Roma e Rieti collegandosi a Mariella Vitaliano, segretaria Cisl Scuola Roma Capitale e Rieti, che ha evidenziato lo “sforzo dei lavoratori della scuola e dei dirigenti nella rapida riorganizzazione determinata dall’emergenza”.
Un inciso sulla formazione professionale lo ha fatto la professoressa Anna Maria Gandolfi, spiegando l’errore di considerare “la formazione professionale di serie B, quando invece a questi allievi si insegna un mestiere che li proietta nel mondo del lavoro”. Cita a tal proposito la Scuola Bottega Artigiani di Brescia, “una realtà con circa 1000 studenti di cui l’80 % stranieri, oggi a rischio dispersione scolastica per le gravi condizioni delle famiglie e per le scarse risorse destinate”, dove “l’80% degli allievi dopo il triennio trova subito lavoro come meccanici d’auto, carrozzieri, elettricisti idraulici, panificatori, grafici, meccanici macchine utensili”.
Anche la politica ha contribuito al dibattito con la parlamentare Rosa Maria Di Giorgi, che ha ricordato i fondi stanziati per la povertà educativa e per i bambini in povertà relativa e/o assoluta e che ha sottolineato la necessità di far ripartire le strutture per l’infanzia, fascia 0/6. La consigliera regionale Eleonora Mattia - presidente della Commissione lavoro, scuola, formazione, PO, politiche giovanili, diritto allo studio - ha ricordato gli stanziamenti della Regione Lazio per i minori e per i nidi, ha sottolineato la necessità di un censimento di tutti i luoghi pubblici da utilizzare a settembre per organizzare le scuole e ha illustrato la proposta di legge sul sistema integrato di educazione e istruzione 0/6.
Riprendendo le conclusioni della lettera inviata alla Ministra, la videoconferenza ha richiamato l'urgenza di "predisporre un progetto flessibile e strategico per la prima infanzia ... e una riforma complessiva del sistema di educazione, di formazione e di istruzione che raccolga la pluralità di pensieri e di saperi sia in campo tecnico che scientifico per raccogliere la sfida delle trasformazioni in una dimensione ormai internazionale".
Per un inizio davvero "nuovo" occorrono quindi parole chiave significative: "osservazione, investimento, coinvolgimento, corresponsabilità, unità, futuro" che puntino a "superare il vecchio e non più funzionale modello di Scuola per costruire un luogo aperto e dinamico, flessibile anche nella sua articolazione degli spazi, costantemente collegata alle realtà territoriali per maturare una cittadinanza attiva".
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