Alla giovane gappista romana dedicato un racconto nella raccolta 'La stessa cosa del sangue' e un brano musicale della cantautrice fiorentina Letizia Fuochi 'Tutti quanti mi chiamano Passione'
Una delle giovani donne gappiste romane, Maria Teresa Regard è stata ricordata già a Roma insieme alle altre nel 2024, con una canzone da lei ispirata, Tutti quanti mi chiamano Passione, della cantautrice fiorentina Letizia Fuochi, che l’ha offerta in anteprima all’ANPI di Roma in omaggio alle donne resistenti. Nel frattempo è uscito l’album CD che raccoglie la canzone, intitolato La scelta, e Letizia lo sta presentando nei suoi concerti - intense e appassionate tournées in giro per l’Italia, ma soprattutto in Toscana. Nel ritornello l’immagine del rossetto rosso sulle labbra, a darsi coraggio e a sfidare i nazifascisti con le temerarie azioni nella Roma occupata dai nazifascisti, dalle bombe all’Hotel Flora all’attentato al bar della Stazione riservato ai militari tedeschi. Azioni che meritarono a Maria Teresa la medaglia d’argento per “comportamento virile”, menzione da lei rifiutata come racconta Benedetta Tobagi nel suo bel libro sulla Resistenza al femminile.
Quel rossetto sulle labbra, che sfrutta la femminilità per una scelta di combattimento e di inganno del nemico, è un’immagine anche del racconto Rossetto di Luciana De Palma, una delle scrittrici che ha contribuito alla raccolta di “racconti con la resistenza” La stessa cosa del sangue, Derive Approdi 2025, curata da Sergio Sichenze:
Il giorno stabilito […] Giulietta indossò l’abito migliore e le scarpe ripetutamente risuolate, arcuò le labbra per stendervi due strati di rossetto rosso fuoco, appuntò alle ciocche laterali l’unico cappellino con veletta che aveva; infine schizzò sul colletto qualche goccia di essenza di lavanda.
Quando sono stata contattata per un contributo a quest’opera collettiva, programmata per l’aprile dell’ottantesimo, piuttosto che scrivere come gli altri un mio racconto ho preferito offrire di inserire un racconto scritto da mia madre subito dopo la Liberazione, intitolato Storia vera. Basato con tutta probabilità su un’esperienza vissuta, il racconto è un confronto tra la giovane che ha scelto di combattere e quanti invece sono stati travolti e sommersi dalla tragedia. Andando a trovare i familiari di una antica compagna delle elementari ritrovata morta nella campagna romana, la protagonista insieme all’ex fidanzato partigiano ne ricostruisce il doloroso percorso di prostituzione con i militari tedeschi, mestiere che peraltro si perpetua nel palazzo con altre ragazze con l’arrivo degli angloamericani. Pietà per le vittime ma anche inquietudine per la realtà torbida e incerta che ci si trova ad affrontare dopo le tante speranze nutrite nella lotta armata sono i sentimenti che emergono dal drammatico confronto con la madre ed il fratello della ragazza, che sono vissuti alle sue spalle.
Ritrovato tra le sue carte e custodito all’Archivio del Senato, il manoscritto è una delle prime prove di scrittura di Maria Teresa, che affinerà come giornalista proprio per “Noi Donne” nelle corrispondenze dalla Cina, dal Vietnam e dal Tibet negli anni Cinquanta. Una raccolta di suoi scritti è stata pubblicata nel 2012 da Ali&no nella collana Le Farfalle ideata da Clara Sereni, e fu proprio Clara a sollecitarmi di raccoglierle dopo aver letto la sua Autobiografia, pubblicata a mia cura (Franco Angeli 2010).
Ho chiesto al curatore di La stessa cosa del sangue com’è nato il progetto, che ora gli autori stanno presentando in varie città:
Avevo un racconto nel cassetto, lasciato lì da tempo per un progetto editoriale mai realizzato. L’avvicinarsi della ricorrenza degli ottant'anni della Resistenza, ha mosso in me l’urgenza di tentare un’operazione di scrittura collettiva, di realizzare un libro di racconti avanzando una richiesta, rivolta a scrittrici e scrittori, di misurarsi con la memoria di quella stagione, con la condizione umana che impose un cambio di paradigma: un mutamento del nostro sguardo sul mondo. Una richiesta per rintracciare nei propri vissuti i sedimenti prodotti da quei venti mesi rivoluzionari; sollecitando a compiere una ricerca che reca in sé una domanda: «da lì comincia la nostra storia nella storia?», come scrisse Leonardo Sciascia a proposito della Guerra civile spagnola, periodo cruciale per la maturazione ideologica di un’intera generazione cresciuta sotto il fascismo. In che modo la memoria di quella «storia nella storia», ha teso a scrittrici e scrittori di oggi un agguato nei loro viaggi di carta, facendoli trovare, talvolta o sovente, dall’altra parte. Così è nato La stessa cosa del sangue. Racconti con la resistenza.
Sono lieta che la narrazione di una partigiana combattente accompagni narrazioni odierne e penso che Maria Teresa ne sarebbe stata felice.
A Letizia Fuochi sono particolarmente grata per l’emozione che la canzone suscita, al di là di ogni celebrazione retorica. Ricordiamo la resistenza coi sentimenti, animando di passione le ricorrenze celebrative. Ho fatto ascoltare la canzone nel Liceo di Terlizzi, intitolato a Gioacchino Gesmundo e don Pappagallo, in occasione dell’anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine che ogni anno si rievoca nella cittadina d’origine dei due. Sono stata invitata insieme a Pasquale Vitagliano, uno degli autori della raccolta di racconti per intervenire ed assistere ai recital e cori preparati dagli studenti guidati da un corpo insegnante estremamente partecipe e dinamico. Ed erano tutti ben consapevoli di come Maria Teresa Regard, imprigionata a via Tasso insieme ai due caduti, abbia reso una fondamentale testimonianza al riguardo al processo contro Erich Priebke alla fine del secolo scorso. Perciò la canzone a lei dedicata non poteva trovare ascolto più partecipato, ed è stato commovente poterla condividere.
Silvia Calamandrei
Lascia un Commento