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Rete nazionale Molto+di194: per la contraccezione gratuita e consapevole

Rete nazionale Molto+di194: per la contraccezione gratuita e consapevole

In occasione della Giornata internazionale per l’aborto libero e sicuro incontro per “Non tornare indietro: molto più di 194!” indetta da Smic, Agite, Aogoi, Vita di Donna, Amica, Laiga

Martedi, 02/10/2018 - “I contraccettivi non sono annoverati tra i farmaci essenziali e quindi non sono a carico del servizio sanitario, questo significa che la prevenzione dell’aborto attraverso la contraccezione non interessa la politica nazionale, così come non interessa la rimozione degli ostacoli all’aborto sicuro”. Questo è lo stato dell’arte, oggi, dell’applicazione della 194, legge che nel 1978 ha fissato i principi di “tutela sociale della maternità e interruzione volontaria della gravidanza”.
Nella Giornata internazionale per l’aborto libero e sicuro, la Rete Nazionale Molto+di194 il 28 settembre ha tenuto alla Camera dei Deputati una conferenza il cui titolo suonava come un avviso di messa in mora: “Non tornare indietro: molto più di 194!” volta ad ottenere la contraccezione gratuita e consapevole e la libera scelta del metodo di interruzione della gravidanza.  (video)
Dopo anni di denunce per le carenze delle strutture preposte a sostenere la maternità libera e consapevole, di continue battaglie per contrastare l’aumento degli obiettori di coscienza negli ospedali, alcune associazioni (Smic, Agite, Aogoi, Vita di Donna, Amica, Laiga) da sempre impegnate sul campo hanno dato vita ad un coordinamento nazionale programmando varie iniziative allo scopo di richiamare l’attenzione su una situazione non più accettabile.
Va detto che questo incontro arriva dopo un’altra iniziativa nazionale che ha visto il Comitato per la Contraccezione Gratuita e Responsabile tra dicembre e febbraio scorsi raccogliere oltre 63.000 firme raccolte per la deospedalizzare dell’aborto farmacologico. Ma né questa petizione né l’incontro del 28 settembre ha sortito effetti da parte della Ministra.

Ci sono mancanze del Ministero della Salute, ormai storiche, ha sottolineato Marina Toschi (video), ginecologa e vicepresidente di Agite, “che non ritiene di dover considerare in Classe A la pillola contraccettiva e che pubblica nel sito istituzionale solo informazioni minime rimandando al sito della Società Italiana della Contraccezione”. Siamo praticamente di fronte ad una sorta di autocensura sul tema riproduzione "se nel periodo Lorenzin il Ministero ha pubblicato nel giugno 2018 un libretto di 44 pagine sulla Salute della donna dove non si cita mai la legge 194, né le parole contraccezione né l'aborto”. Inoltre è sorprendente che “non ci sia nessuna  raccolta ufficiale di dati sull’uso delle spirali al rame o medicate (Intra Uterine Contraception) considerati presidi sanitari e non farmaci in Italia con il risultato che nessuno sa quante IUC vengono inserite in Italia".  La questione è interessante visto che, continua Toschi, “in molti Consultori per vari motivi non si applicano le spirali (IUC). Uno prevalente è la necessaria costosa copertura assicurativa che fa si che i ginecologi evitano ciò che mettersi a rischio di problemi medico legali poichè l’introduzione di IUC è considerata un piccolo intervento chirurgico!. Del resto nessuno chiede conto ai Consultori se e quante IUC applicano. E dire che sarebbe un indicatore semplice di valutazione del Servizio Consultoriale rispetto al più efficace intervento contraccettivo reversibile che esiste. Si potrebbe anche permettere alle ostetriche l’inserimen to delle spirali, come avviene in Svezia, Francia o Tunisia invece che limitarle al semplice councelling come è oggi da noi!”. Se a tutto ciò aggiungiamo i dati riferiti alle conoscenze degli adolescenti, il quadro si fa sconsolante "secondo una rilevazione pubblicata a settembre nel sito del Ministero i giovani conoscono poco i Consultori, non usano alcun metodo contraccettivo (10%), si affidano al coito interrotto (26%) e al calcolo dei giorni fertili (11%), il 77% utilizza il preservativo e solo il 10% parla in famiglia di questi argomenti in maniera approfondita. A scuola poi non si può! Il sesso ai ragazzi lo spiega ‘you porn’".

Da parte sua Mirella Parachini, ginecologa responsabile del servizio IVG dell’Ospedale San Filippo Neri di Roma, ha sottolineato come le resistenze all’introduzione dell’aborto farmacologico siano soprattutto di natura ideologica e ha osservato l’insistenza di una banalizzazione e deformazione dei messaggi tesi al contrasto di questa pratica, che è invece largamente diffusa all’estero. È stato definito ”assordante il silenzio del governo su questa materia, che dovrebbe riguardare l’ordinaria amministrazione della salute pubblica e non interventi straordinari implicati in ‘programmi di governo’. Sono infatti le leggi esistenti a prescrivere l’accesso alla contraccezione, a promuovere la salute sessuale anche attraverso i consultori e a garantire alle donne la possibilità di abortire con il metodo più sicuro per la loro salute e sulla base della propria scelta”.

Di fronte a questo cumulo di ritardi e omissioni alcune Regioni hanno avviato percorsi autonomi che sono stati illustrati dagli interventi di Elena Castelli, funzionaria del Servizio Assistenza Territoriale della Direzione Generale Cura della persona, salute e welfare della Regione Emilia-Romagna (partita quest’anno la contraccezione gratuita per i giovani fino a 26 anni e donne da 26 a 45 anni con difficoltà economica nel post parto o nel post IVG) e di Paola Bocci, consigliera regionale PD in Lombardia (ha chiesto e ottenuto dall’Assessore al Welfare Giulio Gallera un pubblico impegno per togliere l’obbligo di ricovero ospedaliero di tre giorni per l’aborto farmacologico). Il Piemonte si è attivato e anche la Toscana con un tavolo regionale composto da consigliere e consiglieri, rappresentanti di associazioni, legali, rappresentanti delle ASL e la presidente della Commissione Pari Opportunità ha elaborato un documento, che sarà presto consegnato alla Giunta, relativo alla contraccezione gratuita per tutti e tutte e la deospedalizzazione dell'aborto farmacologico chiedendo che si possa effettuare in ambulatori convenzionati e consultori attrezzati. Intanto il Consiglio Regionale del Lazio sta preparando una proposta di legge regionale che disciplini l'adeguata applicazione della legge sull'IVG, ha fatto sapere Alessandro Capriccioli (capogruppo di +Europa Radicali). La situazione del Sud, con le sue luci (poche) e ombre (troppe) è stata sommariamente tratteggiata dalla ginecologa Carla Ciccone e la psicologa e femminista Federica di Martino, arrivata da Salerno, ha sottolineato, definendolo un "paradosso", che "in Italia non esiste una epidemiologia della contraccezione e i dati necessari a studiare i trend delll'uso degli anticoncezionali sono dedotti dalle vendite in farmacia". In questa situazione non sorprende che un terzo della popolazione non usi nessun anticoncezionale", ha ricordato il ginecologo Emilio Arisi (video), presidente della Società Medica Italiana per la Contraccezione e che l'aborto clandestino sia una pratica assai diffusa la cui entità, ha detto Giovanna Scassellati, ginecologa e responsabile UOSD IVG dell'Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma, "non si riesce neppure a misurare perchè non abbiamo un metodo di rilevazione". Del resto in assenza di politiche adeguate alla realtà, il fai da te sopperisce alla tante carenze denunciate durante il convegno anche in considerazione della facilità di reperire in rete i farmaci per indurre l'interruzione volontaria della gravidanza. 
Se le iniziative nelle regioni vanno considerate positivamente perché segnano punti avanzati, non sfugge il rischio di una eccessiva frammentazione in mancanza di una regia nazionale che possa anche costituire elemento di sollecitazione verso i territori più arretrati. È stata quindi accolta positivamente la disponibilità a “ragionare insieme di educazione sessuale, riproduzione, contraccezione e aborto” dichiarata da alcune parlamentari intervenute alla conferenza e che fanno parte della XII Commissione Permanente Affari Sociali - Giuditta Pini e Elena Carnevali (PD) e Gilda Sportiello (M5S) – tutte d’accordo sull’urgenza della gratuità della contraccezione, soprattutto per i giovani, e per il potenziamento dei Consultori pubblici e laici.

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Intervista a Marina Toschi in noidonne.org
La registrazione video dell'intera conferenza, a cura di Radio Radicale, è disponibile all'indirizzo
Per maggiori informazioni visita il sito
 



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