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Gemma Ravanello: Arancia all'alba (poesie 2015-2020)

Gemma Ravanello: Arancia all'alba (poesie 2015-2020)

Il raffinato linguaggio d'àntan nei versi di Gemma Ravanello (ed Pagine) ci trasporta nel suo mondo poetico, sorprendente ed onirico

Lunedi, 20/06/2022 - Recensione a Gemma Ravanello, Arancia all’ alba (poesie 2015-2020) Pagine, Roma, 2021. Premessa di Plinio Perilli

La traversata/ è viaggio già compiuto/ da rifare a ritroso, da affrontare/ cento volte/ e cento in più verso/ gli angoli remoti/ della nostra isola nascosta. // Il veliero salpa/ e noi, a bordo con sguardo di fanciullo al mare/ indietro remiamo/ verso i coralli/ rossi sparsi/ delle nostre antiche spiagge.

Il remo del ricordo per ritrovare la rotta… Gemma Ravanello è voce d’altri tempi, usa un linguaggio spesso d’àntan che, nell’estro lirico e sguardo al mare di sé, ha il suo fuoco d’ ispirazione più autentico. Scrittura risolta principalmente nel colore della parola ….
Timone è per Gemma la memoria, ma circolare di stagioni. Dal profondo dell’infanzia alle altre stagioni-quadro della vita, scorrono i cromatismi sonori di questa sua Arancia all’alba, in cui le stagioni, si aprono volutamente dall’ autunno all’ estate.

Tema eterno della poesia, qui il topos delle stagioni è ripreso come sentita odissea di colori, che tornano luce diversa, esperienza di sguardi in transito circolare di vita.

Un’acuta malinconia/ mi raggiunge/oggi/ in questo agosto maturo/ già d’uva/ e di sorgenti arance all’alba/ di gialle foglie all’ aria.


Questi ed altri versi sono eloquenti esempi di come proceda poeticamente la nostra autrice, che usa nel colore dell’immagine una sorta di grammatica onirica e nostalgia, viva e ricca, con note d’intuizione sul tempo che passa; ma nel vento azzurro dei sogni si ha metamorfosi. Esemplare allora la poesia Mito del fiore, dedicato all’opera di Paul Klee.
Piomba l’uccello sul fiore, fluido/ rosso lo spazio marino. / Acqua prenatale di alghe, capovolto/ riflesso di pozzanghera; cerchi/ e uno spicchio di luna fluttuanti. / Un’ eclissi con verde germoglio. //Il fiore in seme di goccia nasce/ a volgersi all’uccello; siamo/ al volo felice dell’Inizio, con l’odore/ e il sapore dell’ Ignoto. / E, dentro un delirio d’infanzia. // Mito della fanciullezza, fiore eterno/ che sempre sboccia/ in petali struggenti: apre il suo ventre/ all’illusione rigogliosa, all’intima/ poesia, coltivata a spighe bionde/ nel vento azzurro dei sogni.

Luce che ritorna infatti il giardino di ricordi e di emozioni stupite. Al riguardo testi come quelli che aprono l’ultima sezione del libro, dedicata all’estate, sentita stagione di “inquieti idilli”.

Versi d’àntan, quindi, ma da collocarsi, sul piano stilistico, nell’alveo di una resistenza della linfa lirica ed effusiva, negletta nella poesia attuale, che spesso in un’incolore cronaca del quotidiano si ritrova, oggi , il verso senza musica….
Non dunque sperimentalismi attualizzanti , ma le radici di vento e luce in una perenne ricerca d’infanzia e di colori che mutano nella palpitante pupilla che vede e sente il mondo.
Pennello verbale per uno specchio di un regnum naturae, la lingua poetica della Ravanello. Decisiva la dimensione psicologica, quindi risulta nella poetica del tempo della nostra autrice , che in questa nuova raccolta esalta la propria ricerca di essere voce nella natura, poeta dei colori del tempo della vita e delle sue emozioni.
Il verso acquista toni onirici di un ritorno, di uno sguardo a ritroso, che circolarmente ha una sua durata interiore, per dirla con Bergson e Proust.

Gemma sulla strada dei fiori dell’infanzia perduta, ma sempre luce che ritorna matura d’ombra e di echi cromatici sempre in dialogo tra pittura e creazione verbale.
Il libro dà sempre prova di questa visione delle stagioni specchio esistenziale della vita. Basterebbe considerare l’articolazione della luce decidua dell’autunno, pur colto come musica vitale. Un lungo viaggio nel tempo della vita attraverso il richiamo ai colori del profondo del cuore che ritorna.

A conclusione ancora i versi archetipici, da “La culla del Nautilus”, che dicono il viaggio a ritroso nel mare del tempo e dell’infanzia di Gemma Ravanello

Sono entrata nella conchiglia a spirale/ passando dalla camera più grande/
indietro indietro alla più piccola. Lì riposa/ l’infanzia- la camera più interna. /
L’insondabile, la più protetta nel tempo. // E giace cullata dall’acqua/ felice e innocente nel suo dondolio/ d’amore. Vi regna indisturbato/il sogno; lidi lontani e inesplorabili/ di insuperabili e surreali avventure.

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