'Echi di slittamenti (Forse) Irreversibili' (ed PuntoaCapo): poesie di cui 'i critici illuminati presto diranno tanto...'
Sono quattro decenni e più che conosco Anna Santoro, ci incontrammo la prima volta che entrambe avevamo in uscita un libro in quella fucina che è stata la casa editrice Periferia del compianto Pasquale Falco, il cui operato è stato tutt’altro che periferico; ci siamo da allora poi più volte incontrate nei nostri rispettivi percorsi di scrittura.
Mi è giunto adesso il nuovo libro di Anna “Echi di slittamenti (Forse) Irreversibili” che comprende poesie dal 217 al 2024, pubblicato da PuntoaCapo editore, direi davvero nomen omen, libro che traccia traiettorie passate e ne traccia, nel contempo, delle nuove nella lunga produzione di Anna, che è già tanto nota per la sua Storia delle Letterate italiane dell’Ottocento e del Novecento, di cui è stata la prima ideatrice ed estensora con un lungo lavoro di diversi decenni.
Di questo suo nuovo libro non dirò altro che i bagliori che questi suoi versi mi hanno comunicato, leggerlo è stato come incontrare lapilli luminosi, che pur tuttavia inducono ferite, pensieri nitidi, versi che, una volta letti, non puoi dimenticare.
“Questo struggente desiderio che / torni la terra /argilla rossa morbida/ da plasmare di nuovo” e poi, Anna, il mare più volte presente nei tuoi versi (e come poteva essere diversamente! ) tu che, pur stando a Roma da tanti anni, porti sempre Napoli con te:“prima le distese immense / il mare” e, ancora, proseguendo nella lettura dei tuoi versi il tema anima-corpo nella scrittura:“anima del mio corpo / della pelle / dei peli delle gambe / ora silenziose / dei pensieri generosi / stanchi amari / sempre presenti nelle dita che corrono sul foglio”.
Tu scrivi, Anna cara, “Presto avrò consumato/ tutte le bricioline nelle tasche e / contato a uno a uno i / fili colorati della mia matassa”.
Critici illuminati presto diranno tanto di queste poesie di Anna Santoro, io voglio qui dire che la matassa che Anna sapientemente svolge da tanto tempo, per trarne i fili della sua scrittura, in questo suo nuovo libro consente, attraverso un caleidoscopio vivissimo, di scorgere abbacinanti colori e non da meno il nero nefasto dell’oggi, il corpo degli altri, svilito, denutrito, miserie procurate, respingimenti “entra il mare tra i denti” e altri versi necessari.
“È ora di chiamare la Sibilla” – si, cara Anna, “è ora di chiamare la Sibilla, / per il suo responso e per comunicare / l’opinione che s’è fatta” – concordo con te e m’ appunto in mente questi tuoi bei versi che davvero si destinano al cuore e alla mente di moltissimi che avranno la ventura di leggere questo tuo nuovo libro.
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