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Quale diritto ha più valore?

Quale diritto ha più valore?

Obiettori. Di coscienza?/3 - Il libro di Chiara Lalli affronta il nodo dell’obiezione di coscienza

Bartolini Tiziana Lunedi, 16/04/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2012

“Il conflitto tra la richiesta del paziente e quella del medico non sarà forse sanabile, ma per non rimanere sospeso in uno spazio senza significato, deve essere risolto attribuendo un peso a ciascuna richiesta. Il paternalismo sceglie di assegnare più peso alla scelta del medico. Quale peso vogliamo scegliere noi?” Chiara Lalli si accomiata così dal lettore nel suo ‘C’è di dice no’ (Il Saggiatore, pagg 233, euro 19,00) dopo aver sezionato la parola ‘obiezione di coscienza’ nelle sue varie declinazioni. A partire da quando, pagando prezzi molto alti esclusivamente a livello personale, i primi giovani rifiutavano di fare il servizio militare. Fedele al sottotitolo -Dalla leva all’aborto. Come cambia l’obiezione di coscienza - Lalli esamina l’evoluzione (o, forse, l’involuzione?) che nei decenni ha subito il senso più profondo della parola. Il libro inizia con la descrizione di alcuni casi di obiezione alla leva militare di ragazzi che hanno pagato con il carcere il loro rifiuto di imbracciare le armi. Prima dell’approvazione della legge 230 nel 1998 lo Stato ha punito severamente gli obiettori, che hanno pagato duramente per una scelta che può considerarsi a basso impatto per la socialità. In altri termini, quei giovani recavano danno? E a chi? Stride, in questo senso, l’impatto che ha l’obiezione di coscienza praticata nel servizio sanitario pubblico da chi è pagato per prestare attività professionali di alto profilo e specializzazione. Di nuovo l’autrice parte dalla narrazione di casi drammatici: l’aborto terapeutico di Margherita e quello di Monica e il traumatico incontro con il “sistema intermittente ‘obiettori-non obiettori’, quindi nell’applicazione zoppa della 194, che prevede la costante presenza di non obiettori nei luoghi in cui la legge viene applicata”. Nel capitolo successivo, ‘Dalla parte del medico’, è una ginecologa - Paola Lopizzo - a spiegare perché è particolarmente doloroso per chi fa nascere bambini dedicare una parte della propria attività a “distruggere la vita”. È doloroso, ma nonostante la solitudine continua nella sua scelta di non obiettare. “Forse anche perché sono una donna, c’è una legge dello Stato e - per quanto a volte sia pesante - cosa succederebbe se nessuno eseguisse interruzioni di gravidanza? Se tutti fossero obiettori la legge decadrebbe…”. Dunque la possibilità che una legge dello Stato sia applicata, a tutela della salute delle donne è affidata alla buona volontà e al senso di responsabilità della singola persona. Chiara Lalli - anche con riferimenti alla legge 40, alla sperimentazione animale o alla pillola del giorno dopo - richiama quanto sancito persino nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, all’articolo 10, comma 2: “il diritto all’obiezione di coscienza è riconosciuto secondo le leggi che ne disciplinano l’esercizio” per osservare che “..ammettere il diritto all’obiezione di coscienza presuppone il definirne il dominio di esercizio nei contenuti e nelle modalità. Basta pensare alla 194 e alla 772 per incontrare un rischio di rimanere in superficie: sempre di obiezione di coscienza si parla, ma le condizioni di esercizio e contesto sono profondamente diversi”. Per la 194 il conflitto si determina nel momento in cui c’è la pretesa che “la coscienza del medico schiacci quella della donna”. Lo sbilanciamento è evidentemente a sfavore della donna, che è in una posizione subalterna al medico. “L’ultima stanza di questo labirinto …. è un cul de sac: la 194 conferisce alla donna la possibilità di richiedere un servizio e al medico la possibilità di sottrarvisi. Come se ne esce?” L’alto numero degli obiettori ha eroso abbondantemente quanto la legge ha sancito. Chiara Lalli ha scritto questo libro per affrontare il nodo: l’obiezione di coscienza e, concludendo, scrive: “Conoscere quanto accade nei corridoi degli ospedali rende difficile continuare a pensare che si possa continuare a dormire. Certo, si può sempre fare finta”.



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È OBIETTORE OLTRE IL 70% DEI GINECOLOGI. SONO CONTRO LE DONNE? ….OPPURE?


 






















• Sì, credo che sia un'espressione di profonda misoginia



15%


 



• Non sono contro le donne, probabilmente non sono interessati



2%


 



• E' nel loro diritto esercitare l'obiezione di coscienza per motivi etici o religiosi



6%


 



• Non credo che siano tutti obiettori per motivi etici o religiosi, molti non vogliono compromettere la carriera



78%


 



 


Alcune risposte arrivate al nostro sito www.noidonne.org


 


Perché sono aumentati così tanto gli obiettori di coscienza negli ospedali?


 


·          Forse in questo modo è più facile fare carriera


·         Per motivi prioritariamente di carriera: sentono e si adeguano all'aria dei tempi


·          Principalmente per ipocrisia e per ingraziarsi la dirigenza


·          Da sempre da quando c'è la legge 194 i buoni sono gli obiettori e i cattivi sono coloro che sono a fianco delle donne nella loro scelta di abortire


·          È aumentata la consapevolezza circa la dignità ed i diritti del nascituro


·          È evidente che non solo nel campo della legge 194, ma in generale c'è un attacco in corso alla sanità pubblica


·         Credo che insieme alle ragioni "economiche" alla base ci sia un utilizzo del corpo femminile come fonte di reddito e non di diritti. E forse noi donne ci siamo stancate di dover lottare "a favore" dell'aborto e vorremmo altro


·          Sotto, sotto c'è anche una profonda misoginia che li fa sentire in pace con loro stessi


 


Cosa vorresti dire loro?


 


·          Per essere coerenti non dovrebbero lavorare nel servizio pubblico


·          La scelta di abortire non è loro ma della donna che per motivi molto personali ha fatto una scelta difficile. Di questo passo il rischio è che si torni all'aborto clandestino


·          Di adoperarsi per divulgare a tutti i livelli la cultura della contraccezione e della responsabilizzazione delle donne, in particolare delle ragazze


·         Ripensateci, cercate di essere veramente laici e contemporaneamente religiosi: rispettate tutti e tutte


·          Di avere il coraggio di "metterci la faccia", ovvero di scrivere, sotto al loro nome negli ambulatori, la parola OBIETTORE


·          Che non è un diritto obiettare. Quando scegli di fare il ginecologo sai a cosa vai incontro


 


Cosa dovrebbe fare lo Stato per diminuire il numero degli obiettori?


 


·          Invertire la rotta. Riqualificare la sanità pubblica


·          Eliminare la possibilità di obiettare


·          Rendere obbligatorio per chi è di turno operare e prestare servizio mettendo da parte i propri principi. Come fanno gli avvocati d'ufficio che devono difendere i violentatori


·          Ammetterli in percentuale ridottissima. Chi avanza, va a lavorare altrove. I cittadini non pagano le tasse per la coscienza altrui, ma per avere servizi, diritti certi e trasparenti


·          L'obiezione è un diritto di carattere etico e religioso: non vedo perché lo Stato debba intervenire per diminuire tale diritto


·         Assumere, previo rilascio di dichiarazione e impegno scritti, dietro esplicita richiesta, solo ginecologi non obiettori. Menzionare quale clausola risolutiva espressa del rapporto di collaborazione la eventuale successiva obiezione di coscienza














 


 






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