Profumi, colori e sapori di un catering che più multietnico non si può

Sono dieci, con diverse provenienze geografiche e differenti bagagli culturali, tutte accomunate dalla ferma volontà di superare le condizioni di fragilità determinate anche da relazioni familiari violente. Con il progetto “Donne per le donne. Percorsi di contrasto alla precarietà femminile”, sostenuto con i fondi dell’8xMille della Chiesa Valdese e realizzato dalle coop Nuove Risposte  e Speha Fresia e dall’associazione Huesera, è arrivata la risposta alle necessità di un gruppo di donne che vivono nel V Municipio di Roma: avviarsi lungo il cammino dell’autonomia che “passa prima di tutto dall’indipendenza economica”. Durante l’incontro di presentazione dei risultati, svoltosi lo scorso 27 gennaio, a sottolineare questo elemento, centrale, del progetto è stata Marilina Valente (Huesera), che ha tenuto a sottolineare anche “la fatica per donne con vite molto difficili a seguire le attività, ma anche il forte impegno a dimostrazione della loro determinazione, un elemento che ci sollecita a continuare a seguire il gruppo anche oltre il progetto stesso pensando a qualcosa che le tenga insieme per avviare un percorso lavorativo”.

La concretezza è il tratto caratterizzante del progetto, che “abbiamo strutturato per offrire alle partecipanti gli strumenti necessari a combattere le cause dell’esclusione dal mondo del lavoro” ha spiegato Giovanna Mannarà (coop Nuove Risposte) illustrando le linee guida intorno alle quali tutte le attività si sono svolte, “abbiamo lavorato sulle tre determinanti sociali per il contrasto alla dipendenza economica: l’empowerment, cioè il potenziamento e la valorizzazione delle risorse delle donne, l’orientamento al mondo del lavoro e il trasferimento della formazione su competenze pratiche e professionali che potessero mettere a valore anche i desiderata delle donne”.

Ad entrare nel merito delle competenze professionali acquisite è stata Rosalba Epifani (coop Nuove Risposte), chef e formatrice nel campo della ristorazione. “Siamo partite dalle loro competenze e abbiamo scelto di strutturare una preparazione nell’organizzazione del catering, un settore del food che non richiede grossi investimenti e può contare su commesse già acquisite, fattore importante per persone che non possono rischiare. Accanto a cenni storici e teorici, le lezioni si sono concentrate sulle lavorazioni dei cibi e sui metodi di cottura, che nel catering sono diversi rispetto alla ristorazione perché il cibo deve essere preparato prima e trasportato; quando arriva a destinazione deve essere buono, fragrante e alla giusta temperatura. Ci siamo rese conto che le diverse provenienze delle donne (Asia, Africa, Est Europa e Italia) era una ricchezza che ci permetteva di condividere differenti conoscenze e competenze e di creare un catering multietnico, assolutamente originale e in grado di proporre, tutte insieme, tante cucine, fragranze, sapori. È una caratteristica che rappresenta un punto di forza per questo gruppo di donne, orgogliose delle proprie tradizioni”.

L’incontro del 27 gennaio è stato, in questo senso, una sorta di prova generale perfettamente riuscita grazie ad un variegato menù offerto a conclusione del pomeriggio. Sulla lunga tavola, accuratamente predisposta, una festa di colori si è offerta agli sguardi ammirati e una fantasia di profumi ha preceduto le gioiose scorribande dei palati tra Falafel di fave, Pitta con uovo e ricotta o Samosa di patate, piselli e carote al curry; impossibile dimenticare di rendere omaggio alla superbia del Mont Blanc e al fascino del Baklava con noci e pistacchi. Applausi sinceri e meritati hanno avvolto le novelle cuoche, giustamente orgogliose dei meritati diplomi ricevuti davanti ad un pubblico affettuoso e benaugurante.