Figlia di Piero, autore delle storiche sfide di Enzo Ferrari in anni post bellici, racconta la storia tutta al femminile di una pilota che ha sempre gareggiato in competizioni difficili
Decido di seguire una gara sportiva che si svolgerà in Sardegna, sulla selvaggia spiaggia di San Teodoro e mi ritrovo ospite degli amici organizzatori in un freddo bilocale di un resort, lontano dal luogo della competizione e abitato solo d’estate.
Cerco una soluzione per gli spostamenti, non facili a causa della bassa stagione, e decido di non farmi mancare la mia abituale ricca colazione.
Gli amici mi informano che avrò come vicina, nel contiguo alloggio, la nota testimonial dell’impresa agonistica.
Peccato che questo spazio rimanga chiuso, perché il custode non è stato avvisato o non ha capito, e siccome è tarda notte e siamo in un’isolata località, mi permetto di offrire il divano letto in cucina e la mia amicizia a questa elegante signora romana.
Che scopro essere una famosa sportiva, con un grande spirito di adattamento, abituata a una vita di accampamenti in posti scomodi e a avventure in deserti africani e Ande panamericane.
Rivela un self control da campionessa, un bagaglio super compact e abitudini rigorose cronometrate al secondo.
Dividiamo alloggio e colazioni come in una vacanza di adolescenti e, molto volentieri, le cedo la guida dell’auto avuta in prestito.
Avrò molto da imparare.
Sì perché lei è Prisca Taruffi, cresciuta a pane e motori e allenata a una varietà di competizioni atletiche e agonistiche dal padre Piero, icona del team Ferrari e autore dei più clamorosi successi automobilistici del dopoguerra in Italia e in America Latina.
Prisca è figlia d’arte perché suo papà Piero fu autore delle storiche sfide di Enzo Ferrari in anni post bellici dove l’Italia stava ricostruendo spazi, infrastrutture e imprese. Ingegnere esperto di meccanica ma anche di strutture sportive, progettò importanti innovazioni tecniche e contribuì allo sviluppo di svariati prototipi, tra i quali la celeberrima Rondine, considerata la prima motocicletta dell'era moderna. Fondò la Compagnia Industriale Sportiva Italiana, fu giornalista e divulgatore, precursore di invenzioni come l'Abs, collaborando allo sviluppo dei primi motori elettrici.
Un mito recentemente interpretato dall’attore americano Patrick Dempsey nel film “Ferrari” uscito nel 2023.
Come vincitore dell’ultima Mille Miglia e della Carrera Panamericana, fu così leggendario che in Mexico - Prisca racconta - gli autisti avevano la foto di Piero sul cruscotto vicino a quella della Vergine di Guadalupe. E questo è uno dei mille aneddoti che Prisca ricorda in “Doppietta e punta tacco. La mia vita con la volpe argentata” pubblicato da Minerva editore, la storia tutta al femminile di una pilota che ha sempre gareggiato, spesso come unico equipaggio di donne, in competizioni difficili per gli aspetti tecnici dei percorsi, la meccanica dei mezzi impiegati e le situazioni climatiche.
Prisca ha esordito nel Trofeo Renault 5 monomarca, nel circuito di Vallelunga progettato da suo padre e oggi a lui intitolato, per poi dedicarsi ai rally, la vera sfida degli sportivi.
Divenuta Campionessa Italiana e seconda in Europa al volante di una Ford Sierra Cosworth, ha poi gareggiato con Alfa Romeo, Lancia, Porsche e Ferrari in vari eventi come il Rally Raid, il Rally des Gazelles (Marocco), il Rally des Pharaohs, al Rally Raid Dubai Desert Classic. Ha partecipato inoltre come pilota ufficiale Ferrari alla ricostruzione della Mille Miglia al volante della mitica Ferrari 315, la stessa con cui suo padre vinse l’edizione del 1957.
Prisca ha sempre privilegiato uno stile di vita rigoroso e molte dure regole per affrontare climi difficili, condizioni di gara accidentate, e vincere non solo tappe a cronometro ma le resistenze di concorrenti maschili e l’ostilità di vari contesti culturali avversi.
In Messico è stata nominata ambasciatrice dei diritti dalla Fondazione Messico Italia per i diritti delle donne e la parità di genere.
Con Prisca e altre sportive prima di lei, ma così poche che si contano sulle dita di una mano, il mondo dell’automobilismo ha avuto rare appassionate scienziate dei motori, dell’assetto di guida sicura, delle tecnicalità delle auto, della forza fisica e mentale che le gare richiedono.
Prisca rappresenta quasi un’anomalia nel mondo della guida spesso immaginato come appannaggio di un mindset e di una gestione cognitiva che il cervello femminile - è ancora pregiudizio corrente - sembra incapace di afferrare.
In questi giorni gareggia in Messico, unico equipaggio femminile nella Mille Miglia panamericana.
Pertanto il coraggio di Prisca in decenni di competizioni, premi, partecipazioni a gare non solo in Italia ma nel mondo l’ha resa testimone e protagonista di conoscenze e abilità che sono indispensabili alla vita moderna e accompagnano la libertà della donna come sua espressione di autonomia e indipendenza.
I dati ISTAT raccontano una realtà italiana dove circa l'80% degli uomini hanno la patente contro al 60% delle donne, in genere più oneste e corrette su strada. Infatti solo il 10% delle donne supera i limiti di velocità, contro il 40% degli uomini e la percentuale degli Incidenti è significativamente più bassa. Altrettanto vero il dato che vede le donne meno coinvolte in corsi di guida sicura e negli aspetti tecnici di gestione dei mezzi sui quali spesso portano la famiglia.
Guidare è comunque un aspetto di autonomia e libertà e dalla prima donna patentata in Piemonte nel 1907, infatti, fino a ieri, c'era ancora un solo Paese al mondo nel quale era vietato alle donne guidare un'automobile, l’Arabia Saudita. Per arrivare lì al tanto atteso annuncio che permettesse alle donne di guidare ci è voluto molto tempo, tante critiche, molte attiviste incarcerate e zittite a suon di frustate per aver osato guidare per ribellione, ma anche un cambio di poltrone con il giovane principe Mohamed Bin Salman, insieme e soprattutto a un’economia che ha capito di non poter più adagiarsi sull’oro nero, anch’esso non infinito.
Prisca non teme nuove sfide e gare sempre più avventurose in compagnia dei vari copiloti, uomini e donne, con cui crea i team ma vorrebbe dedicare alle imprese di Piero, El Zorro Plateado, un docufilm per narrare la determinazione del maestro a cui si è sempre ispirata.
Un papà onesto e intraprendente che ha trasmesso a sua figlia tecnica e innovazione e anche tutti gli aspetti e i rispetti della sicurezza e del fair play agonistico.
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