'Non lo diremo a nessuno' di Samantha Mammarella, secondo classificato Premio Clara Sereni 2024, sezione Narrativa Inediti
"Non lo diremo a nessuno" di Samantha Mammarella - estratto
Si alzarono uno alla volta. Il tempo a loro disposizione era scaduto. Erano stati quasi un’ora a pensare con la penna stretta tra i denti e lo sguardo rivolto verso il soffitto scrostato, cercando di incollare un pezzo della propria vita su un foglio di carta.
L’aula era piccola, le pareti gialle, di un colore così lontano da quello del sole da fare buio sugli occhi. In fondo alla stanza la lavagna e la polvere del gesso sul pavimento. Rimasi seduta al mio posto con le braccia incrociate mentre i fogli raggiungevano uno dopo l’altro la scrivania. Alcuni detenuti mi salutarono uscendo, mentre la guardia penitenziaria apriva loro la porta di ferro. Altri invece temporeggiarono, allungando il percorso più del dovuto. Marcello era l’ultimo della fila. Continuava a guardare fuori, massaggiandosi la barba. Tra l’orecchio e la tempia teneva incastrata una matita.
Lasciò scivolare il foglio accanto agli scritti degli altri. Aveva i polpastrelli delle dita imbrattati di grigio.
“E questo?”, gli chiesi.
“È il mio modo di scrivere”, intrecciò le mani sopra la testa.
Guardai il foglio. Tra gli spazi bianchi e le zone grigie si faceva largo un pesce luna con due occhi piccoli e felici, le macchie chiare e rotonde sparse come tante lentiggini su un corpo possente, due pinne argento simmetriche e opposte, i denti fusi insieme, il corpo compresso sui fianchi in una forma ovale e buffa. Sembrava un disco argentato infilato nel mangiadischi del mare. Girava solitario, generando con i suoi movimenti piccole bolle trasparenti che gli sfioravano tutto il corpo.
Il detenuto uscì dall’aula senza salutarmi. La stanza si svuotò in fretta, ripresi il registro e i fogli dei miei allievi: avrei passato la serata a leggere le loro storie mentre Stefano riposava.
“Com’è andata la prima lezione?”, mi chiese Claudio sul corridoio.
“Ho nove storie da correggere e un disegno da interpretare”, risposi togliendo di mezzo il registro.
“Un disegno?”
“Già”.
“E di chi è?”
“Si chiama Marcello, è stato originale, no?”, posizionai il foglio in direzione dei suoi occhi.
Claudio abbozzò un sorriso. “Chi, Dalì? Sarà pure un artista”, abbassò la voce, “ma ha ammazzato il suo migliore amico come un cane”.
NOTA BIOGRAFICA
Samantha Mammarella (1979) è cresciuta a Pescara, dove vive tuttora. Alle elementari ha il suo primo colpo di fulmine letterario. A casa, in una libreria di legno verniciata di rosso e costruita da suo padre, trova “I ragazzi della Via Pál”. Accanto a quel libro ci sono i fumetti di Braccio di Ferro e del Comandante Mark, e per Samantha è subito amore. Ferenc Molnár e gli eroi di carta accendono la fiamma della sua passione per la lettura, così quella bambina comincia a viaggiare avanti e indietro sulla linea del tempo, attraversando i mondi di parole che incontra. A un certo punto, da grande, le viene in mente che le storie avrebbe potuto provare anche a scriverle per riviste letterarie e antologie. Nel 2020 vince la sezione Racconti del Premio Calvino.
SINOSSI
Un figlio intrappolato nella gabbia dell’autismo, un lavoro precario e un pugno di bollette da pagare. È questa la vita di Chiara quando inizia il suo primo giorno di lavoro nel carcere di Pescara, un luogo senza vista mare in cui insegnare scrittura autobiografica. In un’aula del penitenziario incontrerà Marcello, un omicida abile nel realizzare fumetti. In quei disegni l’insegnante scoprirà uno stimolo per suo figlio Stefano che da due anni ha smesso di parlare.
In una storia che racconta di ferite profonde che non sanno cicatrizzare, Chiara varcherà la linea d’ombra, infrangendo la legge.
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