Domenica, 24/09/2023 - “La Vespa non è solo un pezzo di ferro ondulato, ma è una sella di emozioni, di umano che gira con i capelli al vento per le vie della città”. Queste parole echeggiavano chiare, precise, nitide all’interno del museo “Piaggio” a Pontedera dove il 16 Settembre è stato presentato il libro di Paola Scarsi: La prima Vespa non si scorda mai (Erga ed).
Con tanta sorellanza e fratellanza l’autrice ha raccolto pezzi di storia per tutta l’Italia, racconti che avessero come filo rosso la due ruote più famosa nel mondo.
La Vespa viaggia rasoterra, toglie le differenze, perché tutti guardiamo il mondo dal basso, senza inalberarci, diciamo in coro noi scrittori e scrittrici venuti da ogni parte del Belpaese per rendere coeso il gruppo dei vespisti, e Paola Scarsi ci chiama proprio tutti, a uno a uno, partendo dalla bella palermitana Marcella fino ai ragazzi di Genova, io di Taranto, la giornalista Mara di Roma. Tutti che almeno una volta abbiamo viaggiato rasoterra, ad altezza d’uomo. Molto bello questo evento dato che nel 2023 la mitica Vespa 50 compie sessant’anni. Design, ingegneri, artisti, eccellenze che hanno lavorato intorno a veri e propri gioielli che anche gli americani ci hanno invidiato. Si pensi a Vacanze Romane. La Vespa porta nel mondo la nostra genialità italiana.
Una serata che ha creato amicizie anche dopo, quando i racconti si sono consolidati di fronte a un buffet eccezionale cincinnante di frizzantini o di rossi, tutto gentilmente offerto dalla Coldiretti di Pisa.
E allora le storie continuano con i ragazzi che sono partiti in Vespa da Milano per arrivare a Capo Nord, la tappa mitica per ogni motociclista. Cosa hanno trovato? Freddo e 6 gradi sotto zero se tutto andava bene, acqua, grandine ma anche casette di legno, calore di una stufa, biscotti caldi e tanta bellezza.
Poi è stata la volta dei più giovani che raccontano della Vespa come un viaggio di iniziazione. “i viaggi in sella alla mia Special mi hanno reso più adulto; e mi spingevo sempre più lontano”.
Per Marcella la sua Vespa bianca le ha fatto assaporare in tutta la sua pienezza la parola Libertà: erano gli anni 60 e lei il suo femminismo lo ha espresso così.
La vedo in Vespa, la immagino e le sue immagini mi corrispondono, e non poteva essere che così visto che la Vespa unisce i popoli. Ed è stata subito amicizia insieme a Mara.
Si avvicina sul palco un ragazzo e racconta dei suoi mesi di viaggio in Vespa per arrivare in Bangladesh e abbracciare la sua bambina adottata. Una storia che ci fa respirare a pieni polmoni Amore. Guardo un attimo la cartina per orientarmi sul luogo e mi gira già la testa a pensarci. A quante azioni eccezionali si spinge l’umano se motivato da ciò che muove il Sole e le altre stelle, e da ciò che muove le due ruote. Passioni. Il suo viaggio termina col nome della sua bambina: Katuli.
Poi arriva un papà che ha preso la sua Vespa per aiutare nell’autonomia il figlio con la sindrome di Asperger, ma la cosa più toccante che ha dichiarato è che: “questo viaggio è servito a me come padre, e ho visto mio figlio più forte, autonomo. Ma la conquista più grande è che l’ho visto felice”. Ricorda poi che la Vespa club raccoglie fondi per aiutare le famiglie con bimbi e bimbe che presentano lo spettro autistico.
Poi è arrivato il mio turno e …oplà ho portato la mia vita sul palco, il mio giro in Vespa attraverso i racconti dei miei parenti, ho raccontato il mio impegno a Taranto con Donneinfermento, le mie attività culturali per raggiungere la parità di genere. E penso che se diciamo alle nostre bambine di amare la moto, non avere paura di guidarla, renderle libere di sperimentare la libertà come facciamo con i nostri figli maschi, abbiamo fatto non la rivolta, ma la rivoluzione. Ma come è bello andare in giro con le ali sotto i piedi…
Elena Manigrasso
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