Peripli , per un progetto di sviluppo e di pace per l'area mediterranea
In corso a Procida (Conservatorio delle Orfane), fino al 9 ottobre, la sesta edizione della Summer School sul tema 'L'impresa culturale nel Mediterraneo'
Venerdi, 07/10/2011 - L'associazione culturale Peripli - Culture e Società Euromediterranee - nasce nell'intento di favorire il dialogo e la cooperazione tra le realtà che si affacciano sul Mediterraneo 'attraverso la costituzione di uno spazio di confronto permanente su tematiche afferenti i contesti socio-culturali dell'area, in una prospettiva interculturale e comparata'. E' in tale solco che si colloca la sua partecipazione all'organizzazione del nuovo appuntamento della Summer School, (Procida, 5/9 ottobre 2012).
Abbiamo intervistato la Prof.ssa Maria Donzelli, presidente del Centro Studi sulle Culture del Mediterraneo, e presidente dell'associazione (www.peripli.org) che è tra gli animatori dell'appuntamento.
Un'iniziativa culturale che giunge alla sesta edizione rappresenta un'esperienza consolidata e riconosciuta. Quali gli obiettivi raggiunti in questi anni e che ritiene di valorizzare?
La Summer School di Procida è un'iniziativa dell'Università "l'Orientale" di Napoli, voluta e organizzata dal prof. Luigi Mascilli Migliorini, cui il Centro di Studi sulle Culture del Mediterraneo dell'ateneo e l'associazione indipendente "Peripli" hanno dato e continuano a dare il loro determinante contributo. Gli obiettivi raggiunti riguardano soprattutto la pratica dell'interculturalità attraverso un'esperienza formativa rivolta a giovani qualificati provenienti dalle due rive del Mediterraneo, con la presenza di studiosi, docenti, operatori culturali provenineti anch'essi dalle due sponde. Questa esperienza è stata sempre molto fruttuosa sia per l'arricchimento delle conoscenze reciproche, sia per la formazione, sia per l'individuazione di obiettivi comuni tra docenti e studenti appartenenti a culture diverse, sia per la realizzazione di progetti interculturali tra le due sponde del Mediterraneo.
Il tema scelto quest'anno "L'impresa culturale nel Mediterraneo" sollecita l'attenzione sui legami esistenti tra la dimensione culturale e quella economica. La questione riveste particolare importanza, considerata la crisi finanziaria ed economica che ha contagiato buona parte del mondo occidentale. Che tipo di contributo può portare nello scenario internazionale una iniziativa come questa?
Il tema non è nuovo: gli organizzatori della Summer hanno scelto questo tema fin dalla prima edizione e abbiamo voluto mantenerlo perché crediamo nello stretto rapporto tra economie e culture. La dimensione culturale, spesso considerata marginale rispetto alle scelte politiche ed economiche, è in realtà centrale per uno sviluppo che promuova la crescita, il mercato basato sullo scambio reale, lo sviluppo e, cosa forse troppo spesso dimenticata, il benessere e la felicità di ogni individuo, indipendentemente dalla sua cultura di origine. Questo benessere è possibile solo nel rispetto delle diversità culturali e nella distribuzione più giusta delle ricchezze.
Oggi viviamo tempi molto duri e difficili proprio perché si è persa la finalità specifica della stessa economia: l'astrazione del mercato, per altro divenuto globale, ha messo in ombra l'economia reale fino a distruggerla proprio nella sua dimensione culturale.
L'esperienza della Summer è un piccolo tassello nello scenario internazionale, ma la politica delle piccole iniziative mirate, indipendenti, che promuovono conoscenza è oggi molto importante, Il cammino non è né facile né breve, ma va intrapreso perché va nella giusta direzione. Riuscire a portare un contributo in tale ambito e prospettiva ci sembra davvero importante.
Una sessione è dedicata al tema della trasmissione interculturale dei saperi. Quale sarà il filo conduttore?
Il filo conduttore di questa sessione è l'idea che l'interculturalità non è una teoria, ma una pratica costante, capillare, continua che muove dal riconoscimento reciproco delle parti culturali interessate e che si pone obiettivi comuni, nella consapevolezza che è proprio nella diversità dei punti di vista che è possibile raggiungere quegli obiettivi. Su questo terreno il settore della formazione gestito da docenti e studenti di varie culture, che si incontrano per la trasmissione dei saperi è sicuramente da privileggiare.
Giungere però alla realizzazione di tali progetti formativi è il risultato di un lungo lavoro che implica gli individui e le istituzioni, la volontà dei singoli e le prosettive che le istituzioni si danno nel loro progetto culturale e politico. Ritengo tuttavia che, malgrado le difficoltà, questa sia la via attraverso la quale le società civili delle due sponde del Mediterraneo possono riempire di nuovi contenuti una realtà politica ed economica che di contenuti ne ha ormai ben pochi, avendo perso quelli del passato e non avendone creati di nuovi. Bisogna reintrodurre le passioni nella gestione degli interessi...ma soprattutto bisogna costruire un progetto di sviluppo e di pace per l'area mediterranea.
Le immagini degli immigrati che, se non annegano al largo delle nostre coste, arrivano stremati in Italia ci colpiscono e il nostro Paese è diviso sull'accoglienza o il respingimento. Nel frattempo la disperazione di quelle persone continua ad essere tale da far loro accettare le terribili incognite e i rischi di viaggi lunghi e pericolosi. Quale il senso di iniziative come la Summer School da questo punto di vista?
Ogni azione nella direzione indicata ha ben presente la complessità delle realtà politiche che stanno alla base degli "orrori" ed "errori" che riguardano il nostro mare comune. Il Mediterraneo è un terreno di guerre, di vario tipo, e sta diventando un'immenso cimitero...Dobbiamo provare ad uscire dalla desolazione delle politiche, dall'astrazione del capitale finanziario, dall'idea che una parte del mondo possa dominarne un'altra, ecc.La posta in gioco è enorme, il gioco è complesso, ma non vedo altre soluzioni se non quella di provare a ricominciare dall'istruzione e dai patrimoni culturali che ciascun paese dell'area conserva in sé. Si tratta di fare rivivere questo patrimonio alla luce di nuove realtà e renderlo efficace e fruttuoso per la costruzione di scenari futuri. Inizative come la Summer, e come altre che sia le Università sia le Associazioni come "Peripli" mettono in atto, mi sembrano oggi essenziali e dovrebbero essere realmente promosse con investimenti di risorse sia umane che economiche anche dalle istituzioni.
La primavera araba è già sfiorita, secondo lei?
Spero di no! Credo che il coraggio dei popoli e soprattutto dei giovani dei paesi che stanno provando a trasformare le rivolte in rivoluzioni e poi in processi democratici, sia una ventata di speranza per tutti noi, una speranza che non dobbiamo distruggere con il nostro pessimismo dovuto spesso alla coscienza (o non coscienza...) di nostri fallimenti e incapacità. Quei popoli stanno conducendo una dura battaglia per l'affermazione di valori che la sponda nord del Mediterraneo tende a ritenere superati dalle esigenze del mercato e comunque a distruggere. Spero vivamente che quei popoli ce la facciano e penso che dovremmo sostenere e seguire con attenzione gli sviluppi di tali battaglie, traendone, forse, se ne siamo ancora capaci, lezioni utili per noi.
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