Lunedi, 27/11/2023 - E’ uscito nelle ultime settimane in libreria l’ultimo testo pubblicato in Italia da Annie Ernaux, Premio Nobel per la Letteratura 2022, uscito in Francia nel 2001.
E’ dotato di una copertina e di un frontespizio estremamente raffinati, come i libri precedenti èditi da L’Orma, sempre opera di Antonio Almeida.
“PERDERSI – SE PERDRE”, molto più pregnante e diretto il titolo in lingua originale, chiaramente, è un’opera di ripiegamento su di sé, per l’appunto, di ripensamento e, forse, di ‘recherche’.
Per stessa ammissione dell’Autrice, infatti, già nelle prime pagine una dichiarazione di intenti che la dice lunga: ‘écrire’-scrivere era/è per lei una panacea, quasi una sorta di auto-terapia, l’unica che può salvarla dal...nulla, Duras ‘docet’?.
Così, per narrare di un amore vissuto ai confini della sessualità allo stato massimo e (im)puro e per fruire ancor più di quella terapia, sceglie di esporre quella parte ‘de sa vie’, in un suo ‘diario in pubblico’ – una formula di auto-scrittura che lei ama da sempre.
“(...) Durante quel periodo, non ho scritto nulla, a parte alcuni testi che mi venivano richiesti per delle riviste. Il mio unico vero luogo di scrittura è stato il diario che, in modo irregolare, tengo fin dall’adolescenza. Era un modo per sopportare l’attesa dell’appuntamento successivo, per raddoppiare il piacere degli incontri registrando parole e testi erotici. Soprattutto, per salvare la vita, salvare dal nulla ciò che, tuttavia, gli si avvicina di più (...)”.
E poi la quasi intuibile epifanìa per chi legge da tempo la Ernaux e la conosce: il rimando subito, ben identificabile con uno dei suoi libri di qualche decennio fa, “Passione semplice – Passion simple” (uscito in Francia per Gallimard nel 1991 e tradotto e pubblicato l’anno dopo da Idolina Landolfi per Rizzoli) che mi capitò di recensire allora per un periodico di Ferrara che, per dirla con il Cric, il Coordinamento Riviste Italiane di Cultura, “Unico nel suo genere, LEGGERE DONNA, offre un panorama concreto della produzione culturale delle donne: dalla letteratura al cinema, alla musica, all’arte, al teatro”.
Ed è veramente un ‘tornare a casa’, "PERDERSI", è come riprendere piacevolmente una narrazione già nota che, ‘orfane’, avevamo dovuto abbandonare perché giunti al termine della lettura che ci propone un’imprevista e, quindi, ancor più piacevole ripresa di lettura, un nido caldo in cui immergersi ed avvolgersi, ‘ad libitum’, letteralmente e maliziosamente.
E infatti:
“(...) Dopo la sua partenza dalla Francia, ho iniziato un libro su questa passione che mi aveva attraversato e continuava a vivere in me. L’ho scritto in modo discontinuo, completato nel 1991 e pubblicato nel 1992: “Passione semplice” (...)”.
Ma per lei, l’Autrice, è invece stato un mettersi a nudo, ancor più autenticamente, se possibile, riprendendo i diari di quella passione detta con ‘tanta passione’ e crudità ancora maggiori del libro che avevan fatto scaturire.
Una cronaca chirurgica, nuda, crudele ed impietosa verso se stessa, “PERDERSI”, un’auto-analisi senza concessioni di sorta, un’obbiettività accettata (ed accettabile) al femminile e, addirittura, al maschile da parte di una vera Signora della Scrittura.
Lascia un Commento