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PAPA FRANCESCO A REBIBBIA. La lettera aperta di una detenuta, Loredana  Ferraro

PAPA FRANCESCO A REBIBBIA. La lettera aperta di una detenuta, Loredana Ferraro

Sua Santità, vogliamo innanzi tutto ringraziarLa per essere qui tra noi!...

Mercoledi, 01/04/2015 -
Il 2 aprile 2015 Papa Francesco andrà in visita nel carcere romano di Rebibbia per incontrare i detenuti e le detenute. Loredana  Ferraro  dalla sezione femminile di Rebibbia ci ha fatto arrivare questa nota rivolta al Santo Padre. Noi la pubblichiamo volentieri. 



Sua Santità,

vogliamo innanzi tutto ringraziarLa per essere qui tra noi! Questo regalo così inatteso, ma talmente bello da lasciarci senza parole, marcherà quest’anno per sempre la nostra memoria.

Anche noi potremo dire: ero separata dagli affetti, lontano dal cuore di molti, ma Papa Francesco era lì, qui con noi che credevamo di star vivendo un sogno, o forse era un sogno già diventato realtà!

Grazie… grazie!

È difficile esprimere ciò che sentiamo, le lacrime sgorgherebbero a dismisura, Lei comprenderà questa mia emozione nel farmi portavoce di noi tutte.

Come Lei è venuto a noi come il suo omonimo in tempi più lontani faceva con uomini e creature, noi vorremmo venire a Lei perché ci conosca meglio, anche se immaginiamo che il Suo cuore generoso sappia già tutto.

Papa Francesco, siamo donne, ma siamo prima di tutto madri, figlie, spose, sorelle, abbiamo ancora molto da dare, da dire e da fare.

È vero, abbiamo sbagliato!

Non cerchiamo scuse, né tantomeno medaglie; tutte abbiamo capito come è triste vedere i figli diventare grandi, perdendo tutti quegli attimi della loro esistenza che creano dei vuoti profondi e tremendi, buchi di amarezza e di solitudine per avere perso i momenti più belli di chi abbiamo messo al mondo.

Attimi irripetibili se non a costo di vivere una nuova vita!

Molte di noi lungo il cammino hanno perso il marito, si sà, il tempo è lungo da passare anche fuori e noi donne siamo più forti nell’aspettare, nel rinunciare.

Altre hanno perso la madre, un fratello, una familiare, anche un figlio… che non ce l’hanno fatta proprio più ad aspettare …. aspettare!

Tutte noi stiamo perdendo parte della nostra esistenza e il sentimento che più ci soffoca oltre impotenza, l’abbandono e la perdita della nostra identità, è la nostalgia.

Nostalgia per non poter usare i sensi che Nostro Signore ci ha donato: non possiamo accarezzare i nostri figli, non possiamo vedere orizzonti e spazi aperti, siamo circondate da suoni non sempre graditi alle nostre orecchie, non possiamo più respirare a fondo i profumi dei fiori di campo a primavera, non possiamo più nemmeno gustare pietanze familiari o la vita stessa. Insomma dobbiamo praticamente vegetare in attesa che la lenta burocrazia ci liberi finalmente.

Come facciamo a conservare la nostra identità, quando tutti i caratteri che determinano la nostra specificità di individuo sono assopiti, a volte ormai da anni?

Come dovremmo rieducarci per una vita futura, se viviamo temporalmente una vita che non si può paragonare, non avendo termini da discutere?

Abbiamo tutte seguito il Suo discorso a Strasburgo, è vero, anche per noi è importantissima la dignità, la considerazione in cui l’uomo tiene se stesso e che si traduce in un comportamento responsabile, misurato, equilibrato, e non vorremmo perderla.

Oggi siamo qui riunite vicino a Lei, Santissimo Padre, abbiamo tanta volontà di conservare la nostra dignità, e, come la volontà è il motore del mondo ed è con la volontà che l’essere umano realizza quasi tutti i suoi sogni, oggi vorremmo che ci unisse la volontà di realizzarne qualcuno, rendendo consapevoli, attraverso le Sue future parole, le altre donne come noi, ma non proprio come noi perché fuori da queste mura, quelle che sono state soggette a discriminazione, quelle che sono state svalutate a paragone di qualche uomo, quelle che in famiglia sono state relegate ad affetto meno importante perché nate donne e non maschi, vorremmo creare una catena umana, ottenendo una forza potentissima, la SOLIDARIETA’ di cui abbiamo bisogno per continuare a credere di essere ancora persone rispettabili e a superare i confini della paura.

La saggezza che è principio di tutte le altre virtù ci insegna che non si può essere felici senza essere saggi, onesti e giusti.

E questo lo abbiamo capito!

Oggi stiamo diventando sagge, domani saremo oneste, ma soprattutto giuste se conosceremo qualcuno in errore.

Nel nostro Paese e nel mondo intero tutti lottano per i propri interessi e i popoli sono allo sbando.

Lei, al contrario, è come San Francesco, per noi è il politico più attuale che ci sia, non va in Oriente per convertire sultani, ma per porre fine alle Crociate, ai massacri in nome di Dio.

Lei è lungimirante e una grande figura di pace, è una fonte infinita di esempi da seguire.

Siamo dunque felici di unirci oggi simbolicamente in un memorabile abbraccio a chi francescanamente fa del Suo Credo la frugalità, la semplicità e la povertà!

Vorremmo essere e saremo sempre con Lei, nelle Sue preghiere, nei Suoi dubbi, nei Suoi viaggi, nelle Sue speranze, nei Suoi sorrisi e nelle Sue carezze.

Vorremmo essere un cardine portante fra le cento porte che si rinchiudono dietro di noi, ma soprattutto nei discorsi tesi a restituire la dignità a chi soffre.

Siamo piene di speranze e come diceva Aristotele “La speranza è il segno di chi è sveglio!”

Dove c’è la disperazione, Lei ha portato la speranza!

Grazie, Santo Padre, grazie da tutte noi.

Loredana Ferraro

Rebibbia, 2 aprile 2015

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