Edito da La Mongolfiera,l'ultimo libro di Matilde Tortora è una raccolta di 36 racconti
Domenica, 12/05/2019 - Pane e Lapilli, il nuovo libro di Matilde Tortora edito da La Mongolfiera, prende il titolo da uno dei trentasei racconti che formano il libro, le cui protagoniste sono bambine, donne e le parole d’uso quotidiano che molte cose delle loro vite disvelano, facendone riaffiorare i "dintorni scarlatti".
"Se la rompi un'oliva, quel bordo fino ad allora tanto verde assume una coloritura rossastra; tutte le ferite hanno questo bordo, anche se a volte appena percettibile e tutti i colori contengono quest' imprevisto colore” si legge in uno di questi racconti. Le bambine, le donne che di sé tanto dicono in questi racconti, lo dicono anche con reminiscenze di latino, perfino di greco o in dialetto napoletano, un’inevitabile commistione di lingue per dire di violenze che a volte furono ritenute soft da chi le inferse, ma non da chi, bambina, o già adulta le ricevette. Questo volume contiene un percorso di tanti decenni di scrittura, potremmo dire una summa di scrittura che qui trova un punto di sintesi e d’incontro di una ininterrotta scrittura di testi in riviste importanti quali Lapis, in diverse antologie di racconti di donne, in quotidiani vari, che l’autrice ha voluto radunare tutti assieme, rendendosi conto a posteriori di avere scritto un lungo, corposo libro che si è andato componendo negli anni.
Sei di questi racconti sono stati pubblicati ad esempio nell’antologia Racconta/Due edita da la Tartaruga, curata da di Rosaria Guacci e Bruna Miorelli che a proposito di Matilde Tortora, sottolinearono “la predilizione per le simmetrie, le sequenze seriali, le figuralità geometriche e numeriche. E la necessità di una sintassi e grammatica nuova in cui ritrovare l'adesione perduta del linguaggio alle cose e, forse, un'innocenza originaria". Né manca in questi racconti un “autoritratto” che è anche quello di un’intera generazione, e per dirla con le parole della critica Carmela Fratantonio: “in queste pagine c’è pure la lepre di Dürer, con la finestrella nell’occhio”.
Quanto a dire l’avere anticipato molti temi questi racconti, è di pochi giorni fa la proposta di alcuni pubblicitari di proiettare nel prossimo futuro in cielo diverse pubblicità e che ci avvolgano tutti. Nel racconto L’Apocalisse l’autrice scrisse anni fa: “Però non è che il cielo tacesse del tutto, ché anzi il cielo di F. era perennemente ricoperto di immagini e lì nel cielo, come serials perenni, andavano in onda storie e storiacce, che grondavano sulla terra come coriandolo o stella filante di un perenne imposto carnevale… Così, come in altri tempi si sarebbe detto: "dai, smettiamo di studiare, affacciamoci a prendere una boccata d'aria", le due amiche si dicevano ad un certo momento, interrompendo lo studio: "dai, affacciamoci, a ricevere in testa un po’ di storie o storiacce".
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