Palestina Israele. Parole di donne, a cura di Alessandra Mecozzi e Gabriella Rossetti

Sabato, 15/06/2024 - Un libro unico nel panorama oggi molto fitto di saggi, di ricostruzioni storiche, di autobiografie, di romanzi e poesie sulla guerra in atto in Medioriente. Unico perché in questo libro a raccontare la guerra e il genocidio, il colonialismo subito, la dissidenza in Israele, le lotte in Palestina, l’unità oggi quasi impossibile tra palestinesi e israeliane, sono le donne. Una ricostruzione storica fa loro da cornice.
“In Palestina e Israele andiamo da anni, dicono le curatrici, per impegno, amore forse, verso un luogo, le sue abitanti, le loro vite. Tra il 2022 e il 2024 abbiamo raccolto storie di donne palestinesi che vivono in quei territori, di israeliane, meno numerose di un tempo, che gridano la necessità di un’altra Israele, e di donne italiane che sono andate là partendo da qui, per restare una settimana o 25 anni, per tradurre in concreto parole difficili come giustizia e solidarietà. Luoghi difficili, di occupate e occupanti che condividono la ricerca comune di giustizia per sé e per il mondo. Dopo il 7 ottobre le abbiamo ricercate, a volte senza più ritrovarle. Anche oggi non rinunciano al desiderio di parlare. Sono testimonianze di un legame che vuole, ostinatamente, attraversare i confini più difficili”.
Le interviste alle palestinesi datano prima del 7 ottobre: tutte lottano contro l’occupazione israeliana e al contempo contro il patriarcato, le violenze e le molestie presenti in Palestina e nelle organizzazioni Anp, Al Fatah e Hamas. C’è chi sostiene che dipende dal peso crescente dell’islam (Samar Havash) e chi (Isla Jad) ritiene che la componente islamica del nazionalismo palestinese favorisca un radicamento identitario contro la Ongizzazione e la dipendenza dall’Occidente. Le israeliane ribadiscono, anche se oggi la loro voce è silenziata, che non c’è democrazia in Israele se permane l’occupazione (Orna Akad). Alcune intervengono sulla giustizia, differente se riguarda gli israeliani o i palestinesi (Lea Tsemel) e contro la detenzione dei bambini (Moria Shlomot). E parlano anche dopo il 7 ottobre, con tutta la sofferenza e la consapevolezza politica di cui sono capaci, così come le “italiane” che sono andate là, con le loro storie del passato e la tragedia del presente.
Molto toccante Nurit Peled: “Quel che dico io, ebrea, non è mai stato detto prima e vado avanti. Denuncio il razzismo della cultura, dei libri di testo delle scuole, denuncio l’ideologia e la propaganda, la disumanizzazione del popolo palestinese”. “Mia figlia è stata uccisa solo perché israeliana da un giovane oppresso ed esasperato al punto di suicidarsi e uccidere solo perché palestinese. Entrambi sono vittime dell’occupazione israeliana in Palestina, Il loro sangue si è mescolato sulle pietre di Gerusalemme.” “Non c’è niente di ebreo nel razzismo e nella crudeltà di Israele…Oggi è il tempo della rabbia…”
Rabbia di chi rifiuta. Rifiuta di arruolarsi nell’esercito israeliano, con la conseguenza della prigione. L’ arruolamento delle donne viene strumentalizzato in nome della parità, ma “non vedo come il diritto di diventare un oppressore possa essere un atto femminista” (Sofia Orr).
Il libro è stato presentato alla Casa internazionale delle donne di Roma e sarà oggetto di iniziative in molti luoghi delle donne, a Roma e in varie città, nell’ambito della mobilitazione a sostegno delle donne palestinesi e di ripudio della guerra in atto.

Palestina Israele. Parole di donne
A cura di Alessandra Mecozzi e Gabriella Rossetti 
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